Il primo ad occuparsi di questo
fenomeno peculiare fu Konrad Lorenz, che mise in evidenza come alcune
caratteristiche somatiche mandassero dei segnali salvavita agli
eventuali predatori. L’andatura goffa, gli occhi grandi e
sproporzionati rispetto al corpo e, più potente di tutti, il mento
arrotondato, fanno sì che i cuccioli, spesso ma non sempre, abbiano
salva la vita quando si trovano al cospetto di un potenziale
predatore. Si tratta di uno dei tanti stratagemmi che la natura mette
in atto per salvaguardare le specie animali, insieme al mimetismo,
alla fuga e ad altre tecniche di sopravvivenza. Questo spiega il
personaggio di Mowgly, Victor il bambino lupo francese, Amala e Kamala le bambine gazzelle e tanti altri casi di bambini che invece
di essere sbranati dai predatori della foresta sono stati accolti e
allevati con il resto della prole legittima da lupi, orsi e, nel caso
delle due sorelle indiane, addirittura gazzelle. Romolo e Remo
restano, storicamente, gli esempi più eclatanti, sempre che la
famosa Lupa di Roma non sia stata in realtà una prostituta, nello
stesso modo in cui il lupo di San Francesco non sia stato in realtà
un brigante.
Non sempre, dicevo, i segnali di
richiesta di protezione funzionano. Infatti, fra i predatori della
savana come leoni, ghepardi e leopardi, i cuccioli di gazzella sono
fra le prede preferite, insieme agli individui adulti vecchi e
malati. In tal caso, si tratta di selezione naturale. Nell’essere
umano, che strutturalmente è un mammifero come tutti gli altri,
funzionano gli stessi meccanismi. Siamo portati a risparmiare i
cuccioli, sia nostri che di altre specie, senza saperne dare una
spiegazione razionale. Banalmente si dice che i giovani, e in special
modo i bambini, sono il futuro, come se fosse in gioco la
sopravvivenza della nostra specie che, nei fatti, ha invece
un’innaturale incremento fuori da ogni regola naturale, come se le
bombe atomiche avessero un cuore e risparmiassero la vita dei
bambini.
Volendo dividere i buoni dai cattivi,
Hollywood ci fa vedere nel film “American sniper” gli scrupoli di quel
cecchino americano che esitava a sparare a un bambino che aveva
raccolto un bazooka, mentre i telegiornali ci fanno sapere che,
viceversa, i terroristi non esitano a servirsi di bambini e bambine
come kamikaze, oppure come scudi umani da tenere relegati sui tetti
delle case, onde cautelarsi dai bombardamenti russi.
Coerentemente a ciò, quei terroristi
chiamati macellatori, non si fanno scrupoli a uccidere agnelli e
vitelli, analogamente ai loro colleghi che fanno indossare giubbotti
esplosivi a bambini e bambine. Nel primo caso, l’utente medio
approva e compra fettine di carne magra, nel secondo leva alti
lamenti indignati, maledicendo la malvagità dei musulmani. Agnelli e
vitelli, evidentemente, non hanno il mento abbastanza arrotondato,
mentre i bambini soldato o quelli kamikaze, anche se non li si vede
di persona, rappresentano pur sempre il “futuro dell’umanità”.
Che poi, cosa ci fa pensare che il futuro sia diverso e migliore del
presente o del passato? Solo una smisurata ingenuità e una malata
immaginazione, suppongo.
Gli esperti di marketing, che con
l’immaginazione ci lavorano, sanno che l’immagine di un bambino è
uno strumento potente per convincere gli utenti, che in questo caso
sono anche consumatori, ad agire in un determinato modo, cioè a
favore degli interessi economici di chi, quegli esperti di marketing,
ha ingaggiato. Lo abbiamo visto con il piccolo Ailan annegato sulle
coste turche e con Omran, quel dignitoso bambino ricoperto di polvere,
seduto all’interno di un’ambulanza, che veicolavano un messaggio
a favore dell’accoglienza, il primo e di quanto siano cattivi i
russi, il secondo. In questo caso, siamo totalmente all’interno
della guerra psicologica attualmente in atto, preludio alla terza
guerra mondiale.
