mercoledì 15 aprile 2015

L'infanzia solitaria di un famoso addotto


Fonte: Paola Harris


Neanche a me piace, non mi sento né prescelto né superiore agli altri, però mi sento diverso, migliore o peggiore non lo so, ma mi sento, in ogni caso, diverso e desideroso di conservare questa mia differenza, questa diversità. Qualcuno mi reputa folle, può anche darsi che lo sia, ma amo questa follia perché ho iniziato a comprendere....a cambiare la mia esistenza. Se torno indietro nel tempo con la memoria, mi ricordo che non riuscivo ad amalgamarmi col mondo, nemmeno da bambino. Mi sentivo un pesce fuor d'acqua, mi sentivo in un mondo diverso.


Sin da bambino non capivo la logica degli adulti, non comprendevo i discorsi degli adulti; vedevo gli adulti che si scannavano per risolvere un problema che per me, nella mia mente da bambino, era già risolto. Naturalmente è stata una crescita molto lenta, a fasi alterne, sempre dolorosa perché anche da bambino mi estraniavo dai coetanei e non mi sentivo bene, non stavo bene con gli altri, quindi questa differenza c'è sempre stata, fin dall'inizio. E' diventata poi una differenza cosciente. Ho preso coscienza del perché di tante cose, del perché rifiutassi l'educazione scolastica, del perché, quando mi si diceva che gli egiziani avevano costruito le piramidi io, istintivamente, sapessi che non era vero. Non avevo risposte, non potevo fornire una risposta alternativa e contraddire quegli assurdi precetti, ma sapevo che erano falsi.

Nessun commento:

Posta un commento