Fonte: Cannibali e re
“Vittorio Emanuele III ci fece
notare che in quel preciso momento c’era in porto una nave
italiana, con le macchine sotto pressione, pronta a portarlo via se i
tedeschi avessero riconquistato Brindisi. Cercammo di
tranquillizzarlo. Murphy gli chiese se potevamo fare qualcosa per
lui. Aveva bisogno di qualcosa? Dopo una pausa esitante disse: ”la
regina non è riuscita a trovare uova fresche. È possibile avere in
qualche modo una dozzina di uova? Non ci domandò altro. Così con
una dozzina di uova suggellammo il nostro accordo con la millenaria
casa Savoia.”
Così Harold Mc Millan e Robert
Murphy, inviati diplomatici degli angloamericani in Italia,
raccontano il primo incontro con il re a Brindisi. L’aneddoto più
volte riportato in vari testi e nelle memorie dei due, rende bene
l’idea di quali fossero le priorità del monarca nel bel mezzo
della crisi politica, istituzionale, militare più importante che
l’Italia abbia mai attraversato: una nave pronta per la fuga
nell’Adriatico e una dozzina di uova per la regina.
Di fatto, rinunciando alla
difesa di Roma e facendo precipitare nel più totale caos i reparti
italiani dalla Francia alla Grecia, Vittorio Emanuele III, lo stato
maggiore dell'esercito e il generale Badoglio avevano lasciato la
capitale per scappare verso i territori occupati dagli
Alleati. All'alba del 9 settembre mentre il convoglio reale
fuggiva verso il mezzogiorno, il generale Roatta, vice capo di Stato
Maggiore (anch'egli in fuga), ordinava al suo sottoposto Carboni di
trasferire la divisione corazzata Ariete e la divisione motorizzata
Piave, poste a difesa di Roma, sulla via Tiburtina affinché
proteggessero la fuga del Re.
Mentre il re raggiungeva
Brindisi, nella Capitale le soverchianti forze tedesche attaccavano e
sbaragliavano nel giro di due giorni i pochi militari rimasti e i
coraggiosi civili che avevano scelto di combattere per difendere la
città. Lo stesso re che all’indomani di Caporetto aveva affermato
con tono imperituro alla nazione “ogni viltà è tradimento, ogni
discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento”, se
l’era data a gambe nel più umiliante dei modi possibili. Al
contrario, tanti italiani, che non avevano titoli, privilegi, corone
da difendere scelsero dopo l'8 settembre la via più difficile e
coraggiosa, quella della Resistenza.
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