Fonte: Melendugno.net
Dal 6 dicembre 2017 è
una escalation continua. Dallo sciopero generale organizzato per dire
no alla costruzione del gasdotto TAP da parte di commercianti,
artigiani, operai e professionisti di Melendugno, Borgagne e paesi
limitrofi, fino al 13 dicembre sono stati sette giorni di forti
emozioni, gioia, dolore, rabbia, sconforto e poi sorpresa e
incredulità. Tutto il panorama dell’arco dei sentimenti. Il
movimento NoTAP ha ripercorso questa escalation in un suo messaggio
su Facebook. Noi invece non ci soffermeremo su alcuni aspetti di
questi ultimi giorni. In Austria c’è stato un incidente in
una centrale di gas, causando una vittima e 18 feriti. Tutti a
scagliarsi sulla insicurezza degli impianti che trattano questa
pericolossima sostanza. E tutti in Italia a rassicurare invece sulla
necessità di costruire il prima possibile il TAP (Trans Adriatic
Pipeline), compreso il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo
Calenda, che invece di preoccuparsi della potenziale pericolosità di
installare un impianto del genere a casa propria si reca nella
trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa e afferma che il gasdotto
dev’essere costruito il prima possibile per diversificare le fonti
di approviggionamento in Italia.
Noi vorremmo chiedere al Ministro
Calenda se qualcuno lo ha informato che il gasdotto TAP in questione
non serve affatto a diversificare le fonti come qualcuno, forse
troppo interessato, lo ha imbeccato, ma serve a trasformare l’Italia
in un mero hub del gas per l’Europa. Questo gasdotto, che sarà
pagato dal contribuente italiano in bolletta grazie a Snam, in quanto
facente parte del consorzio TAP, non rifornirà le riserve
strategiche, nè verrà bruciato nelle nostre case italiane ma serve
ai nostri amici europei, soprattutto tedeschi, austriaci e olandesi: questo è quanto affermò Matteo Verda, ricercatore presso l’Istituto
per gli studi di politica internazionale (ISPI) in un articolo
pubblicato su L’Espresso il 25 settembre 2014. «Quegli 8
miliardi di metri cubi provenienti dall’Azerbaijan sono esattamente
la stessa quantità che il nostro governo prevede di esportare nel
2023 in Nord Europa».
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