La terza via di Luca Nali

Tra il subire passivamente, facendosi prendere dalla disperazione, le multe che stanno piovendo sui cittadini spaventati e confusi, e ipotizzare rivolte armate che porterebbero alla sconfitta dei rivoltosi, per la disparità delle forze in gioco, c’è la terza via della disobbedienza gandhiana. Lo spiega un videoblogger di cui abbiamo fatto recentemente la conoscenza, Luca Nali. Si dichiara “facilitatore vibrazionale”, ovvero uno di quei lavori moderni, nati nell’ambito della psicologia di confine, se così posso esprimermi, che ha nel “Transurfing” di Vadim Zeland la sua base teorica. Poiché di tale metodo non so praticamente nulla, benché in casa abbia alcuni libri dello Zeland, mai letti, non mi addentrerò in quella che è la professione di Luca Nali, ma mi limiterò a dire che secondo lui sarebbe folle scendere in piazza per protestare, in questo periodo, a meno che l’ex generale Pappalardo non possa garantire che i manifestanti non vengano massacrati di botte. 


Ma Nali dice che se non si può creare assembramenti protestando, si può e si deve viceversa disobbedire alle assurde imposizioni della nascente dittatura. Per esempio, girando con una sciarpetta al collo e tirandola sulla bocca tutte le volte che passa la pattuglia delle forze dell’ordine. Io personalmente, questo comportamento, lo trovo un pochino da vigliacchi, ma potrei ripensarci. Tutto dipenderà da come mi tratteranno gli sbirri la prossima volta che, uscendo senza mascherina di casa come sono abituato a fare, mi fermeranno, perché prima o poi succederà. Se dovessero convincermi con le maniere che gli sono abituali, riempiendomi di botte, forse anch’io, da anarchico, diventerei magicamente un pacifista gandhiano. E girerò con una sciarpetta.