Fonte:
Identità.com
Ore
21 di ieri sera: Un prete eritreo riceve una telefonata, l’ennesima. E’ sempre
lui, Don Mosé Zerai, tutti i passeurs hanno il suo numero, se ne sono già
occupati. Dietro ogni sbarco con “telefonata”, c’è il prete eritreo.
Il
traffico funziona in questo modo. Si prende il mare dalla Libia, poi si
danneggia il barcone e si avvisa Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo
responsabile dell’agenzia Habeshia, da quel momento parte la segnalazione del
sacerdote alla Guardia Costiera: “mi hanno chiamato e stanno affondando, sono…”.
Il resto lo immaginate: i nostri “crocerossini” corrono in acque libiche a
prendersi i clandestini.
Le
agenzie la raccontano così:
Sono tutti salvi i 226
profughi che stavano viaggaindo dalla Libia all’Italia a bordo di due gommoni,
entrambi andati presto in avaria. A bordo anche 37 donne, di cui una incinta e
un bambino. A raccogliere le richieste di aiuto, giunte via satellitare, nella
serata di ieri erano stati Don Mosè Zerai, il sacerdote eritreo responsabile
dell’agenzia Habeshia, e suor Grazia di Bari.
“Venite a prenderci, stiamo
per affondare”, l’appello arrivato da un’imbarcazione carica di 111 persone,
che avrebbe preso il mare venerdì scorso, individuata a circa 30 miglia da
Tripoli.
Un’ora più tardi, la
seconda richiesta di aiuto, da un’imbarcazione con 115 migranti, a circa 60
miglia da Tripoli. Le capitanerie di porto hanno immediatamente dirottato in
area il rimorchiatore “Asso 30″: circa un’ora fa si sono regolarmente concluse
le operazioni di trasbordo di tutti i passeggeri su motovedette della Guardia Costiera ora dirette a Lampedusa.
Ovviamente
le agenzie mentono, riportano la versione del trafficante.
Per
le agenzie e i pennivendoli siamo ancora al “profughi”. Il loro, è il disperato
tentativo di distorcere la realtà dei fatti con l’utilizzo, meschino, delle
parole. Profughi di quale guerra?
E
ci sono sempre alcune donne, usate come “scudi umani”, e c’è sempre un “bambino”.
I famosi “bambini” dell’inchiesta romana.
Intanto
nessun magistrato indaga sul prete trafficante.
Come
mai gli scafisti hanno il suo numero? Conoscete disperati col satellitare? E’,
il prete, per caso anche implicato nella truffa dei falsi profughi minorenni?
Queste
domande sono poste ai magistrati che, poverini, non hanno tempo per indagare su
Don Mosè Zerai e i suoi strani contatti. Troppo impegnati nel perseguire chi
non prevede i terremoti.
Il
business dei “profughi” è un business fiorente che ha ben attecchito nella
cerchia dei
“preti” xenofili e delle loro associazioni. Non è quindi bizzarro che, visti i soldi che ogni immigrato vale per l’associazione che lo ospita, la stessa cerchi di farne arrivare il più possibile. Bizzarro è che nessuno indaghi.
“preti” xenofili e delle loro associazioni. Non è quindi bizzarro che, visti i soldi che ogni immigrato vale per l’associazione che lo ospita, la stessa cerchi di farne arrivare il più possibile. Bizzarro è che nessuno indaghi.
Intanto,
altri 226 invasori sono stati raccolti dai collaborazionisti della Guardia
Costiera (anche loro hanno la percentuale sul “profugo”, come le associazioni
romane?) e, da oggi, riceveranno 45€ al giorno delle nostre tasse. Vitto e
alloggio escluso, ovviamente.
C’è
un prete trafficante in Vaticano. E un’accozzaglia di complici nelle
Capitanerie di porto, di medici compiacenti negli Ospedali e di dis-informatori
nelle redazioni dei giornali.
Il
loro unico scopo è farne venire il più possibile. Perché ci guadagnano.
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