lunedì 22 luglio 2013

Si prepara la resa dei conti



Testo di Fabrizio Belloni

Mi guardo in giro.
E mi sembra di essere un personaggio de “Il deserto dei Tartari”, ove una guarnigione russa perde il tempo della vita in attesa di un attacco che non verrà. Non è sfoggio di erudizione, è disperazione. In parte.
In parte rabbia. Rabbia nera. Guardatevi intorno: ad essere caritatevoli l’immagine che ne otterrete è quella di una società allo sfascio, di tutta una serie di comunità che vanno assottigliandosi come ghiaccioli al sole estivo, e soprattutto di esseri umani che di umano mantengono forse buona parte dell’aspetto esteriore, ma che dentro sono larve svuotate e imputridite.


 Catastrofista! Obbietterà colui che ormai non si accorge neppure più di essere in catene.
No, non amo la catastrofe, ma trovo vile non denunciarne l’avvicinarsi. E trovo miserabile tentare di adattarsi alla meno peggio alla situazione, per paura, per accidia, per piccola convenienza.
Guardatevi in giro.
Non esiste una che sia una proposta Politica, con la P maiuscola. Cioè che incarni un progetto, una proposta, un’idea.
Abbiamo alla presidenza della Repubblica un ex Fascista, ex filo Nazista, ex comunista, ex “carrista”, ex “migliorista”, tuttora amico degli yankee che lo considerano “affidabile”. Ed il Parlamento lo ha trovato anche il meno peggio. Figuratevi gli altri!
In compenso alla presidenza del Consiglio dei Ministri abbiamo un “democristiano” che più democristiano non si può. E come tutti i democristiani ha subito messo in atto l’arte del rinvio. Consumata abilità del biancofiore: di fronte ad un problema, mai affrontarlo e risolverlo. Si rinvia, sperando nello “stellone”  per non scontentare nessuno.
Se poi prendete in esame i leader delle parti politiche, vi verrebbe voglia di usare il turpiloquio, trattenuto solo dall’educazione. Già dire “parti politiche” è una iperbole, una esagerazione. Abbiamo solo bande rivali che si battono, o fingono di farlo, unicamente per appropriarsi del malloppo, delle stanze dei bottoni che permettono intrallazzi, concussioni, corruzioni, malversazioni. Magari accordandosi.
Non c’è destra, non c’è centro, non c’è sinistra. Ormai sono solo allocazioni geografiche, avide, rapaci, ignoranti, ladre, incompetenti, corrotte.
 Perché tutto questo viscidume, questa cloaca umana, questo verminaio sociale?

Perché siamo occupati dai “vincitori democratici” della Seconda Guerra Mondiale, vera Guerra Civile Europea.
Abbiamo oltre cento basi yankee sul nostro suolo patrio, e 118 testate atomiche fra Aviano e Cerro Torri, in quel di Brescia.
E questo è solo l’aspetto esteriore. Quello che è peggio sta nel fatto che stiamo subendo un attacco alla nostra Società e soprattutto alle nostre Comunità, vere depositarie di una tradizione di tremila anni, a dir poco. Ci vogliono cancellare l’anima, vogliono azzerare la cultura che passa di madre in figlio, col latte del seno, vogliono azzerare usi e consuetudini che neppure il papato e la santa inquisizione sono riuscite a debellare.
Possiamo uscirne?
Dobbiamo.
E per uscirne e tornare a sorridere al futuro ci toccherà usare tutto il coraggio del cuore, e chiederci perché siamo in questa condizione. Analizzare se il modello propostoci ci va bene e se ne condividiamo i valori. Le parole non servono: il modello propostoci, la democrazia parlamentare, ci  ha portato a questa situazione. Girarci in giro è solo esercizio verbale. Dobbiamo avere il coraggio di dire che la “democrazia” non accetta altro da sé, che è sanguinaria, incapace, inefficacie, ladra, sprecona, usuraia, corrotta e corruttrice.
Dobbiamo avere il coraggio di ammettere che il valore economico è sì un valore, ma non è né il primo, né il più importante. Dobbiamo avere il coraggio di dire, soprattutto a noi stessi, che il maledetto dio denaro, il Moloch incarnato dal vitello d’oro, l’adorato soldo ci frega regalandoci la gioia del momento, e negandoci per sempre la felicità, la speranza.
Ci vuole coraggio. Ma se non ne abbiamo, che razza di uomini saremmo? Vuoti simulacri, vestiti firmati, che corrono dietro ai minuti secondi, senza renderci conto che stiamo perdendo la vita.
Non sono, tuttavia, pessimista. I segni ci sono e si moltiplicano. Il risveglio dell’uomo, soprattutto bianco ed europeo, è iniziato. Dapprima i segnali erano deboli e sparsi. Poi si sono moltiplicati e hanno cominciato a raggrupparsi. Tant’è che i “poteri forti” cominciano a temere per la loro sorte. Un esempio? L’immissione del cosiddetto reato di “negazionismo”, vera ammissione che “loro” stanno perdendo la guerra.
E sanno che a breve ci sarà lo scontro. Lo scontro finale.
Sangue contro oro.

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