Credo
fermamente che un umano sia tanto più grande quanto più ampia è la
cerchia di coloro che include nella sua compassione.
“Gli
animali sono la parte più piccola della Creazione divina, ma noi un giorno li
rivedremo nel mistero di Cristo” disse Papa Paolo VI.
“Uomo,
vegetali, animali siamo tutti nella stessa barca; non si tocca l’uno senza che
a lungo andare non si danneggi l’altro” aggiunse Papa Luciani.
“E’
urgente seguire l’esempio del povero di Assisi e abbandonare sconsiderate forme
di dominio, cattura e custodia verso tutte le creature” gli aveva fatto eco
Papa Giovanni II.
E
lo scorso 16 marzo, Papa Francesco donò la sua benedizione a un cane.
Per
tutto ciò mi suona come una bestemmia che nel profondo Veneto cattolico - siamo
sulle colline della ricca Conegliano, provincia di Treviso – qualcuno si stia
battendo contro la realizzazione di un gattile.
Proprio
un gattile. Neppure un canile per cui si potrebbe obiettare che quelle povere
anime dei cani per mestiere spesso abbaiano. Disturbando la quiete di coloro
che non avvertono però il rumore delle auto.
Qui,
lungo via Silvio Pellico, lunedì 29 luglio gli abitanti riuniti nel neonato
Comitato per la difesa dei cittadini, scenderanno in strada per manifestare
contro i gatti e la loro futura casa (”poco igienica” e minacciosa per la
“quiete pubblica”) che nascerà non con fondi pubblici (il Comune ha messo a
solo disposizione il terreno incriminato) bensì con donazioni di privati
cittadini.
Gli
abitanti protesteranno anche contro chi sta progettando questo gattile: l’Enpa
di Treviso che da anni, con la sola forza e passione dei volontari, si danna
per raccogliere, curare e fare adottare migliaia di gatti randagi e
abbandonati.
Chi
pensa, come ha dichiarato un abitante a un quotidiano che “prima vengono i
cittadini e poi gli animali”, forse dovrebbe fare un bagno di umiltà. Perché
razzismo, sessismo e specismo viaggiano sotto braccio.
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