mercoledì 26 ottobre 2016

L'uomo che credeva di essere un meccanico


Ero presente quando un ragazzo a torso nudo, con un mazzolino di fiori che gli usciva dalla patta dei pantaloni, si era infilato sotto un fuoristrada parcheggiato davanti al Bo Beach, quando quel ristorante frequentato da vazaha ancora si chiamava Bo Beach. Il guardiano aveva avvisato il proprietario del mezzo, che era subito uscito a vedere cosa stesse succedendo. Quando io e Tina siano arrivati, il guardiano e il padrone del fuoristrada stavano tirando fuori il ragazzo per i piedi, da sotto la vettura. Alla domanda cosa stesse facendo, il giovane con sguardo stralunato rispose che era un meccanico e stava aggiustando il mezzo. Al che, per tutta risposta, il padrone del 4x4 cominciò a prenderlo a ceffoni e a calci, fino a spingerlo in mezzo alla strada. Era sera e non passavano macchine, ma io dissi a Tina che forse quel ragazzo aveva bisogno di un medico piuttosto che di una razione di botte. In ogni caso, meritava un trattamento più umano. 



Poiché Tina non mi dava ascolto, solo insistendo sono riuscito a sapere che il ragazzo aveva fumato jamala, che non ho ancora capito se è la marijuana locale o una pianta affine. So però che è molto malfamata, come droga, e l’altro caso di cui sono in seguito venuto a conoscenza riguardava un dipendente dell’hotel Al Sham, che una domenica, mentre faceva una passeggiata sul molo del porto d Tulear, era così fatto di jamala che era caduto in acqua riempiendosi delle spinate dei ricci di mare presenti sul fondale. C’è mancato poco che non annegasse, ma la febbre dei giorni seguenti gli aveva impedito di tornare al lavoro, così che la ragazza della reception, spettegolando, ci aveva reso edotti del perché il suo collega fosse assente.


Il ragazzo con il mazzolino di fiori che spuntava dai pantaloni era andato a leccarsi le ferite poco lontano. Si era seduto sul marciapiede della strada che dovevamo percorrere per tornare in albergo e siccome anche in quel caso Tina, come il suo solito, si era fatta prendere da una paura irrazionale, aveva chiesto al guardiano del Bo Beach di accompagnarci per un pezzo di strada, almeno nel tratto in cui dovevamo passare davanti al ragazzo drogato, che se ne stava seduto con la testa appoggiata agli avanbracci. Anche se capivo l’inutilità di avere una scorta, sapevo per esperienza che quando Tina si mette in testa una cosa, non la smuove nessuno.



Quella che viene arrotolata nella foto qui a sinistra credo sia normale Cannabis indica. Il nostro piroghista, mentre ci preparavamo a tornare a Mangily, si era seduto sotto un albero di mangrovia per rollarsi una canna e io mi ero avvicinato incuriosito. Mi ha chiesto di non fotografarlo in volto perché i malgasci saranno anche ignoranti ma non sono stupidi. Non credo che fosse jamala perché, visti i deliranti effetti dei due esempi precedenti, se lo fosse stata il piroghista e il suo aiuto ci avrebbero portato al largo del Canale di Mozambico e magari ci avrebbero gettati fuori bordo dandoci in pasto agli squali. Senza neanche un mazzetto di fiori.


5 commenti:

  1. In futuro ci aspettiamo interessantissimi report sulla dimensione delle scodelle del ristorante tal dei tali, sulla misura delle scarpe della cameriera, su quale marca di detersivo usano i malgasci, e su quanti granelli di sabbia ci sono sulla spiaggia.
    Se le memorie son fatte di questo, i soggiorni sono di una noia mortale.Ma ognuno raccoglie quello che miete.

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    1. per te è così,x altri è interessante,non c'è nulla da mietere e raccogliere,piccoli racconti di vita in un paese a noi alieno....
      leggiti i racconti dei quotidiani,x te forse sono più interessanti.

      michy

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  2. No, caro signore, noiosi entrambe.E se per lei sono interessanti questi frammenti di vita, vuol dire che si contenta con poco.Guardi che in fondo è anche una fortuna, godere del poco.

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  3. "ognuno raccoglie quello che miete" è una sentenza epocale!!!

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  4. Io mi diverto raccontando la vita degli esseri umani, senza nuocere a nessuno e senza acrimonia.

    Tu evidentemente ti diverti a criticare sprezzantemente ciò che fanno gli altri.

    Una sentenza epocale diffusa presso i troll dice: "ognuno raccoglie quello che miete", anche se forse bisognava dire semina.

    Io raccolgo serenità lieta e a volte gioiosa.


    Tu non so.

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