Sapere cose che gli
altri non sanno dà un’intima soddisfazione, subito stemperata, se
non proprio obliterata, nel momento in cui ci si accorge che nessuno
di quelli con cui intavoliamo una discussione è disposto a darci
retta e anzi ci guarda, nel momento in cui gli spieghiamo la verità,
come se fossimo pazzi. E’ in quelle circostanze che ci accorgiamo
di quanto infelice sia la condizione umana, poiché la maggior parte
delle persone non vuole sapere la verità, ma preferisce continuare a
sguazzare nella poltiglia delle menzogne, a tutti i livelli, sia come
singoli che come gruppi sociali, sia nelle piccole verità, sia in
quelle grandi. Un senso di fastidio li prende se ci azzardiamo a
raccontare come stanno le cose e, a nostra volta, un senso
d’impotenza ci prende come reazione all’ignavia dei nostri
interlocutori. E’ così da sempre. I popoli che non imparano dai
propri errori sono condannati a ripeterli. E per i singoli vale lo
stesso principio, forse con qualche lieve margine di apprendimento e
di crescita, ma non in tutti, solo in pochi.
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