Era
il lago dei cercatori d'oro, nel cuore della Sardegna. Adesso le sue acque
uccidono, le piante e anche gli animali. Della miniera di Furtei non rimane che
il ricordo di quel grosso calice d'oro donato a Papa Benedetto XVI che ha fatto
ricchi soltanto gli australiani, e agli abitanti della zona non è rimasto che
il disastro ambientale di un lago di cianuro.
La
Sardinia Gold Mining, controllata dalla canadese Buffalo Gold Idt, partecipata
dalla Regione Sardegna e presieduta dal 2001 al 2003 dall'attuale governatore
Ugo Cappellacci, ha interrotto l'attività nel 2009, l'anno successivo ha
portato i libri in tribunale. Fallimento, operai licenziati, e delle bonifiche
non si è occupato più nessuno.
LA
DIFESA DI CAPPELLACCI E il lago dei veleni è diventato sempre più grande.
Cappellacci, dinanzi alle interrogazioni dell'opposizione, ha fatto sapere che
è stata già effettuata la prima caratterizzazione del suolo e che sono state
sottoscritte due convenzioni per quasi 7 milioni di euro per un impianto di
depurazione delle acque acide, cui si aggiungono 9 milioni già stanziati per la
successiva bonifica integrale.
Ma
per ora al lago dell'orrore ci si avvicina solo con la mascherina. I rubinetti
di scarico sono sempre aperti, gettano mercurio, ferro, piombo, cadmio, zolfo:
quando il sole riscalda l'acqua si formano grosse zolle blu, altrimenti è tutto
color oro. Ma a Furtei non c'è più niente di buono.
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