Preparatevi, amici,
all’avventura che quest’oggi vi propongo. Sarà diversa dalle
precedenti. Meno ridente. Non triste, ma meno ridente. Vi
porto in Africa.
Quella più nera. Vi porto in Congo. Mi
raccomando e mi raccomando ancora, la parola magica deve essere
prudenza. Massima prudenza. Andremo a far visita, ovviamente di
nascosto, alla tribù Bantu,
ancora oggi esistente in uno dei tanti villaggi. L’argomento del
nostro studio è l’Antropofagia. No
aspettate, forse lo conoscete meglio come Cannibalismo. Come
di consueto, cominciamo a partire in quanto il viaggio sarà
lunghetto. Nel frattempo vi darò una piccola infarinatura su questa
pratica.
Il termine “cannibale”
(con il quale oggi si intende
chi si ciba di carne umana)
risale al XV secolo e cioè ai primi contatti tra Cristoforo Colombo
e gli indigeni americani dei Caraibi. Questi indigeni gli
riferirono l’esistenza di una tribù, chiamata Cariba
(da cui è derivato per
traslitterazione il termine “canìbales” passando per
carib-calib-canib = canìbales) la quale, dicevano, praticava l’antropofagia. Il termine
“cannibale” veniva dapprima usato per indicare alcuni gruppi di
quella zona e poi acquistò una connotazione più ampia, fino ad
esser usato per indicare qualsiasi gruppo che, si pensava, mangiasse
carne umana. Se poi questi primi “cannibali” fossero realmente
mangiatori d’uomini non si sa di certo. Le fonti a riguardo sono
alquanto confuse. E dal momento che la fonte principale di queste
affermazioni erano i membri di un popolo che indicava come cannibali
i membri dell’altro gruppo indigeno della zona (quindi
due popoli divisi tradizionalmente da una reciproca e profonda
inimicizia) la notizia
risulta poco credibile.
Ma andiamo a cercare
ancora più a fondo le radici di questo fenomeno tanto
raccapricciante quanto complesso. Alcuni studiosi sembrano
individuare tracce di pratiche cannibaliche anche in reperti
antropologici dei predecessori dell’Homo
Sapiens Sapiens, Homo Erectus e Homo Antecessor.
Infatti, le ossa di questi ominidi sono state ritrovate mescolate con
utensili di pietra e ossa di animali cacciati, anche se molto
probabilmente lo faceva per soddisfare l’istinto di sopravvivenza.
Comunque, alcuni indizi indicano l’esistenza dell’antropofagia rituale, già a partire dal Paleolitico, nella quale i crani umani erano usati come coppe. Nel 1939, in una grotta del monte Circeo, si rinvenne un cranio umano in ottimo stato di conservazione. Il reperto si trovava in un piccolo antro appartato, quasi al centro di un gruppo di pietre, la cui disposizione apparve intenzionale. Nessun’altra parte dello scheletro fu rinvenuta e il cranio presentava l’orbita destra sfondata ed il foro occipitale considerevolmente allargato: un rituale necessario per consumare il cervello del morto, forse?
Comunque, alcuni indizi indicano l’esistenza dell’antropofagia rituale, già a partire dal Paleolitico, nella quale i crani umani erano usati come coppe. Nel 1939, in una grotta del monte Circeo, si rinvenne un cranio umano in ottimo stato di conservazione. Il reperto si trovava in un piccolo antro appartato, quasi al centro di un gruppo di pietre, la cui disposizione apparve intenzionale. Nessun’altra parte dello scheletro fu rinvenuta e il cranio presentava l’orbita destra sfondata ed il foro occipitale considerevolmente allargato: un rituale necessario per consumare il cervello del morto, forse?
Dai, non mi fate quella faccia! E’
tradizione e cultura mondiale anche questa, no?
L’identificazione di
tracce di cannibalismo è, comunque, uno dei compiti più difficili
per gli studiosi, soprattutto per i resti paleoantropologici. Ma
come fanno, gli esperti, a riconoscere le tracce del cannibalismo?
