Testo
di Leda Fontana
Giornata
tranquilla oggi nel prato, sulla collina: si odono soltanto i soffici rumori
provenienti dal bosco vicino, le lucertole sonnecchiano al sole, e una brezza
leggera accarezza l‘erba, le foglie e la mia pelle, ma all’improvviso si alza
un forte brusio proveniente dall’alveare in fondo al campo, mi avvicino e vedo
che migliaia di api stanno uscendo dalla loro casetta, letteralmente stanno
rotolando giù dal predellino come un fiume in piena, poi si alzano alte verso
il cielo, come in una danza frenetica e gioiosa, insieme formano una nuvola di
puntini turbinanti. Nell’alveare è nata una nuova regina, un comando è stato
lanciato, e metà delle api lascia la vecchia casa e parte insieme alla nuova
regina per creare una nuova famiglia: è la sciamatura.
La nuvola turbinante di api poi si dirige verso il bosco, in cerca di un riparo dove fondare il nuovo alveare. Cosi può capitare a fine primavera inizio estate, di imbattersi in uno sciame di api in cerca di un nuovo riparo, ma, niente paura, basta tenersi a una buona distanza, e chiamare un apicoltore che sarà felice di raccogliere lo sciame ed ospitarlo nel suo apiario. Ogni apicoltore cerca di evitare in ogni modo che le proprie api sciamino, perché quando meta delle api se ne vanno, la produzione di miele tracolla, ma nonostante tutte le precauzioni, capita ugualmente che in qualche alveare la “febbre della sciamatura” abbia il sopravvento ed è sempre successo, non è una novità.
La nuvola turbinante di api poi si dirige verso il bosco, in cerca di un riparo dove fondare il nuovo alveare. Cosi può capitare a fine primavera inizio estate, di imbattersi in uno sciame di api in cerca di un nuovo riparo, ma, niente paura, basta tenersi a una buona distanza, e chiamare un apicoltore che sarà felice di raccogliere lo sciame ed ospitarlo nel suo apiario. Ogni apicoltore cerca di evitare in ogni modo che le proprie api sciamino, perché quando meta delle api se ne vanno, la produzione di miele tracolla, ma nonostante tutte le precauzioni, capita ugualmente che in qualche alveare la “febbre della sciamatura” abbia il sopravvento ed è sempre successo, non è una novità.
Sono
milioni di anni che le api perpetuano la loro specie in questo modo; è un fenomeno
naturale e nessuno si era mai sognato vedendo uno sciame di dire che le api
sono impazzite. Oggi invece sì, ho letto sui media diversi articoli
recentissimi che parlano di “strani episodi” di “api impazzite”, ma possibile
che abbiamo giornalisti così ignoranti? Non è che anche nei media è partito un
comando? Qualcuno forse vuole instillare nella gente timore per questo insetto?
Le
api sono fondamentalmente molto docili e miti, pungono soltanto se vengono
disturbate. La popolazione delle api è ormai più che dimezzata nel mondo,
perché sono vittime di insetticidi, diserbanti, malattie diffuse dall’uomo,
inquinamento chimico, acustico ed elettromagnetico, abbiamo distrutto i loro
habitat naturali e ci meravigliamo se ritroviamo uno sciame in città. In Italia
l’ambiente è diventato così ostile per loro che uno sciame allo stato
selvatico, difficilmente riesce a sopravvivere, così la sciamatura che una
volta assicurava la moltiplicazione della specie oggi porta le api a morte
sicura, se non interviene un apicoltore a recuperarle.
Non
ci basta, averle mezze sterminate, avergli reso la vita impossibile, oggi qualcuno
vuole anche seminare paura per questo insetto, che per migliaia di anni è stato
compagno ed amico dell’uomo, ed è un anello fondamentale, indispensabile, per
gli ecosistemi.
E
nessuno mi venga a dire che tanto, stanno costruendo le api artificiali; sì è
vero, guardacaso, la Monsanto e i militari, stanno facendo studi per creare
l’ape telecomandata. Ma per favore! Chi conosce, le sensibilità, la complessità,
l’intelligenza, l’operosità, di questo insetto, sa benissimo che non può essere
sostituito da una macchina, come per altro non può essere riprodotto
meccanicamente nessun essere vivente, perché ogni essere vivente, piccolo o
grande che sia, ha un’anima unica ed irripetibile che non può essere riprodotta
in nessun modo.
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