martedì 19 dicembre 2017

Le uova della regina



“Vittorio Emanuele III ci fece notare che in quel preciso momento c’era in porto una nave italiana, con le macchine sotto pressione, pronta a portarlo via se i tedeschi avessero riconquistato Brindisi. Cercammo di tranquillizzarlo. Murphy gli chiese se potevamo fare qualcosa per lui. Aveva bisogno di qualcosa? Dopo una pausa esitante disse: ”la regina non è riuscita a trovare uova fresche. È possibile avere in qualche modo una dozzina di uova? Non ci domandò altro. Così con una dozzina di uova suggellammo il nostro accordo con la millenaria casa Savoia.”
Così Harold Mc Millan e Robert Murphy, inviati diplomatici degli angloamericani in Italia, raccontano il primo incontro con il re a Brindisi. L’aneddoto più volte riportato in vari testi e nelle memorie dei due, rende bene l’idea di quali fossero le priorità del monarca nel bel mezzo della crisi politica, istituzionale, militare più importante che l’Italia abbia mai attraversato: una nave pronta per la fuga nell’Adriatico e una dozzina di uova per la regina.

Di fatto, rinunciando alla difesa di Roma e facendo precipitare nel più totale caos i reparti italiani dalla Francia alla Grecia, Vittorio Emanuele III, lo stato maggiore dell'esercito e il generale Badoglio avevano lasciato la capitale per scappare verso i territori occupati dagli Alleati. All'alba del 9 settembre mentre il convoglio reale fuggiva verso il mezzogiorno, il generale Roatta, vice capo di Stato Maggiore (anch'egli in fuga), ordinava al suo sottoposto Carboni di trasferire la divisione corazzata Ariete e la divisione motorizzata Piave, poste a difesa di Roma, sulla via Tiburtina affinché proteggessero la fuga del Re. 

Mentre il re raggiungeva Brindisi, nella Capitale le soverchianti forze tedesche attaccavano e sbaragliavano nel giro di due giorni i pochi militari rimasti e i coraggiosi civili che avevano scelto di combattere per difendere la città. Lo stesso re che all’indomani di Caporetto aveva affermato con tono imperituro alla nazione “ogni viltà è tradimento, ogni discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento”, se l’era data a gambe nel più umiliante dei modi possibili. Al contrario, tanti italiani, che non avevano titoli, privilegi, corone da difendere scelsero dopo l'8 settembre la via più difficile e coraggiosa, quella della Resistenza.

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