martedì 18 ottobre 2016

Conduttori radiofonici di bispensiero


Testo di Paolo Sensini

Qualche sera fa in una seguitissima trasmissione radiofonica su Radio 24 il conduttore si è permesso di ricordare che Maometto aveva sposato Āisha quando essa aveva appena 6 anni e il "Profeta" era già oltre i 50, vivendo con lui fino alla sua morte. Non è un pettegolezzo, ma un'attestazione storica riconosciuta da diversi hadith, cioè i fatti e i detti di Maometto. Dunque, per i paramentri cultural-giudiziari della società in cui viviamo, trattasi di pedofilia. Per avere ricordato al pubblico in ascolto questo fatto incontestabile, riconosciuto peraltro dalla tradizione islamica stessa, apriti cielo: sono immediatamente piovute diverse telefonate di musulmani furiosi che hanno minacciato il conduttore di "finire male, molto male", "e che si sarebbe pentito amaramente di quello che aveva detto". Per farla breve ha ricevuto diverse intimidazioni di morte in diretta radiofonica di cui sono stati testimoni svariate migliaia di ascoltatori. 



L'altro conduttore della trasmissione, un ebreo "praticante" (ce ne sono molti che si dicono atei), il cui ruolo mediatico è quello di fare da portavoce informale di tutti i luoghi comuni della sinistra di lotta e di governo, invece di condannare questi infami avvertimenti e stigmatizzare con fermezza simili intemperanze verbali, si è messo a urlare istericamente contro il suo collega dicendo che "queste cose non si debbono nemmeno dire", che "ricordare tali circostanze della vita di Maometto è un vero e proprio oltraggio all'islam", "chiunque parli pubblicamente di tutto ciò è un deficente a cui non dovrebbe essere permesso di discutere in pubblico", e ancora che "è una vergogna dover ascoltare queste infamie sul Profeta". Il tutto strillato con toni da ossesso. 


Bene, chi ha un briciolo di memoria ricorda bene la canea mediatica contro Berlusconi in quanto presunto adescatore di minorenni su cui è stata imbastita dalla sinistra la più grande campagna mediatica e giudiziaria degli ultimi decenni e sull'onda della quale lo si è quasi costretto a rassegnare le dimissioni da capo del governo. Ora però, anche solo a rammentare un semplice fatto storico, si viene minacciati di morte in diretta radiofonica senza che le stesse forze politiche condannino in alcun modo un tale comportamento e la magistratura si muova per rintracciare con rapidità i responsabili, com'era avvenuto in precedenza per affermazioni radiofoniche molto meno gravi. 


Si tratta di una dissonanza psicologica che Orwell ha chiamato "bipensiero", una sorta di sdoppiamento mentale in cui vale solo ciò che fa comodo a chi detiene le leve del discorso dominante. Quindi le conclusioni da trarre sono molto semplici: se già ora in Italia possono succedere simili cose pur essendo gli islamici minoranza numerica e al contempo, come pare, maggioranza sul piano culturale, non è difficile immaginare cosa potrà accadere tra non molto quando i due termini coincideranno. Gli esempi, del resto, già ci sono: basta guardare l'Arabia Saudita e le feudo-monarchie del Golfo, dove si paga con la vita anche la minima trasgressione alla shari'a, la legge islamica. O anche, per rimanere in ambito europeo, ai quartieri di grandi città come Londra, Parigi, Berlino, Bruxelles ecc., che di fatto sono già diventati enclave extra-territoriali in cui detta legge la polizia della shari'a. Chi pensa che da noi sarà diverso, e sono in tanti a farlo, è solo un povero illuso.



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