giovedì 20 ottobre 2016

Giudici a difesa di BigPharma



Il diritto che deve prevalere è sempre la tutela della salute di un minore. Principio a cui si è appellato il tribunale civile di Padova che nei giorni scorsi ha emesso una sentenza destinata a costituire un precedente: nel caso di due genitori separati, in disaccordo tra loro sull’opportunità di sottoporre la figlia minorenne a una vaccinazione, i giudici hanno ordinato che alla ragazza debba essere somministrata la terapia a protezione della sua salute. Il verdetto fa fare un passo avanti alla discussione ”vaccini sì, vaccino no” in un’Italia dove è sempre più bassa la copertura della popolazione da malattie trasmissibili e in una regione, il Veneto, dove a differenza di quanto avviene nel resto del paese da alcuni anni questi trattamenti non sono più obbligatori.




La diatriba presa in esame dal tribunale di Padova riguarda una adolescente figlia di una coppia che risiede nella zona di Abano Terme. La madre, che è separata dal marito, ha manifestato l’intenzione di sottoporre la ragazza alla profilassi contro il papilloma virus (HPV) un virus che si trasmette per via sessuale e che è ritenuto responsabile in molti casi di tumori all’apparato genitale femminile. Contro questa intenzione si è però schierato l’ex coniuge della donna che ha scritto all’azienda sanitaria locale dichiarandosi contrario anche a ogni tipo di vaccinazione e la lite è stata portata avanti fino alle aule del tribunale. La risposta contenuta nella sentenza è stato l’ordine di praticare per la ragazza la terapia perché, come detto, deve prevalere la tutela del suo stato di salute. È il primo pronunciamento in questo senso in Italia: un caso analogo era stato portato a luglio scorso davanti al tribunale di Modena ma non si era approdati a una decisione.



La sentenza di Padova entra nel dibattito sulle profilassi contro le malattie infettive in Italia, una pratica che incontra sempre più famiglie contrarie sulla base di presupposti scientifici il più delle volte privi di fondamento. I medici, dal canto loro hano lanciato un allarme contro la disaffezione verso i vaccini paventando il ricomparire di pericolose malattie che erano scomparse da tempo. Illuminanti, in questo senso, sono i dati forniti dal ministero della salute. A fronte di una copertura ottimale della popolazione che deve essere non meno del 90%, contro il morbillo nel 2015 risultava protetto solo l’85,7% degli italiani, con una punta minima del 68,8% della provincia di Bolzano. Nel 2010 la media nazionale era del 90,6. Contro la poliomielite la percentuale di vaccinati è del 93,4, mentre era al 96,5 dieci anni fa. Segno che un numero crescente di genitori non sottopone più i figli a profilassi ritenute un tempo indispensabili.


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