Fonte: Messaggero Veneto
PORDENONE.
Si era fatto fotografare davanti alla basilica di San Pietro con la bandiera di
Al Qaeda, una sfida aperta al Vaticano, alla Chiesa, al Papa. Barba lunga e
tunica, accento italo-americano, era stato accolto come una star al centro
islamico di Pordenone, per due volte nel 2012. E’ il ventinovenne Robert Musa
Cerantonio, ritenuto uno dei più influenti e dunque pericolosi imam itineranti,
sorvegliati dall’intelligence di tutta Europa.
Si
dedica al proselitismo, anche via Internet, tenendo conferenze e sermoni, con
alle spalle il vessillo nero dell’Is, sollecitando i partecipanti a unirsi ai
terroristi. Al suo arrivo nella Destra Tagliamento era già ritenuto un «quotato
predicatore della jihad». Ma chi ha assistito al suo sermone, pronunciato in
italiano, giura che «non ha mai parlato di jihad con la nostra comunità». La
sua pagina Facebook è tra le più seguite dai circoli della guerra santa, in tv è
una star. All’inizio dell’estate scorsa sosteneva di essere nello stato
islamico dell’Irak della Siria, da dove avrebbe twittato: «Grazie ad Allah
sono arrivato nella terra del Califfato». In risposta «all’appello del califfo
Abu Bakr Al-Baghdadi (sopra a sinistra) che invitava da tutto il mondo i predicatori e gli esperti
islamici nei campi militare, sanitario, ingegneristico e amministrativo a
unirsi alla causa dopo l’avanzata su Bagdad».
Infanzia
e adolescenza cattolica, a 17 anni, dopo una visita in Vaticano e alla Cappella
Sistina, cominciò il percorso di conversione all’islam. In rete inneggia a
colpire il simbolo della cristianità: «La bandiera nera del Tawhid sventola
davanti al Vaticano... se Allah vuole distruggeremo il Vaticano sulla testa
della sua gente». Di
figure come questa si fa forte il Califfato islamico di Abu Bakr Al Baghdadi.
Gli investigatori dell’Antiterrorismo hanno una lista nera di dodici
predicatori erranti, transitati nel nord Italia, due di questi anche nella
Destra Tagliamento. Oltre a Musa Cerantonio – arrestato il 10 luglio 2014 nelle
Filippine –, un altro imam controverso, estremista e wahabita, il bosniaco
Bilal Bosnic (sopra a destra) aveva fatto tappa nel centro islamico della Comina nel giugno
2013. E’ finito in carcere, in Kosovo, nell’agosto 2014. A la Repubblica aveva
detto: «Noi prenderemo il Vaticano».
«Non
fecero alcun riferimento estremista, furono interventi ordinari, in italiano,
prettamente coranici», ripetono come un mantra i musulmani pordenonesi. Perché,
allora, sono stati invitati coloro che vengono considerati estremisti? La
risposta: «Per un momento “destrutturate” il vostro pensiero. I cattolici hanno
una religione “gerarchica”, gli islamici no». Fatto sta che foto e trascorsi
paiono stridere con tutta questa paventata moderazione.
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