mercoledì 19 ottobre 2016

I bianchi pagano, i neri no


Stavolta il visto si è fatto desiderare ed è stato molto laborioso ottenerlo. Nei casi precedenti, trattandosi di visto turistico, era l’agenzia viaggi a spedire il passaporto all’ambasciata del Madagascar di Roma e a riconsegnarmelo timbrato e firmato dopo pochi giorni. Se il viaggio durava meno di un mese, era possibile addirittura farsi mettere il visto d’ingresso gratuito direttamente all’aeroporto internazionale di Ivato. Questa volta non si è trattato di un visto turistico e quando Tina mi ha comunicato che dovevo recarmi di persona nella Città Eterna, confesso che mi sono fatto prendere dallo sconforto. Si è trattato di un grosso ostacolo psicologico, giacché trovavo odioso viaggiare di notte in cuccetta, prendere il taxi, presentare la documentazione, con la prospettiva, poi, di dovermi fermare anche una notte in albergo nei pressi dell’ambasciata, ma alla fine mi sono rassegnato e il malumore si è sciolto magicamente. Ho fatto tutto ciò che c’era da fare e verso la metà di settembre sono andato a Roma, riuscendo a tornare il giorno dopo, poiché ci sarebbero voluti alcuni giorni per redigere il permesso. Dopo un mese avevo in mano il passaporto con visto trasformabile per immigrati. 



Anche se c’è voluto più di qualche giorno perché l’incaricato d’affari malgascio mettesse la sua firma, devo ringraziare comunque il signor Hervé, addetto alla cancelleria, per la sua gentilezza. La prima cosa che io e Tina dovremo fare, una volta arrivato in Madagascar, sarà quella di aprire un conto in una banca del posto. Poi, con il casellario giudiziario e il certificato di matrimonio, depositeremo la mia domanda di permesso di soggiorno presso il ministero degli interni della capitale. Non so quanto mi costerà, ma mi hanno detto che una carta di residente della durata di tre anni costa 550 euro. Se penso che in Italia si stanno accogliendo migliaia di clandestini senza uno straccio di documento, mi sento preso in giro e non capisco come queste antiche regole di rapporti fra stati vengano sovvertite, con la scusa dell’emergenza planetaria. Io comunque, punto a un permesso di soggiorno di due anni e di conseguenza m’immagino di spendere qualcosa di meno. In questi giorni, poiché il mio volo è fra circa un mese, Tina sta cercando una casa in affitto a Tulear. In attesa di clienti dall’Italia, che richiedano i nostri servigi come guide, ci dedicheremo al commercio. A ciascuno il suo settore merceologico: vestiti lei, rum, riso e fagioli io. Un business che, da quanto Tina mi riferisce, sembra redditizio. Sta per iniziare, per me, una nuova avventura.


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