Una cosa a cui non mi abituerò mai è
il maltrattamento degli animali. La loro uccisione, che avviene in
tutto il mondo, è talmente oscena e imperscrutabile che esula dalla
mia piena consapevolezza, essendo registrata nella mia psiche come
qualcosa di statistico e di irreale, più che di concreto. Ma il
maltrattamento lo si riconosce subito, quando capita di assistervi.
In Italia, e soprattutto negli altri paesi occidentali, vedere
qualcuno che maltratta gli animali è rarissimo. Perciò sostengo che
gli animalisti, e le persone sensibili in genere, che vivono in
Europa e in America sono privilegiati, dal momento che le carognate
fatte ai danni degli animali vengono compiute lontano dagli occhi e
quindi lontano dal cuore. Ma in Madagascar no, cambia la mentalità,
cambia il rapporto tra uomo e bestie e di maltrattamenti se ne vedono
tutti i giorni. A me chiedono spesso, visto la mia predilezione per
la grande isola australe, se per caso sono masochista ad andarvi
reiteratamente, sapendo che vedere certe situazioni (capre legate sul
tetto dei pulmini, cani presi a sassate, ecc.) mi fa star male
psichicamente, con possibili ripercussioni sulla salute fisica.
Ma allora, controbatto io, in quale
paese possiamo vivere o anche solo fare una breve vacanza? Assodato
che in Occidente le peggiori brutture ci vengono risparmiate (non per
gentilezza nei nostri confronti, ma perché se i consumatori
sapessero come viene lavorato il loro “cibo”, milioni di persone
cesserebbero di comprare carne), dove ci si potrebbe trasferire senza
essere costretti ad assistere alle violenze sugli animali? Su Marte
forse? O in qualche villaggio indiano a maggioranza giainista? In
attesa che l’umanità progredisca, sempre che tale aspettativa non
sia meramente utopica, e siccome non intendo rimanere in casa sotto
naftalina, ad ammuffire e a trascorrere il tempo che mi è stato
concesso afflitto dalla noia, continuo ad andare dove sono stato
felice e soprattutto ho respirato il profumo della libertà. E se
alle violenze sui più deboli non mi potrò mai abituare, vorrà dire
che la mia vita sarà più corta, rispetto a chi accetta
l’antropocentrismo specista, partecipando alla mattanza di vittime
innocenti. Ma almeno sarà più intensa.
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