giovedì 2 maggio 2013

La guerra dei fumetti

 


Dopo l’incursione del 20 aprile, da parte di cinque attivisti per i diritti animali nel Dipartimento di Farmacologia di Milano, non solo c’è stata una manifestazione di alcuni studenti a favore della ricerca con animali, ma si è verificato un fenomeno che ai miei tempi non avrebbe potuto verificarsi: una guerra virtuale a colpi di fumetti.
Quando internet non esisteva ancora, la liberazione di animali dagli stabulari provocava, attraverso i mass-media da sempre asserviti al potere economico, lo sdegno dei vivisettori  che si affrettavano a rassicurare l’opinione pubblica circa la non pericolosità delle cavie fatte uscire dal laboratorio. In tal modo, si ergevano a paladini della pubblica salubrità, reiterando l’equivoco che a difendere la salute siano necessari loro e i loro esperimenti. Un po’ come i cacciatori che si ergono a paladini della protezione dell’ambiente a colpi di fucile.

Oggi si continua a perpetuare questo equivoco, ma in più si vedono i risultati della
manipolazione mentale ai danni degli apprendisti stregoni, ovvero degli studenti di medicina.
Per la verità, il plagio dello studente universitario è sempre esistito, conditio sine qua non se il soggetto vuole passare gli esami. Correva l’anno 1981 e io tentavo la strada della laurea, presso la facoltà di scienze naturali di Trieste. Una mia collega di studi, tale Eva Godini, quando le dissi che ero contrario alla vivisezione mi risposte brutalmente: “Voi sapete solo criticare la sperimentazione sugli animali, ma non avete nulla da proporre in alternativa!”
Sono passati trentadue anni da quel breve scambio di battute, ma di Eve Godini ne sono spuntate a centinaia, a migliaia forse, tutte sfornate dalle università e inviate in missione nelle scuole medie, in qualità di professoresse di matematica e scienze, affinché il dogma dell’antropocentrismo si tramandi nei secoli, fedelmente.
Pochi giorni fa, infatti, si sono ritrovate in piazza alcune decine di Eve Godini, insieme ai loro colleghi maschi, per ribadire la loro contrarietà all’incursione degli animalisti, con lo scompiglio che ne è derivato e che ha costretto la direttrice del centro ricerche a cedere topi e conigli ormai inservibili.

Le argomentazioni degli studenti sono le stesse ripetute da Silvio Garattini in tivù, in molte occasioni, a riprova che i mass-media cartacei o catodici sono al servizio del potere costituito.
Se si analizzano le motivazioni che hanno spinto i cinque attivisti ad entrare nella struttura, sapendo che sarebbero andati incontro a conseguenze penali, e le paragoniamo a quelle che hanno spinto il gruppetto di studenti a scendere in piazza, si può dedurre che i primi erano spinti dalla convinzione etica che infliggere dolore a soggetti senzienti sia inaccettabile, e i secondi che lo sfruttamento degli animali in qualità di modelli sperimentali sia normale e necessario.
Si capisce che i due gruppi basano le proprie convinzioni su opposte scuole di pensiero, empatica e solidale la prima, specista e opportunista la seconda. Quando gli studenti dicono che sperimentare sugli animali è normale, dicono una cosa corretta, perché, contestualmente, gli animali vengono non solo sfruttati per le loro reazioni fisiologiche, ma anche per il divertimento di grandi e piccini, nei circhi; come bersaglio per adulti sadici e immaturi, nella caccia; e soprattutto per le loro carni, dagli esseri umani trovate gradevoli previa cottura.

Gli studenti, quindi, hanno l’intera società dalla loro parte, magistratura compresa, oltre
all’opinione pubblica. Gli animalisti, invece, s’inoltrano nel territorio poco frequentato dell’utopia, cioè affermano – come dicevamo a Genova nel luglio del 2001 – che un altro mondo è possibile.
Questo altro mondo, composto da un’umanità rispettosa e nonviolenta, non sarà possibile fintanto che la maggior parte dei suoi membri non riterrà utile o necessario cambiare registro, uniformarsi a un principio etico universale insito in ciascuno di noi, ma che le sovrastrutture culturali e ideologiche hanno cancellato e obnubilato.

