mercoledì 13 novembre 2013

Mitragliare gli scafisti

 
Fonte: L’Officina

Testo di Paolo Danieli

 
In Africa vive un miliardo di persone. Due terzi in condizioni di miseria. Analizzarne le cause sarebbe la prima operazione da fare se si vuol risolvere quella situazione, ma ciò non viene fatto e con irresponsabile superficialità si preferisce occuparsi solo delle conseguenze. Inutilmente. Come qualsiasi altro problema, se non lo si affronta alla radice, è impossibile risolverlo.
Eppure non sarebbe così difficile. Basterebbe essere liberi di ragionare fuori degli schemi imposti dal politicamente corretto. Basterebbe poter chiamare le cose col loro nome, rivedere i giudizi storici sul passato, scrollarsi di dosso la polvere di decenni di propaganda mondialista per capire che la tragedia dell’Africa è iniziata quando le nazioni europee hanno cessato di occuparsene.


Cioè dopo la seconda guerra mondiale, vinta, oltre che da Usa e Urss, anche da Inghilterra e Francia che erano le maggiori potenze coloniali e che con la guerra vittoriosa hanno perso tutto! Non è strano? Nel corso della storia i vincitori hanno sempre allargato i loro possessi, mai ne sono stati spoliati!

In realtà, come si può evincere dagli accadimenti successivi, la guerra è stata vinta da potentati finanziari che, loro sì, si sono avvantaggiati. Utilizzando parole come libertà, indipendenza, progresso, democrazia, hanno determinato la decolonizzazione e si sono impossessati loro dell’Africa. Solo che a differenza delle potenze coloniali che pur sfruttandola qualcosa avevano fatto in termini di opere ed istruzione, essi l'hanno solo sfruttata. Alla decolonizzazione è seguito il saccheggio sistematico delle risorse naturali, la monocoltura e l’imposizione di modelli economici e sociali che hanno messo in ginocchio quel continente. Nel contempo al governo di molti stati africani sono state imposte autentiche bande di delinquenti che pensano solo ad arricchirsi. Non importa se il popolo muore di fame, se masse crescenti di disperati continueranno ad affluire sulle nostre coste in cerca di cibo.

Ma, si obbietterà, che cosa ci possiamo fare? Bisogna pure affrontare l’emergenza, visto che a migliaia continuano incessantemente ad arrivare! E’ vero. Ma nulla ci impedisce di affrontare l’emergenza e pensare contemporaneamente. E se da un lato la soluzione sta nel ricreare un nuovo rapporto fra Europa e Africa, svincolato dalle logiche imposte dalla speculazione internazionale, dall’altro, per interrompere gli sbarchi basta poco. Si soccorrano giustamente i poveracci che arrivano sui barconi, ma poi, una volta messi in salvo bambini, donne e uomini, che si mitraglino gli scafisti mentre se ne tornano a casa. Ripetere il trattamento due, tre o quattro volte. Poi non sarà più necessario: non arriverà più nessuno per il semplice fatto che il gioco non vale la candela.

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