Il
cerotto digitale. Un progetto da tempo in cantiere, una soluzione che
sembra sempre più probabile, soprattutto alla luce delle recenti ricerche del
Colosso di Mountain View, che ha acquisito ormai da due anni la divisione
mobile di Motorola. Le aziende stanno puntando nelle cosiddette Biostamp, dei
cerotti trasparenti con dei circuiti elettronici che si collegano senza fili
allo smartphone. Lo scorso Maggio, Regina Dugan, SVP ed ATAP in Motorola
Mobility, ha offerto una breve dimostrazione di
questi cerotti: bastava avvicinare il cellulare al corpo per sbloccarlo, senza
toccare nulla. Il
7 Novembre però, il progetto sembra aver preso una nuova dimensione. Nella
giornata di ieri, infatti, Motorola ha depositato una richiesta di brevetto all'USPTO per
un tatuaggio elettronico che si connette ai dispositivi mobili. Definito
genericamente “Coupling An Electronic Skin Tattoo To A Mobile Communication
Device”, si tratta di un oggetto non ben precisato, una sorta di tatuaggio
dotato di microfono, ricetrasmettitore ed alimentazione.
Roba da cyborg. Veri e
propri innesti cibernetici quindi, che darebbero vita ad un mondo di tecnologia
integrata nel nostro corpo, a discapito della nuova -ed ancora acerba- wearable
technology: la tecnologia indossabile di cui fanno parte i recenti smartwatch e
gli attesi Google Glass.
Leggendo
la descrizione del produttore statunitense, si nota come il sistema non sia
dotato di un vero e proprio microfono ma di un particolare sensore che riceve
il flusso audio direttamente dalla gola (cattura le vibrazioni della laringe,
così da ridurre del tutto i rumori ambientali), lo decodifica e poi lo invia
sotto forma di suono al telefono o al tablet tramite Bluetooth o NFC. Si parla
quindi senza muovere la bocca, semplicemente pronunciando le parole ma senza
emettere alcun suono.
Anche
per gli animali. Il brevetto afferma come il tatuaggio potrebbe
essere applicato anche agli animali, lasciandoci sicuramente perplessi circa le
vere intenzioni di Motorola.
Tuttavia,
parlandosi genericamente di gola, suoni e rumori, nulla esclude che altre
specie oltre alla nostra possano beneficiare della nuova tecnologia.
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