Che l’uomo sia al centro dell’universo ce l’hanno detto così tante volte che abbiamo finito per crederlo, in base alla tecnica manipolatoria per cui se una menzogna viene ripetuta un milione di volte diventa verità. Così, dopo averlo sentito dai professori universitari, gli stessi che li sottopongono a una specie di ricatto occupazionale (se non ti adegui non passi gli esami), e dopo averlo sentito dire in tivù e sui giornali, oltre che dai pulpiti delle chiese, lo studente standard di medicina e chirurgia finisce per interiorizzare l’idea che dall’osservazione delle convulsioni sperimentali delle cavie si possa estrapolare qualche dato utile per l’uomo, come se il fine giustificasse i metodi e la salute umana debba venire sempre e comunque al primo posto.

Anche se fosse vero, cioè che le cavie possano fornire risultati applicabili alla cura delle
malattie umane, sarebbe già immorale e non dovrebbe trovare posto in una società civile, quale la nostra attualmente purtroppo non è.
Ma il fatto è che dai risultati della sperimentazione animale non si ottiene alcunché di vantaggioso per la salute umana, ma solo informazioni che regolarmente vengono definite utili per futuri e ulteriori studi. Non si arriva mai al risultato finale, ma ci si avvicina solo di un po’. 
La presa in giro continua da decenni, con la stessa solfa, e i ricercatori sono sempre sul punto di scoprire il farmaco miracoloso per la cura del cancro o di altre malattie.
In realtà, le industrie farmaceutiche, che sono i veri padroni della ricerca, anche se non amano che si sappia, non si stanno impegnando veramente nella ricerca di soluzioni intelligenti perché le malattie sono il loro business. E quando mai un’azienda dovrebbe andare incontro al proprio suicidio economico?
Le industrie farmaceutiche - e le università loro dipendenti - fanno solo finta d’impegnarsi nella ricerca di nuovi farmaci. Un po’ come gli avvocati per i quali è stato coniato il motto “Più la pende, più la rende”. Saggezza popolare.
Hanno ingaggiato abili psicologi per coniare slogan e frasi ad effetto così da far presa sull’opinione pubblica per scopi manipolatori. Il profitto non può venire meno e la tendenza da parte della classe medica e dei loro mandanti è semmai quella d’incrementare la diffusione delle malattie, non quella di contrastarle, ma alla gente viene fatto credere il contrario.

Se poi si considera che l’ambiente di vita normalmente è inquinato e ogni giorno si aggiunge qualche nuovo inquinante, si capisce che la ricerca con uso di animali è del tutto pretestuosa, perché basterebbe che la politica e l’economia, ovvero le fabbriche e le aziende in genere, attuassero modi di produzione a impatto zero, ovvero non inquinassero. In un ambiente pulito, anche gli organismi che ci vivono saranno puliti, fino alla loro estinzione naturale.
Ciò non di meno, nonostante il flusso d’inquinanti che non cessa d’essere riversato nell’ambiente, la durata della vita media in Occidente è aumentata nell’ultimo secolo, grazie alla disponibilità di cibo e all’igiene. Così avviene che i ricercatori su animali usino questo dato di fatto per accreditare a se stessi tale risultato. Si comportano come la Mosca Cocchiera della favola di Fedro che, posatasi sul timone di un carro trainato da un mulo, s’illudeva d’essere lei stessa a tirare il pesante mezzo. Ho anche provato a spiegarlo a un tizio su Facebook, come si può vedere in queste battute:

Matteo Pierino Carriglio: Onestamente vedendo tutta la gente che critica il mondo medico e della ricerca io renderei l'assistenza sanitaria una libera scelta. Mi spiego, chi è convinto che tutta la ricerca sia solo una speculazione di Big Pharma potrebbe non pagare l'assistenza sanitaria nazionale, rinunciando a qualsiasi cura ospedaliera sul suolo nazionale. E' provocatorio naturalmente, ma è snervante vedere gente che continua a criticare il lavoro di medici e ricercatori senza aver alcuna competenza, e poi per la minima cosa corrono in ospedale.


Me: Io in ospedale ci andrei solo in stato d'incoscienza, a seguito d'incidente. Poi, recuperata la coscienza, firmerei una liberatoria per i medici affinché mi dimettano.

