GENOVA. Tornerà
libero per la legge, ma dovrà recitare le lodi e coltivare l’orto,
ospite di una «comunità di recupero e sostegno» per sacerdoti a
Verbania. È il futuro di don Riccardo Seppia, ex parroco della
chiesa dello Spirito Santo a Genova Sestri Ponente, condannato per
abusi sessuali e droga con ragazzini. Il caso era deflagrato nel
maggio 2011 e però nei giorni scorsi, nel silenzio generale, si è
materializzato il passaggio giudiziario che in pochi prevedevano.
La
Cassazione, che a fine 2014 aveva in parte annullato la condanna a
otto anni e mezzo inflitta sia in primo che secondo grado, ha
depositato le motivazioni della sua decisione. Spiegando che la pena
va ricalcolata tenuto conto di alcune variabili decisive. I reati
sessuali e legati allo stupefacente devono essere considerati parte
di un unico comportamento, quindi «continuati» con sensibile
abbassamento. Non solo. In un altro passaggio – accogliendo la tesi
del difensore Paolo Bonanni – si esclude la contestazione di un
articolo cruciale, senza il quale la custodia cautelare massima non
può superare, per nessuno, i quattro anni. Ecco allora che la data
fatidica è il 13 maggio prossimo quando saranno, appunto,
quarantotto mesi che don Seppia è in arresto; ma sarà impossibile
che il suo processo abbia allora registrato un nuovo appello e un
nuovo terzo grado. Ultimo dubbio: quando sarà condannato
definitivamente dopo il 13maggio, potrà tornare in cella? No, perché
grazie alla buona condotta avrebbe già scontato quasi tutta la pena
possibile, visto che sarà per forza ridotta. Don Seppia avrà
l’occasione di reinserirsi nella società. Certo, lui è un prete
sospeso a divinis. Ma lo stesso cardinale Angelo Bagnasco, che ha
sancito la sospensione, può revocarla. Di fatto, l’ex parroco
dovrà superare un periodo di laica “messa alla prova”.
E la
Chiesa, per casi simili al suo (e anche per problemi molto diversi
che spaziano dalla depressione agli abusi subiti) ha dato vita a
strutture di accoglienza, sostegno e recupero. I centri in Italia
sono due, gestiti dalla congregazione di Gesù Sacerdote, una
quarantina di sacerdoti con succursali in Brasile. In Italia la sede
storica è a Trento, ma da qualche tempo è aperta una seconda casa
per 18 ospiti a Intra, frazione di Verbania sul lago Maggiore: Villa
Iride. «La Curia di Genova ci ha prospettato la possibilità
dell’arrivo di un sacerdote - ammette padre Paolo, superiore della
comunità – non ci ha fatto alcun nomee non ha indicato una data».
Per don Seppia il trattamento sarà lo stesso degli altri 17 ospiti.
«Qui ognuno ha una sua camera, molto modesta ma con bagno privato. La
giornata inizia con la recita delle lodi alle 7 e un quarto e si chiude
la sera con l’adorazione e il vespro. Aspetto fondamentale, tutti
devono guadagnarsi da vivere e lavorare». L’ex parroco dovrà
riscoprire l’ora et labora, affiancato da psicologi e psichiatri
religiosi e laici. Mentre il cardinale Bagnasco sarà costantemente
aggiornato sul suo cammino di «recupero».
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