Fonte: Promiseland
L’importanza
delle foreste non è un fatto nuovo: per anni abbiamo parlato di come fossero il
polmone del pianeta, di quanto fosse pericolosa questa deforestazione
incontrollata. Ad oggi un segnale importante arriva proprio dal “Climate Summit”, convocato a New
York dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, tra i lavori
svolti durante il vertice sicuramente una delle dichiarazioni più ambiziose
riguarda la deforestazione, dove
un’innovativa collaborazione pubblica-privata, composta da governi, multinazionali
e popolazione si sono impegnati a ridurla della metà entro il 2020 e bloccarla
definitivamente entro il 2030 e a ricostruire 350 milioni di ettari di bosco e
campi coltivati, se questa dichiarazione verrà rispettata potrà esserci una
diminuzione di emissione di CO2 tra 4,5 a 8,8 miliardi di tonnellate all’anno.
Un
progetto ardito che vede coinvolti Paesi sviluppati ed in via di sviluppo
compresi Stati Uniti, Unione Europea e numerosi Paesi che “ospitano” foreste
tropicali, da industrie e multinazionili, tutti firmatari della “The New York
Declaration on Forests” che si sono impegnati a rallentare, arrestare e
invertire la perdita delle foreste a livello globale e a contribuire alla
crescita economica, alla riduzione della povertà, al mantenimento del principio
di legalità, alla sicurezza alimentare, al risanamento del clima e alla
conservazione della biodiversità.
Come
già detto sicuramente è un accordo ambizioso, ma con la certezza che in un momento altamente critico dal
punto di vista ambientale, e non solo, dove le catastrofi naturali fanno
notizia quotidiana e colpiscono tutti indistintamente in ogni latitutine del
globo, ognuno di noi, singolo abitante, e dei nostri Governi, vorrà fare la
propria parte per invertire la marcia.
A
margine di questo articolo, e considerato che questo vuole essere “il punto di
riferimento del vivere etico Vegan”, va ricordato che già nel 2010 le Nazioni
Unite indicarono la direzione verso un'alimentazione priva di prodotti animali
come l’unica alternativa per aiutare a risolvere i problemi ambientali e alimentari
che affliggono il pianeta, mai come oggi questa presa di posizione diventa
imperativa, infatti il rapporto ONU indica l’aumento della zootecnia tra le
prime cause all’origine dell’inquinamento e del riscaldamento globale,
l’allevamento è considerato il principale fattore di deforestazione del mondo.
Quindi la responsabilità di salvare il pianeta passa, non solo, dai nostri
gesti quotidiani ma anche e soprattutto dai nostri piatti.
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