Matteo Pierino Carriglio : Però usufruiresti delle cure. E' questo il problema. Se reputate tutto il mondo della ricerca solo una grossa speculazione, a rigor di logica dovrebbero essere inutili, e quindi non necessarie, tutte queste cure e interventi che sono stati scoperti solo per ingrassare i vertici di Big Pharma e della politica. Quello che intendevo io per provocazione, è che a colui che si dichiari contrario venga applicato un bollo sulla carta d'identità nei segni particolari, e non sia dotato di tessera sanitaria. Tanto se era solo una speculazione e le cure non servono perché ci sarebbe bisogno di andare in ospedale? Troppo facile criticare e poi farsi curare, pure se sei incosciente.
Me: Il fatto è che mentre sono incosciente potrebbero espiantarmi qualche organo. La tortura ai danni degli animali è una maledizione che inficia tutto ciò che ne segue, comprese le cure ospedaliere. Ben volentieri farei a meno della tessera sanitaria, con tanto di microchip incorporato. Vis sanatrix naturae è il principio valido da sempre per ogni organismo animale, uomo compreso.


Matteo Pierino Carriglio: Benissimo, spero che tu mantenga questa tua coerenza evitando di assumere qualsiasi tipo di farmaco e rifiutando qualsiasi tipo di cura. E ricordati che è solo grazie a queste "torture" se tu ora sei qua a scrivere a un computer, ti ricordo che solo un 150 anni fa arrivare a vivere 50 anni era un traguardo a cui non molti potevano ambire.


Me: Matteo, io invece penso che i vivisettori siano affetti dalla sindrome della......Mosca Cocchiera, cioè abbiano il vezzo di attribuirsi meriti che non gli spettano. Nell'esempio da te riportato, mi sembra molto più verosimile che l'età media si sia alzata grazie all'igiene e alla maggiore disponibilità di cibo. Anzi, se il Vecchio Testamento può essere preso come fonte storica valida, gli antichi ebrei vivevano centinaia d’anni, ma ho qualche dubbio in proposito.


Fabio Malfassi: In Italia abbiamo persone che si permettono di criticare e di dire che la medicina e la ricerca non servono a nulla, questo perchè sanno benissimo che in nessun caso saranno lasciati morire in mezzo ad una strada. Se veramente l'assistenza sanitaria diventasse facoltativa, sarebbero i primi a richiederla.


Me: Fabio, in Italia abbiamo persone che si permettono di criticare un metodo palesemente inefficace e fuorviante come la ricerca con modelli animali. E' diverso.


Matteo Pierino Carriglio: Il 90% e passa delle cure mediche oggi disponibili sono state trovate sperimentando su animali, dai farmaci agli interventi chirurgici. Forse solo certi rimedi omeopatici non sono stati testati. Ricordati che neanche 100 anni fa si moriva di polmonite, se vai a vedere qualsiasi dato statistico sulle morti per malattia nell’ultimo secolo vedi che c'è un netto calo. E' bello vedere gente che continua a negare l'evidenza, solo perchè non gli piace
.

Marco Meneghello: «In Italia abbiamo persone che si permettono di criticare un metodo palesemente inefficace e fuorviante come la ricerca con modelli animali».

Il motivo è che in Italia è pieno di ignoranti, e gli ignoranti ci mettono anima e corpo nel difendere la propria ignoranza, specialmente se questa viene a danno della collettività.
L'unico rimedio è l'informazione corretta, supportata da rigore scientifico. Costa fatica, molta più fatica di quella che impiega l'ignorante per diffondere idee sbagliate e pericolose, ma è l'unica strada.




Insomma, quando dicono che gli animalisti sono ignoranti, dicono una cosa vera. Io non
potrei stare alla pari con uno studente di medicina, nemmeno del primo anno, perché le sue conoscenze di chimica, fisica e biologia sono superiori alle mie. Peccato che a lui manchi quella cosa imprescindibile e irrinunciabile che si chiama Consapevolezza e che ci rende esseri umani degni di tale nome. Una volta si diceva: “Scienza e coscienza”. Ma sembra che quello slogan sia stato annientato dagli interessi economici delle industrie: il profitto prima di tutto.
Per le cavie animali inutile dolore, per quelle umane false speranze e dipendenza a vita dai farmaci, per le industrie guadagni da capogiro. 
Chi la vuole una società così cinica?



