Fonte: OIPA
Nei giorni scorsi è stato diffuso un video scioccante girato da un’attivista animalista azero che mostra un forno mobile dove vengono bruciati corpi di cani morti. Il raccapricciante episodio è solo l’ultimo di una serie verificatisi nelle ultime settimane a Baku, in Azerbaijian, dove, secondo diverse testimonianze, le uccisioni dei cani randagi si stanno intensificando in vista dei Giochi Europei di giugno 2015, una manifestazione sportiva sul modello delle Olimpiadi. Davanti alle telecamere il capo del dipartimento per la gestione degli animali randagi di Baku, Ahmad Mammadov, dichiara che il video shock potrebbe essere stato girato nell’epoca sovietica e che si tratta di menzogne per mettere in cattiva luce il governo in vista dei Giochi Europei. Secondo le sue dichiarazioni e quelle di Ali Hasanov, capo del Dipartimento Socio-Politico dell’Amministrazione presidenziale azera, i randagi vengono catturati e trasferiti in centri appositi dove vengono curati, e non vi è alcuna prova che il video sia stato girato a Baku.
Tuttavia il veicolo
presente nel video riporta la scritta “Baku City Executive Power”
e il forno mobile sembra proprio quello presente al Centro per
animali randagi. Gli attivisti affermano che il governo ha
ricominciato a “pulire” la città in vista dell’arrivo di
personaggi celebri del mondo dello sport, dei media e dei turisti,
per presentare al meglio la città agli occhi del mondo. Le
testimonianze riferiscono che i cani vengono uccisi a fucilate, mentre i
cuccioli muoiono sotto i colpi delle pale, per risparmiare
proiettili. Alcuni, ancora agonizzanti, vengono gettati vivi nel
fuoco del forno mobile. Nonostante il paese
abbia ratificato la Convenzione Europea per gli Animali da Compagnia
nel 2007, il governo non ha mai adottato un sistema adeguato di
controllo della popolazione randagia. Al contrario, è stato creato
ufficialmente un dipartimento “per la lotta contro gli animali
randagi”. Anche nel 2012, quando la città ha ospitato l’Eurovision
song contest, le uccisioni di cani randagi si erano intensificate e
l’OIPA aveva lanciato un appello di protesta nei confronti delle
autorità azere che però non avevano mai
replicato. L’OIPA scriverà una
lettera ufficiale al governo azero per chiedere lo stop delle
uccisioni e vi chiediamo di sostenere la nostra richiesta inviando
l’appello di protesta.
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