giovedì 20 ottobre 2016

Dove possono andare a vivere gli animalisti?

Una cosa a cui non mi abituerò mai è il maltrattamento degli animali. La loro uccisione, che avviene in tutto il mondo, è talmente oscena e imperscrutabile che esula dalla mia piena consapevolezza, essendo registrata nella mia psiche come qualcosa di statistico e di irreale, più che di concreto. Ma il maltrattamento lo si riconosce subito, quando capita di assistervi. In Italia, e soprattutto negli altri paesi occidentali, vedere qualcuno che maltratta gli animali è rarissimo. Perciò sostengo che gli animalisti, e le persone sensibili in genere, che vivono in Europa e in America sono privilegiati, dal momento che le carognate fatte ai danni degli animali vengono compiute lontano dagli occhi e quindi lontano dal cuore. Ma in Madagascar no, cambia la mentalità, cambia il rapporto tra uomo e bestie e di maltrattamenti se ne vedono tutti i giorni. A me chiedono spesso, visto la mia predilezione per la grande isola australe, se per caso sono masochista ad andarvi reiteratamente, sapendo che vedere certe situazioni (capre legate sul tetto dei pulmini, cani presi a sassate, ecc.) mi fa star male psichicamente, con possibili ripercussioni sulla salute fisica.



Ma allora, controbatto io, in quale paese possiamo vivere o anche solo fare una breve vacanza? Assodato che in Occidente le peggiori brutture ci vengono risparmiate (non per gentilezza nei nostri confronti, ma perché se i consumatori sapessero come viene lavorato il loro “cibo”, milioni di persone cesserebbero di comprare carne), dove ci si potrebbe trasferire senza essere costretti ad assistere alle violenze sugli animali? Su Marte forse? O in qualche villaggio indiano a maggioranza giainista? In attesa che l’umanità progredisca, sempre che tale aspettativa non sia meramente utopica, e siccome non intendo rimanere in casa sotto naftalina, ad ammuffire e a trascorrere il tempo che mi è stato concesso afflitto dalla noia, continuo ad andare dove sono stato felice e soprattutto ho respirato il profumo della libertà. E se alle violenze sui più deboli non mi potrò mai abituare, vorrà dire che la mia vita sarà più corta, rispetto a chi accetta l’antropocentrismo specista, partecipando alla mattanza di vittime innocenti. Ma almeno sarà più intensa.

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