6 commenti:

  1. Spiace veramente leggere delle reazioni così generiche esternate da un medico. Credo che non abbia compreso il concetto di ficucia in un organo così complesso come può essere la sanità pubblica. Facile dire di mettere il timbro sul documento di chi contesta l'inefficienza dell'apparato sanitario e ne denuncia le carenze. In realtà, in un paese civile, il medico dovrebbe fare il medico, non dovrebbe discriminare chi non crede nella sanità, a mio avviso sarebbe suo dovere prodigarsi affinche proprio quelli che hanno perso la fiducia e siamo in tanti, la riaquistino. Che c'entra generalizzare? E' troppo facile così, creare delle categorie che non esistono tra gli ammalati. Non fa onore quello che afferma il dottore alla sanità pubblica, anzi. Mi è piaciuto moltissimo il termine di "apprendista stregone", mi ricorda la prima el'ultima volta che sono passato sotto i ferri, da un'anestesia locale, sul lettino mi è stata fatta quella totale, ovviamente avevo firmato, ma mai più avrei detto che tale decisione si sarebbe presa dieci secondi prima dell'intervento. Poi ovviamente dopo la resurrezione, dalle copie della cartella clinica evinco che ero stato operato da persone che non esistevano in nessun elenco del personale permanente, diversamente a quanto concordato - specifico - in visita privata - col primario stesso. Operazione fatta in maniera assurda e inconcludente. Conclusione: rinuncio volentieri alla tessera sanitaria e a tutte le cure ordinarie. Ma il timbro non si mette neanche alle bestie, mi ricorda tanto quelli sul braccio nei campi di concentramento.
    Buona giornata.

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    1. I vivisettori non vogliono ammettere che la disposizione degli organi interni degli altri mammiferi è leggermente diversa dalla nostra. Per cui, quando un chirurgo alle prime armi si trova di fronte a un addome umano aperto, ha qualche difficoltà a trovare la via da seguire dal momento che ha fatto pratica sugli addomi di cani, scimmie e maiali.
      Nel tuo caso, ti hanno taciuto dell'inesperienza di chi ti avrebbe messo le mani nella pancia, altrimenti, se ti avessero dato il tempo di riflettere, avresti potuto ripensarci e rinunciare all'operazione.

      Insomma, sono dei bugiardi matricolati.
      Criminali potenziali.

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  2. Eva Godini:“Voi sapete solo criticare la sperimentazione sugli animali, ma non avete nulla da proporre in alternativa!”
    ora qualcosa da proporre c'è ed è quello segnalato da Cat nell'articolo Dalla Russia con Stupore http://freeanimals-freeanimals.blogspot.it/2013/03/dalla-russia-con-stupore.html e anche
    http://etalon-taganrog.com/tecnologie_bioinformative_della_fondazione_arcady_petrov.html
    preciso che ora come ora io non so rinunciare ai farmaci contro il mal di testa, ma ho avuto dei gravi lutti in famiglia che mi hanno costretto ad aprire gli occhi (forse non del tutto ma in buona parte).

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    1. Le alternative, a differenza di quanto disse la mia non informata collega d'università, esistevano già quella volta, ma era sbagliato chiamarle alternative perché in realtà erano la vera scienza.


      Negli ultimi trent'anni, tuttavia, è aumentato il numero dei medici contrari alla ricerca su animali, per palese inefficacia del metodo, e anche la diffusione dell'informazione ora è molto più capillare.

      Ciò nonostante, la manifestazione degli studenti di farmacologia (il mestiere del farmacista è fra i più ambiti) dimostra un arroccamento della casta medica, supportato dalle industrie farmaceutiche.

      Insomma, troppi hanno ancora molto da perdere in caso di abolizione di quella pratica barbara e fallace.

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  3. E' proprio così e non si può farne nemmeno una colpa agli studenti, perchè loro hanno trovato una società organizzata in questo modo e che non mettono in dubbio, bisognerebbe che in loro scattasse una molla che li facesse riflettere, che li portasse a chiedersi: "Ma cosa sto facendo?" Ma è difficile e nemmeno possono essere convinti se non scatta quel qualcosa....

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    1. Hai ragione. Il plagio nei loro confronti si origina fin dalla più tenera età, nei banchi di scuola elementare e all'asilo. Quando arrivano all'università sono già bell'e confezionati. Pronti ad accettare cinicamente tutto ciò che gli viene offerto.

      Così funziona il condizionamento mentale, ma loro non lo sanno e pensano di essere liberi.

      C'è veramente qualcosa di diabolico in ciò.

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