Proprio stamattina sono venuto a sapere che in Friuli sono stati avvistati i castori e la mia morosa mi ha confermato che anche in Svizzera li hanno visti. E allora, voglio affrontare il tema delle specie esotiche, dagli zoologi definite “aliene” e di quelle che un tempo erano comuni ma che l’ingordigia o la semplice malvagità degli esseri umani ne ha decretato l’estinzione o la drastica riduzione numerica. Il tema è assurto alla ribalta delle cronache con la morte di Andrea Papi e ha visto un troglodita di nome Maurizio Fugatti protagonista di quella becera mentalità che pone l’uomo al centro dell’universo, una mentalità arrogante che ha nei cacciatori, nei pescatori, nei contadini e nella maggior parte degli altri umanoidi, l’humus su cui attecchire, il serbatoio di coltura, oltre che di voti. Una mentalità oscena che ha molti sponsor, dal giornalista allo zoologo, dall’amministratore comunale, al letterato. E proprio di quest’ultima categoria voglio portare un esempio. La Newton Compton Editori ha commissionato ad Angelo Floramo, un intellettuale friulano, la realizzazione di una guida del Friuli insolito, e io qui mi vedo costretto mio malgrado a farne pubblicità, perché nel capitolo dedicato alle antiche osterie, c’è l’apologia della trattoria “Da Vico”, di Caporiacco. E anche qui, mio malgrado, mi vedo costretto a fare pubblicità a tale distributore di cadaveri. Alla pagina 131 del suddetto libro, il dottor Floramo scrive quanto segue:
"In genere, i gamberi di fiume li si recuperava in una maniera bislacca, che oggi inorridirebbe chiunque facendo passare immediatamente ogni appetito, ma tranquilli, non si utilizzano più gli stessi metodi di un tempo (per fortuna!): la carcassa di un gatto (andava bene anche un tasso, un ghiro, una nutria) veniva immersa sul fondale in una rete. In poche ore decine di crostacei la ricoprivano per cibarsi delle sue carni. Bastava ritirare per tempo il prezioso “raccolto” e il gioco era fatto. Serviva davvero poco per renderli saporiti: qualche ciuffo di prezzemolo, due spicchi di aglio, un po’ di foglie di basilico, un bicchiere di vino bianco e una presa appena di maggiorana”.
Dunque, ho sempre saputo che i gamberi di fiume sono diventati rarissimi in Friuli, e in genere anche nel resto d’Italia. Ora leggo che in un ristorante di Caporiacco, tra Fagagna e Colloredo di Mont’albano, sono tuttora presenti nel menù, come se niente fosse. Mi piacerebbe sapere dove li vanno a prendere, se se li fanno spedire dalla Cina o da qualche altro posto. Se sono di allevamento e dove si trovano tali allevamenti. O forse li catturano direttamente nei corsi d’acqua della zona? In tal caso, come fanno a riprodursi così in fretta da accontentare i buongustai che frequentano il ristorante? Di sicuro, in quella trattoria io non metterò mai piede. E il dottor Floramo ne tesse pure gli elogi!
Ma, come dicevo, ci sono altri complici, oltre ai ristoratori e agli eruditi che li esaltano. Ci sono pure gli zoologi, che io chiamo anche naturalisti accademici, i quali spesso parlano di specie “aliene”, sostenuti anche dagli ambientalisti del WWF, e tutti loro chiedono senza mezzi termini l’eradicazione degli stranieri. Usano proprio questa parola, eradicazione, perché sterminio pareva brutto. Zoologi e ambientalisti puntano il dito contro la nutria, lo scoiattolo grigio e, non ultimo, il gambero killer della Luisiana. Recentissimamente, è entrato a far parte della Lista nera anche il granchio blu, che però riguarda l’ambiente marino e danneggia i pescatori di vongole. Gli altri, hanno secondo questi antropocentrici giustizieri, le loro colpe: la nutria corrode gli argini dei fiumi, lo scoiattolo grigio va a soppiantare quello rosso, mentre il gambero americano, più vorace, occupa gli stessi biotopi di quello nostrano, spodestandolo.
Allora, io dico: se ambientalisti e zoologi hanno tanto a cuore le sorti del gambero di fiume, più volte denunciato come in pericolo d’estinzione, perché non obbligano il ristoratore di Caporiacco a togliere dal menù quel preciso crostaceo? Non hanno abbastanza potere contrattuale per opporsi a un semplice oste? E i forestali, i guardia caccia, cosa dicono in proposito? Posso capire personaggi legati al mondo della politica, che raschiano voti presso la parte più ignorante della popolazione, ma un professore di scienze naturali, che ha il suo stipendio fisso, cos’ha da perdere? Quali sono le ragioni che portano tutti quei dottoroni, sempre pronti a schernire gli animalisti, ad adottare comportamenti omertosi, quando vedono che i loro “protetti” vengono addirittura mangiati nei ristoranti? E’ un po’ come per la carne d’orso, offerta come pietanza da una trattoria friulana ai confini con la Slovenia, e che si trincera dietro la certificazione di provenienza legale della carne. Anche quel deficiente di Cruciani è andato, di proposito, a mangiarla, ennesima sua provocazione nei confronti degli animalisti. E con tale squinternato provocatore abbiamo chiuso il cerchio, in quanto sedicente giornalista radiofonico. In finale: biasimo per lo scrittore Floramo, per il politico Fugatti, per l’accademico di turno (ne avevo uno su Facebook ma mi ha bannato) e per il presunto giornalista Cruciani. Gentaglia ipocrita e ingorda!
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