venerdì 28 ottobre 2016

Un modo inaspettato di fare il bucato



"Tina, cosa stanno facendo quelle donne laggiù in mezzo al fango?”. “Stanno lavando i panni”. “Ma non è possibile: con l'acqua salata nessun sapone funziona!”. Questo scambio di battute tra me e Tina si svolse il 6 febbraio scorso, quando, scesi dalla piroga di Daolly, che avevamo lasciato sotto la mangrovia, ci dirigevamo a piedi, badando a non scivolare sulla fanghiglia, verso il villaggio di Ambolomailaka. Nella foto scattata da Alessandro Delcanale, che non era presente e che evidentemente si era imbattuto altrove in una situazione simile, si può capire che le donne approfittano della bassa marea per scavare una buchetta nel fango, sul fondo della quale, a una profondità di pochi centimetri, si trova acqua sufficientemente dolce da rendere possibile il formarsi della schiuma del detersivo, che è quella che universalmente toglie le macchie dai panni sporchi.


Se per Tina tutto ciò era normale, per me fu una scoperta assistere all'ingegnosità umana unita alle reazioni chimiche dell'acqua priva di sali minerali. Non so, però, quanto pesci e granchi siano contenti della cosa. Del resto, anche in Italia i depuratori sono una tecnologia relativamente recente e tutto dipende sempre dalla capacità rigenerativa dell'ambiente. Da noi ormai, depuratori o non depuratori, la situazione è ecologicamente fuori controllo. In Madagascar ancora gli equilibri naturali se la cavano. Per il momento.  

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