Testo di Rosalba Diana
A Malmoe le donne
svedesi hanno inscenato una manifestazione per protestare contro
l’ondata di stupri che sta sconvolgendo la città. In centinaia
sono scese in piazza per contestare il capo della polizia locale e
per come viene gestita la sicurezza. L’ultimo atroce episodio ha
riguardato una diciassettenne che nel centro di Malmoe è stata
stuprata e seviziata (gli assalitori hanno poi dato fuoco alla sua
vagina) da una gang di immigrati. È il terzo caso in tre settimane,
nel pieno centro della città svedese, ed è la terza volta in pochi
giorni che gli autori vengono identificati in bande di immigrati che
fermano e violentano le donne. A tutto questo, la polizia locale ha
risposto con un laconico comunicato del capo della polizia: “Non
avventuratevi da sole in città, dopo il tramonto”. Una
dichiarazione che, per le donne svedesi, da sempre all’avanguardia
nella lotta per la parità dei diritti, è stata una certificazione
di fallimento. Da qui la protesta pubblica, la presa di posizione
delle femministe svedesi. Il coprifuoco per le donne non era stato
neanche immaginato quando la Svezia veniva dipinta come il modello di
integrazione e di convivenza tra tutte le culture e le etnie.
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