Nell’antica
lingua egiziana Sekem significa “vitalità dal sole”, nel
progetto di Ibrahim Abouleish la forza del sole dona la vita a 20mila
ettari di terra desertica. Nel cuore del deserto, a 60 chilometri a
nordest del Cairo (Egitto), il lungo e faticoso lavoro condotto da
Abouleish permette a una città di alimentarsi grazie alla verdura
fresca, al tè e al cotone coltivati con l’agricoltura biodinamica
e di sostenersi attraverso il commercio equo e solidale di prodotti
con il marchio Demeter. Dal
1977, arabi e israeliani (ma anche ebrei e cristiani) sono uniti da
un unico grande progetto, quello di rendere possibile l’impossibile:
coltivare nel deserto.
“Dopo
un periodo difficile”, racconta Abouleish “ripensai alle
parole di Maometto: quando si avvicina la fine del mondo, coltiva la
terra e vedrai che non ti abbandonerà. La terra è una madre dal
grande cuore, anche quando i figli la maltrattano lei perdona, e
offre altre possibilità.” Così dalla Germania, con una laurea in
ingegneria e una in medicina, Ibrahim Abouleish torna in Egitto e
intraprende la sua coraggiosa impresa. Con il
progetto Sekem,
in 20mila ettari di terra strappata al deserto senza l’uso di
pesticidi e sostanze chimiche dannose per l’ambiente, né di
macchinari pesanti che distruggono la biodiversità del suolo,
fertilizzando la terra solo con concimi biodinamici di origine
animale o vegetale, Ibrahim Abouleish ha fatto nascere 85 aziende
agroalimentari e ha dato lavoro a 10mila persone, di cui il 40 per
cento sono donne, in un contesto la cui destinazione agricola era
impensabile.
“La
natura è il nostro vero futuro sicuro” afferma Abouleish. Per
dimostrarlo è sufficiente guardare l’esempio di Sekem, una realtà
economica sostenibile per il pianeta e di grande importanza per
l’Egitto, che conferma a tutto il mondo quanto i principi
dell’agricoltura
biodinamica
costituiscano un approccio concreto per il futuro dell’uomo.
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