Ma ad ingaggiare esperti di marketing
sono più spesso multinazionali del cibo, degli aiuti umanitari e di
altre forme di business. Si passa dalla domanda retorica dei
vivisettori: “Su chi dobbiamo sperimentare, su un topo o su vostro
figlio?”, alle foto dei bambini africani con i ventri gonfi, che in
un primo momento suscitano compassione e sensi di colpa e
successivamente fanno sì che il destinatario del messaggio metta
mano al portafoglio. Istituzioni governative come l’UNICEF fanno
largo uso di questa forma di propaganda commerciale e, piuttosto che
pubblicare foto di bambini malnutriti, filone che sembra essersi
ormai esaurito, preferiscono quelle di bambini sorridenti, che vanno
ad unirsi a efficaci slogan del tipo: “La fabbrica del sorriso”.
I soldi così accaparrati non aumenteranno di una virgola la voglia
di sorridere dei bambini in oggetto, perché per sua natura il
bambino è spensierato e sorridente, ma aumenteranno notevolmente il
conto in banca di chi gestisce l’operazione. La Chiesa, in questo,
è maestra, ma anche i laici come le varie associazioni
fiancheggiatrici di BigPharma incarnano i classici allievi che hanno
superato il maestro.
Cosa c’entra tutto questo discorso
con il Madagascar? C’entra perché trattandosi di un metodo di
pubblicità usato in tutto il mondo, che fa leva su pulsioni
ancestrali, nell’ottobre del 2014 tre persone innocenti, un
italiano, un francese e un malgascio, furono linciate dalla folla a
Nosy Be, con l’accusa di traffico di organi, perché un bambino era
stato trovato annegato vicino alla barca del francese ormeggiata nel
porto. C’entra perché i milioni di euro e di dollari, frutto del
buon cuore della gente (o della sua stupidità), si trasformano in
lussuosi fuoristrada, con sulle fiancate il logo dell’UNICEF, e io
li vedo viaggiare vuoti e senza una meta precisa da un capo all’altro
della grande isola australe.
C’entra perché a Mangily hanno da
poco costruito un lussuoso albergo con bungalow dotati di tutti i
comfort, chiamato Hotel Solidaire e anche lì non mancano foto di
bambini che in teoria dovrebbero essere i destinatari della
solidarietà dei clienti. I prezzi sono alti, inaccessibili per me e
l’unica volta in cui io e Tina, nel gennaio scorso, siamo andati a
chiedere informazioni, abbiamo visto un gruppetto di ragazze vazaha
che facevano il bagno in piscina, di quelle ragazze che partono con
le migliori intenzioni di far giocare i bambini, di accudirli in
qualche orfanotrofio, secondo le indicazioni fornite
dall’associazione umanitaria di turno, e si ritrovano a fare la
bella vita del turista, spesate dai genitori, se non addirittura dal
denaro pubblico.
Nell’area del Solidaire non mancava un fornito
parco giochi con altalene e scivoli, nonché un intero scheletro di
balena con tanto di didascalia e di foto su come era stato
musealmente preparato. Penso che quella balena sia morta di morte
naturale, trovata arenata sulle coste del Madagascar, anziché uccisa
per mano umana e bisogna riconoscere che i tassidermisti hanno fatto
un bel lavoro, ma anche i suoi cuccioli, benché non avessero gli
occhi grandi, probabilmente avevano il mento arrotondato, cosa che
non impedisce a giapponesi, norvegesi, danesi e inuit di farne
periodiche stragi. Come detto in premessa, i segnali infantili di
richiesta di protezione funzionano solo con animali dotati di
compassione, ma gli uomini non sono fra questi.
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