martedì 19 novembre 2013

La foglia di fico della conservazione

 
Fonte: Promiseland

I delfinari dell’Unione Europea, inclusi quelli nazionali, non ottemperano alle disposizioni della Direttiva Zoo 1999/22/CE relativa alla custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici: con questa motivazione LAV e Marevivo sollecitano la Commissione Europea ad avviare una procedura d’infrazione nei confronti del nostro Governo.
A supporto di questa richiesta, lo scorso 5 Novembre LAV e Marevivo, in Senato, presso la sala Caduti di Nassirya, hanno presentato alla stampa un dettagliato Rapporto sulle gravi violazioni nei delfinari dell’Unione Europea, dove attualmente vi sono 34 delfinari, con 305 cetacei, fra delfini e focene; in tutto sono 15 gli Stati Membri che ancora tengono cetacei in cattività. Il Rapporto è stato elaborato dalla Whale and Dolphin Conservation in collaborazione con Born Free Foundation, ENDCAP, LAV e Marevivo.

Come si evince dai risultati dell’analisi, gli Stati Membri dell’UE e i delfinari ai quali essi rilasciano licenze non soddisfano i requisiti della Direttiva Zoo. In particolare, gli Stati Membri, tra i quali l’Italia, vengono meno al loro obbligo di:

· assicurare che gli zoo partecipino ad attività di conservazione delle specie

· promuovere l’educazione e la sensibilizzazione del pubblico

· offrire agli animali ambienti in grado di soddisfare le loro esigenze biologiche e di conservazione (gli arricchimenti ambientali specie-specifico sono un requisito-chiave della Direttiva 1999/22/CE, eppure largamente disatteso).

Tutti i delfinari esaminati, inclusi quelli Italiani – Delfinario di Rimini (i cui delfini sono stati recentemente sottoposti a sequestro preventivo, mentre il Ministero dell’Ambiente ha negato la licenza alla struttura), Oltremare di Riccione, Zoomarine Roma, Fasanolandia, Gardaland, che però ha successivamente chiuso il delfinario – danno uno scarso contributo alla conservazione della diversità biologica. Decessi prematuri e basso successo riproduttivo hanno reso insostenibile la conservazione ex situ della popolazione di delfini tursiopi (i Tursiops truncatus sono la specie normalmente utilizzata nei delfinari per la sua intelligenza) e nessuno degli attuali delfinari dell’UE ha effettuato reinserimenti nell’ambiente naturale.

“Sollecitiamo il Ministro dell’Ambiente al pieno rispetto della Direttiva 1999/22/CE, seppure tardivo, e la Commissione UE a mettere in atto ogni intervento per garantire il rigoroso rispetto di tale normativa: ogni giorno vengono traditi gli importanti obblighi di conservazione di queste specie, di informazione e sensibilizzazione del pubblico – affermano LAV e Marevivo. Le attività dei quattro delfinari italiani sono oggetto di due interrogazioni al Ministro, presentate alla Camera da Michela Vittoria Brambilla (Pdl) e al Senato da Loredana De Petris (Sel), che attendono una decisione urgente. In Italia, infatti, i delfinari non hanno alcuna funzione educativa né scientifica o di conservazione della specie, ovvero non rispettano queste caratteristiche obbligatorie per legge, facendo invece spettacolo: un inganno inaccettabile”.
                                                                                                                                                                 
Tutti i delfinari UE, eccetto uno (la Bulgaria, dove i delfinari ricadono nel campo di applicazione delle norme in materia di circhi e rappresentazioni teatrali), dovrebbero essere muniti di licenza e regolamentati come “giardino zoologico” (in base alla definizione riportata nella Direttiva 1999/22/CE) e sono quindi tenuti a partecipare ad attività di conservazione, ricerca e divulgazione al pubblico che possono generare benefici per la conservazione della specie. In Italia solo due strutture su cinque sono munite di licenza.

Cinque Stati Membri (Belgio, Finlandia, Italia, Polonia e Regno Unito) hanno previsto requisiti specifici per il mantenimento in cattività dei cetacei. Tre Stati Membri – Croazia, Cipro e Slovenia – vietano il mantenimento di cetacei in cattività a fini commerciali.

La maggior parte dei delfinari analizzati mostra scarso impegno nelle attività di divulgazione al pubblico. Su 13 delfinari solo 4 disponevano di cartelli informativi sulle specie di cetacei esposte.

Su 18 spettacoli analizzati presso 17 delfinari di 10 Stati Membri dell’UE, solo il 12% in media ha fornito informazioni sulla biologia e sul comportamento dei cetacei esibiti, mentre 2 spettacoli non hanno fornito alcuna informazione del genere.

Su 18 spettacoli, 17 non hanno informato il pubblico sulle zone di distribuzione in natura delle specie custodite, mentre 8 non hanno precisato che i delfini sono mammiferi e nessuno dei 18 spettacoli ha fatto riferimento allo stato di conservazione delle specie.

Fra i 34 delfinari considerati nel presente Rapporto, soltanto 14 promuovono attivamente, sui loro siti internet, la loro partecipazione a ricerche sui cetacei.

Nessuno dei cetacei tenuti in cattività nell’UE ha la libertà di esprimere un comportamento normale, un principio-guida per il benessere degli animali. Fra i cetacei tenuti in cattività, sono comuni situazioni di stress e comportamenti stereotipati.

Trentadue delfinari dell’UE organizzano regolarmente, a pagamento, dimostrazioni o spettacoli di cetacei destinati al pubblico, spesso con accompagnamento musicale ad alto volume. Durante questi spettacoli, gli animali svolgono una serie di giochi e acrobazie e mostrano atteggiamenti innaturali. Questo tipo di dimostrazioni e l'uso di musica ad alto volume in prossimità degli animali sono scoraggiati dalla European Association of Aquatic Mammals.

Venti delfinari offrono ai visitatori l’opportunità di avvicinarsi ai cetacei, ad esempio per scattare foto, nuotare con i delfini o praticare la delfinoterapia. Il contatto diretto fra il pubblico e i cetacei in cattività espone entrambi a notevoli rischi di contrarre malattie o riportare infortuni.
                                                                                                                                                                  
Il Rapporto conferma che i tassi di sopravvivenza dei cetacei tenuti in cattività sono inferiori a quelli che si riscontrano in natura e sono state espresse preoccupazioni sia per la mortalità dei piccoli sia per il numero di delfini maschi disponibili per la riproduzione in cattività, con possibili implicazioni per la futura crescita della popolazione in cattività. In alcune parti del mondo, sono tuttora in corso catture dall’ambiente naturale per alimentare la discutibile “industria” mondiale dei delfinari.

Se il numero dei delfinari dell’UE resterà inalterato o aumenterà, potranno rendersi necessarie ulteriori importazioni di delfini prelevati dall’ambiente naturale. Tali catture possono costituire, peraltro, una grave minaccia per le popolazioni di cetacei che vivono in natura.

I dati commerciali indicano che, fra il 1979 e il 2008, sono stati importati 285 cetacei vivi nell’UE, nonostante il divieto di cui al Regolamento (CE) n.338/97 (CITES) sull’importazione di cetacei nell’UE a fini prevalentemente commerciali.

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