Testo di Patrizia Giorgetti
Secondo me le punizioni
che la vita infligge a chi ci ha fatto del male sono spesso più
pesanti di ogni nostro desiderio di rivalsa o di vendetta. Colpiscono
duramente e hanno una memoria infallibile nel ricordarsi quando e
come tu abbia sbagliato giocando sulla pelle degli altri. Scavano
nella parte più debole di chi ci ha creato dolore e ne annientano la
dignità. Così ti accorgi che il distruttore è distrutto e che
il tuo rancore si è trasformato in una pietà senza fine, dalla
quale potrai soltanto sentirti arricchito, perché l'odio è più
astratto dell'amore e non ha mai una vita lunga. Credo di avere
capito che la vendetta non sia un piatto. Servirla calda o
fredda non ha nessuna importanza. Non si può né offrirla, né
mangiarla, né tantomeno averne un nutrimento. La vita crea,
sposta i suoi disegni perversi. Noi siamo stati e saremo il suo
eterno gioco, meraviglioso o maledetto, senza un disegno preciso e
senza una vera ragione. Ne sono convinta. Anche un "cattivo" crolla, prima o poi. L'ho visto con i miei
occhi. E questo non mi ha resa minimamente felice. Anzi,
tutto sommato ho provato una sottile pietà. Come sono
cretina....
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