Gli elementi chiave sono particolari incisioni sulle ossa lasciate da
oggetti da taglio o fratture provocate con l’intento di estrarne
gli elementi nutritivi (come
il midollo, ad esempio). Ma
anche tramite bruciature che rilevano una, seppur rudimentale,
cottura. Ed ancora, anche la presenza di particolari sostanze nelle
feci. I paleontologi, tuttavia, sono molto cauti. Non si può
affermare con assoluta certezza che segni di resezione o colpi dati
per fratturare abbiano scopi cannibalistici. Queste tracce potrebbero
essere attività di scarnificazione, legate ad esempio, al culto del
cranio. Una cosa interessante
da notare è che il cannibalismo venne praticato da moltissimi popoli
ed in diverse parti del mondo. Infatti, fin dagli albori della
storia, l’Uomo ha divorato i suoi simili in una cornice di oscure
cerimonie nelle quali la carne e il sangue della vittima erano
consumati per acquistare certi poteri o come offerta agli dèi.
Questa
è una delle ragioni per cui una tribù pratica l’antropofagia. Ma
una e solo una delle varie ragioni. Parlando parlando,
siamo arrivati in Congo.
Mi guardo intorno ed è proprio tutto come lo immaginavo. Fitta vegetazione,
villaggi colorati e voci grosse ed incomprensibili. E, pensando a
cosa stiamo cercando, anche un po’ sinistre. Lì! Facciamo di
quell’enorme siepe la nostra momentanea casa. Il silenzio è
d’obbligo! Fintanto che non avvertiamo movimento nel villaggio,
vi continuo a narrare qualcosa. Dicevamo delle ragioni
che spingono all’antropofagia. Vi ho accennato del cannibalismo
rituale,
ovvero quello spinto da religioni e credenze, con un contorno
cerimoniale come si deve. Alcune tribù banchettavano con carne
umana generalmente con lo scopo di prendere dalla vittima i suoi
poteri e capacità. Come se la carne potesse trasferire qualcosa al
suo “consumatore”.
Sì, erano proprio convinti che mangiando la carne dell’uomo ne si
assimilassero le caratteristiche non solo fisiche ma soprattutto
morali e intellettuali.
Altro motivo
rituale-religioso è quello degli Aztechi,
per i quali tutto il mondo era periodicamente distrutto e rigenerato
da un dio che ridava vita alle ossa dei defunti con il sangue, ed era
questo il tipo di offerta che richiedeva. Oltre alla carne umana,
s’intende. Si trattava di un’azione simbolica, mediante la quale
si credeva di poter intervenire nel mondo del soprannaturale. Si era
convinti, infatti, che il sacrificio di un uomo avesse come risultato
che la vittima abbandonasse questo mondo ed entrasse in uno stadio
intermedio tra il mondo reale e quello soprannaturale. Uccidendo la
vittima con metodi cruenti, sempre seguendo un rituale, i
sacrificatori pensavano che si liberasse una sorta di energia
capace di intercedere tra gli dei e gli uomini, per ottenere benefici
personali o per la comunità. “Sì,
ma il consumo della carne?”,
direte. Beh, quello di cibarsi del corpo sarebbe solo un modo per
evitare che l’anima tornasse sulla terra per compiere la sua
vendetta. In Sudamerica ci sono
prove dell’esistenza di un cannibalismo gastronomico. L’importanza
di questo tipo di banchetti si trova nel fatto che contribuiva a
rinsaldare i rapporti tra i partecipanti.
Altri ricercatori,
invece, affermano che nei popoli più primitivi la carne umana
sostituiva la mancanza di altri cibi. Semplicemente. In Australia
le condizioni di estrema scarsezza di alimenti, diedero luogo a
frequenti casi di endocannibalismo, nel quale le madri consumavano
insieme ai loro figli il neonato che avevano appena dato alla luce. Endocannibalismo. Cosa
significa? Si parla di endocannibalismo,
quando si “consumano” individui all’interno dello stesso
gruppo. Ma esiste anche l’autocannibalismo,
quando è rivolto al proprio corpo. Sì sì! Guardate che molti di
voi praticano l’autocannibalismo e neppure lo sanno! Il mangiarsi
le unghie è considerato autocannibalismo in quanto ci si mangia una
parte del proprio corpo! Infine, esiste l’esocannibalismo,
ovvero quando la carne consumata è di individui non facenti parte
della propria comunità.
Niente, ancora nessun
movimento sospetto. Vi racconto qualche altra cosa..
