Fonte:
Voci dall’estero
Zero
Hedge rilancia un’analisi marxista di Charles Hugh Smith che
condanna senza appello la “sinistra”. Questa, limitandosi alla
sola difesa dei diritti delle minoranze e salutando la
globalizzazione come un’opportunità per tutti, ha completamente
tradito il suo compito storico di contrapporre gli interessi del
lavoro a quelli del capitale. Oggi tutte le istituzioni, la politica
e le strutture pubbliche, lungi dall’essere state abolite dal
capitale, che in realtà dello Stato ha bisogno, sono state volte a
suo vantaggio. Ma la classe lavoratrice sembra sul punto di
risvegliarsi e di accorgersi del tradimento.
Testo di
Charles Hugh-Smith dal blog Of
Two Minds , 23 gennaio 2017
La
sinistra non è solo allo sbando – è al completo collasso
perché la classe operaia si è accorta del tradimento della
sinistra e del suo abbandono della classe operaia per costruire
ricchezza personale e potere. La
fonte dell’angoscia rabbiosa che scuote il campo
progressista del Partito Democratico non è il Presidente Trump – è
il completo collasso della sinistra a livello globale.
Per capire questo crollo, dobbiamo rivolgerci (ancora una volta) alla
comprensione profonda che Marx aveva dello Stato e del
capitalismo. Non
stiamo parlando del marxismo
culturale che
gli americani conoscono a livello superficiale, ma del nocciolo della
sua analisi economica che, come notava Sartre, viene insegnata al
solo fine di screditarla.
Il
marxismo culturale attinge anch’esso da Engels e Marx.
Nell’uso moderno, il marxismo
culturale indica
l’aperto scardinamento dei valori tradizionali – la famiglia, la
comunità, la fede religiosa, i diritti di proprietà e un governo
centrale limitato – in favore di un cosmopolitismo
senza radici e
uno Stato centrale espansivo e onnipotente che sostituisce la
comunità, la fede e i diritti di proprietà con meccanismi di
controllo statalista che impongono la dipendenza dallo Stato stesso,
e una mentalità secondo la quale l’individuo è colpevole di
pensiero anti-statalista fino a prova contraria, determinata dalle
regole dello Stato stesso.
La
critica di Marx al capitalismo è di natura economica: il capitale e
il lavoro sono in eterno conflitto.
Nell’analisi di Marx il capitale ha la meglio fino a che le
contraddizioni interne del capitalismo non erodono dall’interno le
sue capacità di controllo. Il
capitale non domina solo il lavoro; domina anche lo Stato.
Perciò la versione “statale” del capitalismo che domina a
livello globale non è una coincidenza o un’anomalia – è l’unico
esito possibile di un sistema nel quale il capitale è la forza
dominante.
Per
contrastare il dominio del capitale sono sorti i movimenti politici
socialdemocratici, per strappare alcune misure dalle mani del
capitale e volgerle in favore del lavoro. I
movimenti socialdemocratici sono stati ampiamente aiutati dal “quasi
crollo” della prima versione del capitalismo dei cartelli [cartel
capitalism]
durante la Grande Depressione, quando la cancellazione del debito
deteriorato avrebbe comportato la distruzione dell’intero sistema
bancario e azzoppato la funzione principale del capitalismo, quella
di far crescere il capitale stesso tramite un’espansione del
debito. I padroni del
capitale, decimati, capirono di avere un’unica scelta: resistere
fino ad essere rovesciati dall’anarchismo o dal comunismo, oppure
cedere un po’ della loro ricchezza e del loro potere ai partiti
socialdemocratici in cambio di stabilità sociale, politica ed
economica. In termini generali si direbbe che la sinistra favorisce il lavoro (i
cui diritti sono protetti dallo Stato) mentre la destra favorisce il
capitale (i cui diritti sono ugualmente protetti dallo Stato).
Ma
nel corso degli ultimi 25 anni di neoliberalismo globalizzato, i
movimenti socialdemocratici hanno abbandonato il lavoro per
abbracciare la ricchezza e il potere che gli venivano offerti dal
capitale. L’essenza
della globalizzazione è questa: il lavoro viene mercificato mentre
il capitale mobile è libero di girare in qualsiasi angolo del mondo
per cercare il costo del lavoro minore possibile. Al contrario del
capitale, il lavoro è molto meno mobile, non è in grado di
spostarsi fluidamente e senza frizioni come fa il capitale, alla
ricerca di opportunità e di scarsità da sfruttare a proprio
vantaggio.
Il
neoliberalismo – l’apertura dei mercati e delle frontiere –
permette al capitale di schiacciare il lavoro senza alcuno sforzo. I
socialdemocratici, nel momento in cui abbracciano l’idea dei
“confini aperti”, istituzionalizzano l’apertura
all’immigrazione; questa disintegra il valore della forza lavoro
dato dalla sua scarsità sul mercato interno, e permette di
abbassarne il prezzo grazie al lavoro degli immigrati, a tutto
vantaggio del desiderio del capitale di abbattere i costi.
La
globalizzazione, la finanza neoliberale e le politiche di
immigrazione determinano il crollo della sinistra e la vittoria del
capitale. Ora
è il capitale a dominare totalmente lo Stato e le sue strutture
clientelari – i partiti politici, le lobby, i contributi alle
campagne elettorali, le fondazioni di beneficienza che operano a
pagamento, e tutte le altre strutture del capitalismo di Stato. Per
nascondere il crollo della difesa economica del lavoro da parte della
sinistra, i sostenitori della sinistra e la macchina delle pubbliche
relazioni hanno sostituito i movimenti per la giustizia sociale
alle lotte per acquisire sicurezza economica e
capitale.Questo
è riuscito alla perfezione, e decine di milioni di autoproclamati
“progressisti” si sono bevuti la Grande Truffa della
sinistra, secondo la quale le campagne di “giustizia sociale”
in nome di gruppi sociali emarginati sarebbero la vera
caratteristica distintiva dei movimenti progressisti e
socialdemocratici.
Questo
giochetto da prestigiatore, questo abbraccio delle campagne per
la “giustizia sociale” economicamente neutre, ha mascherato
il fatto che i partiti socialdemocratici avevano intanto gettato il
lavoro nel tritacarne della globalizzazione,
dell’apertura all’immigrazione e della libera circolazione del
capitale, che intanto era tutto contento dell’abbandono del lavoro
da parte della sinistra. Nel
frattempo i furboni della sinistra si sono ingozzati delle
concessioni elargite dal capitale in cambio del loro
tradimento. Vengono
in mente i “guadagni” di Bill e Hillary Clinton per 200 milioni
di dollari, e innumerevoli altri esempi di arricchimenti personali da
parte di autoproclamati “difensori” del lavoro.
La
sinistra non è solo allo sbando – è al crollo totale – ora che
la classe lavoratrice si è svegliata e si è resa conto del
tradimento e dell’abbandono da parte di chi si è occupato solo del
proprio interesse personale.
Chiunque lo neghi non si è ancora reso conto della Grande
Truffa della Sinistra.
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