Fonte:
Promiseland
I
delfinari dell’Unione Europea, inclusi quelli nazionali, non ottemperano alle
disposizioni della Direttiva Zoo 1999/22/CE relativa alla custodia degli
animali selvatici nei giardini zoologici: con questa motivazione LAV e Marevivo
sollecitano la Commissione Europea ad avviare una procedura d’infrazione nei
confronti del nostro Governo.
A
supporto di questa richiesta, lo scorso 5 Novembre LAV e Marevivo, in Senato,
presso la sala Caduti di Nassirya, hanno presentato alla stampa un dettagliato
Rapporto sulle gravi violazioni nei delfinari dell’Unione Europea, dove
attualmente vi sono 34 delfinari, con 305 cetacei, fra delfini e focene; in
tutto sono 15 gli Stati Membri che ancora tengono cetacei in cattività. Il
Rapporto è stato elaborato dalla Whale and Dolphin Conservation in
collaborazione con Born Free Foundation, ENDCAP, LAV e Marevivo.
Come si evince dai risultati dell’analisi, gli Stati Membri dell’UE e i delfinari ai quali essi rilasciano licenze non soddisfano i requisiti della Direttiva Zoo. In particolare, gli Stati Membri, tra i quali l’Italia, vengono meno al loro obbligo di:
·
assicurare che gli zoo partecipino ad attività di conservazione delle specie
·
promuovere l’educazione e la sensibilizzazione del pubblico
·
offrire agli animali ambienti in grado di soddisfare le loro esigenze
biologiche e di conservazione (gli arricchimenti ambientali specie-specifico
sono un requisito-chiave della Direttiva 1999/22/CE, eppure largamente
disatteso).
Tutti
i delfinari esaminati, inclusi quelli Italiani – Delfinario di Rimini (i cui
delfini sono stati recentemente sottoposti a sequestro preventivo, mentre il
Ministero dell’Ambiente ha negato la licenza alla struttura), Oltremare di
Riccione, Zoomarine Roma, Fasanolandia, Gardaland, che però ha successivamente
chiuso il delfinario – danno uno scarso contributo alla conservazione della
diversità biologica. Decessi prematuri e basso successo riproduttivo hanno reso
insostenibile la conservazione ex situ della popolazione di delfini tursiopi (i
Tursiops truncatus sono la specie normalmente utilizzata nei delfinari per la
sua intelligenza) e nessuno degli attuali delfinari dell’UE ha effettuato reinserimenti
nell’ambiente naturale.
“Sollecitiamo
il Ministro dell’Ambiente al pieno rispetto della Direttiva 1999/22/CE, seppure
tardivo, e la Commissione UE a mettere in atto ogni intervento per garantire il
rigoroso rispetto di tale normativa: ogni giorno vengono traditi gli importanti
obblighi di conservazione di queste specie, di informazione e sensibilizzazione
del pubblico – affermano LAV e Marevivo. Le attività dei quattro delfinari
italiani sono oggetto di due interrogazioni al Ministro, presentate alla Camera
da Michela Vittoria Brambilla (Pdl) e al Senato da Loredana De Petris (Sel),
che attendono una decisione urgente. In Italia, infatti, i delfinari non hanno
alcuna funzione educativa né scientifica o di conservazione della specie,
ovvero non rispettano queste caratteristiche obbligatorie per legge, facendo
invece spettacolo: un inganno inaccettabile”.
Tutti i delfinari UE, eccetto uno (la Bulgaria, dove i delfinari ricadono nel campo di applicazione delle norme in materia di circhi e rappresentazioni teatrali), dovrebbero essere muniti di licenza e regolamentati come “giardino zoologico” (in base alla definizione riportata nella Direttiva 1999/22/CE) e sono quindi tenuti a partecipare ad attività di conservazione, ricerca e divulgazione al pubblico che possono generare benefici per la conservazione della specie. In Italia solo due strutture su cinque sono munite di licenza.
Cinque
Stati Membri (Belgio, Finlandia, Italia, Polonia e Regno Unito) hanno previsto
requisiti specifici per il mantenimento in cattività dei cetacei. Tre Stati
Membri – Croazia, Cipro e Slovenia – vietano il mantenimento di cetacei in
cattività a fini commerciali.
La
maggior parte dei delfinari analizzati mostra scarso impegno nelle attività di
divulgazione al pubblico. Su 13 delfinari solo 4 disponevano di cartelli
informativi sulle specie di cetacei esposte.
Su
18 spettacoli analizzati presso 17 delfinari di 10 Stati Membri dell’UE, solo
il 12% in media ha fornito informazioni sulla biologia e sul comportamento dei
cetacei esibiti, mentre 2 spettacoli non hanno fornito alcuna informazione del
genere.
Su
18 spettacoli, 17 non hanno informato il pubblico sulle zone di distribuzione
in natura delle specie custodite, mentre 8 non hanno precisato che i delfini
sono mammiferi e nessuno dei 18 spettacoli ha fatto riferimento allo stato di
conservazione delle specie.
Fra
i 34 delfinari considerati nel presente Rapporto, soltanto 14 promuovono
attivamente, sui loro siti internet, la loro partecipazione a ricerche sui
cetacei.
Nessuno
dei cetacei tenuti in cattività nell’UE ha la libertà di esprimere un
comportamento normale, un principio-guida per il benessere degli animali. Fra i
cetacei tenuti in cattività, sono comuni situazioni di stress e comportamenti
stereotipati.
Trentadue
delfinari dell’UE organizzano regolarmente, a pagamento, dimostrazioni o
spettacoli di cetacei destinati al pubblico, spesso con accompagnamento
musicale ad alto volume. Durante questi spettacoli, gli animali svolgono una
serie di giochi e acrobazie e mostrano atteggiamenti innaturali. Questo tipo di
dimostrazioni e l'uso di musica ad alto volume in prossimità degli animali sono
scoraggiati dalla European Association of Aquatic Mammals.
Venti
delfinari offrono ai visitatori l’opportunità di avvicinarsi ai cetacei, ad esempio
per scattare foto, nuotare con i delfini o praticare la delfinoterapia. Il
contatto diretto fra il pubblico e i cetacei in cattività espone entrambi a
notevoli rischi di contrarre malattie o riportare infortuni.
Il Rapporto conferma che i tassi di sopravvivenza dei cetacei tenuti in cattività sono inferiori a quelli che si riscontrano in natura e sono state espresse preoccupazioni sia per la mortalità dei piccoli sia per il numero di delfini maschi disponibili per la riproduzione in cattività, con possibili implicazioni per la futura crescita della popolazione in cattività. In alcune parti del mondo, sono tuttora in corso catture dall’ambiente naturale per alimentare la discutibile “industria” mondiale dei delfinari.
Se
il numero dei delfinari dell’UE resterà inalterato o aumenterà, potranno
rendersi necessarie ulteriori importazioni di delfini prelevati dall’ambiente
naturale. Tali catture possono costituire, peraltro, una grave minaccia per le
popolazioni di cetacei che vivono in natura.
I
dati commerciali indicano che, fra il 1979 e il 2008, sono stati importati 285
cetacei vivi nell’UE, nonostante il divieto di cui al Regolamento (CE) n.338/97
(CITES) sull’importazione di cetacei nell’UE a fini prevalentemente
commerciali.
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