Fonte:
Stefania Barsi
Awas
Ahmed: perché saliamo su una barca. "A chi chiede: «Non era
meglio rimanere a casa piuttosto che morire in mare?», rispondo:
«Non siamo stupidi, né pazzi. Siamo disperati e perseguitati.
Restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu
che sceglieresti? O meglio cosa sceglieresti per i tuoi figli?». Due
giovani sono stati uccisi a Mogadiscio perché si stavano baciando
sotto un albero. Avevano vent’anni. Non festeggeranno altri
compleanni. Non si baceranno più. A chi domanda: «Cosa speravate di
trovare in Europa? Non c’è lavoro per noi figurarsi per gli
altri», rispondo: «Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di
sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata e
soprattutto voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte
giusta».
Mio
cognato scappava con me. Prima del mare c’è il deserto che ne
ammazza tanti quanti il mare. Ma quei cadaveri non commuovono perché
non si vedono in Tv. Perché non c’è un giornalista che chiede
ripetutamente quante donne e bambini sono morti, quante erano
incinte. Perché qui in Occidente a volte sembra che l’orrore non
basti, c’è bisogno di pathos. Mio cognato è morto nel deserto.
Per la fame. Dopo 24 giorni in cui nessuno ci ha dato da mangiare. A
casa c’è una moglie che non si rassegna e aspetta una telefonata
che io so non arriverà mai. A casa c’è quel che resta di un
sogno, di un progetto, di una vita. Un biglietto per due i
trafficanti se lo fanno pagare caro e, loro, i soldi non li avevano.
Se fosse restato, li avrebbero ammazzati tutti e due. Il suo ultimo
regalo per lei è stata la vita. Lui è scappato e lei non era più
utile, l’hanno lasciata vivere.
A chi
chiede: «Come si possono evitare altre morti nel Mediterraneo?»,
rispondo: «Venite a vedere come viviamo, dove abitiamo, guardate le
nostre scuole, informatevi dai nostri giornali, camminate per le
nostre strade, ascoltate i nostri politici. Prima dell’ennesima
legge, dell’ennesima direttiva, dell’ennesima misura
straordinaria, impegnatevi a conoscerci, a trovare le risposte nel
luogo da cui si scappa e non in quello in cui si cerca di arrivare.
Cambiate prospettiva, mettetevi nei nostri panni e provate a vivere
una nostra giornata. Capirete che i criminali che ci fanno salire sul
gommone, il deserto, il mare, l’odio e l’indifferenza che molti
di noi incontrano qui non sono il male peggiore». Awas
Ahmed è somalo, rifugiato in Italia. Racconta il senso della fuga e
il perché abbiamo bisogno di guardare oltre Lampedusa cambiando
prospettiva.
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