Testo di Roberto Maria Sassone
Prostituti e prostitute siedono sui banchi del potere,
creature senza forma, viscide e striscianti,
abili soltanto nella mimica insolente,
maestri nello stracciarsi le vesti
con l'ipocrita espressione dello scandalo
dipinta sul volto.
Giornalisti, compiacenti, conduttori che sbavano,
improbabili opinionisti, imbarazzanti esperti,
grufolano nel cortile e nelle stalle
compiaciuti di scampoli di potere
che il padrone dall’alto gli concede.
Ogni tanto qualche osso
è gettato alle star del momento
che sanno sfruttare le tragedie
banchettando sui cadaveri,
cavalcando notorietà improvvise.
In alto, molto in alto, invisibili,
i veri padroni del gioco
se la ridono nei loro paradisi
guardando gli omuncoli che hanno creato
azzuffarsi su misere frattaglie.
In basso, molto in basso, come amebe,
esseri subumani divisi in fazioni
sputano veleno.
Si imbrattano a vicenda.
In appositi recinti altri esseri
che son capaci solo di belare;
restano appiccicati a dei giacigli
dotati di visori colorati
e come morti senzienti
si illudono di vivere.
Un'intera civiltà sta crollando.
Il tempo della falce è maturo.
Alcune cellule radianti appaiono
come organismi primordiali
di un nuovo ecosistema
che passa inosservato.
Su frequenze ancora inesplorate
veleggiano su scale cromatiche
in cui suono e luce coincidono.
Gli oscuri padroni della Terra
su di esse non hanno potere.
Sono vite che appartengono all'alba,
che viaggiano su ottave sconosciute,
avvolte da raggi ultravioletti.
Una nuova Terra è presente
che non conosce morte
perché in essa scorre
la linfa dell'ambrosia.
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