I Tupinamba,
tribù del Brasile, fornivano un’altra spiegazione del
cannibalismo: loro lo facevano unicamente per vendicarsi dei mali da
loro subìti ad opera del nemico. E, si sa, dove c’è vendetta c’è
violenza. Stiamo parlando dei più famosi cannibali esistiti. E
nonostante siano ormai estinti da più di tre secoli, le
testimonianze sulle loro usanze macabre sono le più valide e
documentate. Le torture inflitte al nemico erano qualcosa di
inaudito.. Alle vittime venivano bruciati gli occhi, venivano
infilati nella gola e nel retto dei tizzoni ardenti, venivano
spezzati loro i polsi e forate le orecchie utilizzando delle punte
acuminate che gli venivano lasciate ficcate nella carne. Ognuna di
queste pratiche era realizzata per poter dare il massimo del dolore
lasciando la vittima in vita per il maggior tempo possibile; la sua
uccisione dopo una notte di supplizi avveniva solamente all’alba
con il taglio della testa. Una volta ammazzata la vittima, la tribù
festeggiava per tutto il giorno con una serie di banchetti a base di
carne del nemico. Robe simpatiche, insomma. Come vi ho detto
prima, era tutto volto alla vendetta, una volta catturato il nemico.
Non potevamo certo aspettarci un’efferatezza minore rispetto al
cannibalismo rituale.
Posso raccontarvi una
prassi dettagliata e curiosa legata al cannibalismo “da
guerra”. Lo scopo
principale della guerra era procurare i prigionieri, e a questo
scopo, erano indette più volte all’anno incursioni nel territorio
nemico. Una volta catturato un nemico questo veniva portato al
villaggio, dove veniva preso ad insulti dalle donne e dai bambini e
poi lo si faceva ballare insieme alle persone della comunità. Il
rito sembrava volesse simboleggiare il passaggio da nemico ad amico.
In effetti l’esecuzione e la consumazione del prigioniero poteva
avvenire anche vent’anni dopo la cattura! Ma anche dopo un anno,
eh.. Ed in questo lasso di tempo il prigioniero si poteva integrare
completamente all’interno del villaggio, poteva prender donna ed
avere figli. Ma terminato questo periodo, in cui il nemico veniva
ospitato con tutti gli onori, essi cessavano di essere ospiti e
tornavano ad essere nemici (con
quel che ne consegue, sì..).
Il prigioniero veniva preso e trascinato in una piazza piena di gente, dove veniva circondato da una serie di donne che lo insultavano ininterrottamente; nel frattempo, le donne più anziane con il volto ricoperto da una tintura nera, disponevano una serie di contenitori in cui sarebbe stato raccolto il sangue della vittima. Il boia, vestito con un lungo mantello fatto di piume ed armato di una pesantissima clava, si avvicinava alla povera vittima per spezzargli la schiena ed infine per dargli il colpo di grazia frantumandogli la testa. Il sangue della vittima, ancora caldo, era bevuto dalle anziane, mentre ai ragazzini del villaggio era concessa solo la possibilità di bagnarsi le mani e parte del corpo. Alle mamme del villaggio, infine, fu concessa la possibilità di bagnarsi i capezzoli, affinché anche i neonati potessero gustarne il sapore. Solo quando il sangue fosse sgorgato completamente, il corpo sarebbe stato equamente sezionato e cotto, sotto gli occhi degli abitanti del villaggio, bramanti di carne umana e..
Il prigioniero veniva preso e trascinato in una piazza piena di gente, dove veniva circondato da una serie di donne che lo insultavano ininterrottamente; nel frattempo, le donne più anziane con il volto ricoperto da una tintura nera, disponevano una serie di contenitori in cui sarebbe stato raccolto il sangue della vittima. Il boia, vestito con un lungo mantello fatto di piume ed armato di una pesantissima clava, si avvicinava alla povera vittima per spezzargli la schiena ed infine per dargli il colpo di grazia frantumandogli la testa. Il sangue della vittima, ancora caldo, era bevuto dalle anziane, mentre ai ragazzini del villaggio era concessa solo la possibilità di bagnarsi le mani e parte del corpo. Alle mamme del villaggio, infine, fu concessa la possibilità di bagnarsi i capezzoli, affinché anche i neonati potessero gustarne il sapore. Solo quando il sangue fosse sgorgato completamente, il corpo sarebbe stato equamente sezionato e cotto, sotto gli occhi degli abitanti del villaggio, bramanti di carne umana e..
… Ehi, ma dove
state scappando! Ma che, mi lasciate sola soletta qui? Non fatemi
gridare che non posso!
Tornate qui!
Torn..
.. Ok ok, avete vinto voi. Voliamo in Italia!
.. Ok ok, avete vinto voi. Voliamo in Italia!
Che ne dite,
stasera, di una bella cena tutti insieme? Conosco una steak house
che..
… Ehm, no. Stasera decisamente pizza.
… Ehm, no. Stasera decisamente pizza.
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