Testo di Fabrizio Belloni
Mi
guardo in giro.
E
mi sembra di essere un personaggio de “Il deserto dei Tartari”, ove una
guarnigione russa perde il tempo della vita in attesa di un attacco che non
verrà. Non
è sfoggio di erudizione, è disperazione. In
parte.
In
parte rabbia. Rabbia nera. Guardatevi
intorno: ad essere caritatevoli l’immagine che ne otterrete è quella di una
società allo sfascio, di tutta una serie di comunità che vanno assottigliandosi
come ghiaccioli al sole estivo, e soprattutto di esseri umani che di umano
mantengono forse buona parte dell’aspetto esteriore, ma che dentro sono larve
svuotate e imputridite.
Catastrofista! Obbietterà colui che ormai non si accorge neppure più di essere in catene.
Catastrofista! Obbietterà colui che ormai non si accorge neppure più di essere in catene.
No,
non amo la catastrofe, ma trovo vile non denunciarne l’avvicinarsi. E trovo
miserabile tentare di adattarsi alla meno peggio alla situazione, per paura,
per accidia, per piccola convenienza.
Guardatevi
in giro.
Non
esiste una che sia una proposta Politica, con la P maiuscola. Cioè che incarni
un progetto, una proposta, un’idea.
Abbiamo
alla presidenza della Repubblica un ex Fascista, ex filo Nazista, ex comunista,
ex “carrista”, ex “migliorista”, tuttora amico degli yankee che lo considerano “affidabile”.
Ed il Parlamento lo ha trovato anche il meno peggio. Figuratevi gli altri!
In
compenso alla presidenza del Consiglio dei Ministri abbiamo un “democristiano”
che più democristiano non si può. E come tutti i democristiani ha subito messo
in atto l’arte del rinvio. Consumata abilità del biancofiore: di fronte ad un
problema, mai affrontarlo e risolverlo. Si rinvia, sperando nello “stellone” per non scontentare nessuno.
Se
poi prendete in esame i leader delle parti politiche, vi verrebbe voglia di
usare il turpiloquio, trattenuto solo dall’educazione. Già dire “parti
politiche” è una iperbole, una esagerazione. Abbiamo solo bande rivali che si
battono, o fingono di farlo, unicamente per appropriarsi del malloppo, delle
stanze dei bottoni che permettono intrallazzi, concussioni, corruzioni,
malversazioni. Magari accordandosi.
Non
c’è destra, non c’è centro, non c’è sinistra. Ormai sono solo allocazioni
geografiche, avide, rapaci, ignoranti, ladre, incompetenti, corrotte.
Perché tutto questo viscidume, questa cloaca umana, questo verminaio sociale?
Perché tutto questo viscidume, questa cloaca umana, questo verminaio sociale?
Perché
siamo occupati dai “vincitori democratici” della Seconda Guerra Mondiale, vera
Guerra Civile Europea.
Abbiamo
oltre cento basi yankee sul nostro suolo patrio, e 118 testate atomiche fra
Aviano e Cerro Torri, in quel di Brescia.
E
questo è solo l’aspetto esteriore. Quello che è peggio sta nel fatto che stiamo
subendo un attacco alla nostra Società e soprattutto alle nostre Comunità, vere
depositarie di una tradizione di tremila anni, a dir poco. Ci vogliono
cancellare l’anima, vogliono azzerare la cultura che passa di madre in figlio,
col latte del seno, vogliono azzerare usi e consuetudini che neppure il papato
e la santa inquisizione sono riuscite a debellare.
Possiamo
uscirne?
Dobbiamo.
E
per uscirne e tornare a sorridere al futuro ci toccherà usare tutto il coraggio
del cuore, e chiederci perché siamo in questa condizione. Analizzare se il
modello propostoci ci va bene e se ne condividiamo i valori. Le parole non
servono: il modello propostoci, la democrazia parlamentare, ci ha portato a questa situazione. Girarci
in giro è solo esercizio verbale. Dobbiamo avere il coraggio di dire che la “democrazia”
non accetta altro da sé, che è sanguinaria, incapace, inefficacie, ladra,
sprecona, usuraia, corrotta e corruttrice.
Dobbiamo
avere il coraggio di ammettere che il valore economico è sì un valore, ma non è
né il primo, né il più importante. Dobbiamo avere il coraggio di dire,
soprattutto a noi stessi, che il maledetto dio denaro, il Moloch incarnato dal
vitello d’oro, l’adorato soldo ci frega regalandoci la gioia del momento, e
negandoci per sempre la felicità, la speranza.
Ci
vuole coraggio. Ma se non ne abbiamo, che razza di uomini saremmo? Vuoti
simulacri, vestiti firmati, che corrono dietro ai minuti secondi, senza
renderci conto che stiamo perdendo la vita.
Non
sono, tuttavia, pessimista. I segni ci sono e si moltiplicano. Il risveglio
dell’uomo, soprattutto bianco ed europeo, è iniziato. Dapprima i segnali erano
deboli e sparsi. Poi si sono moltiplicati e hanno cominciato a raggrupparsi.
Tant’è che i “poteri forti” cominciano a temere per la loro sorte. Un esempio?
L’immissione del cosiddetto reato di “negazionismo”, vera ammissione che “loro”
stanno perdendo la guerra.
E
sanno che a breve ci sarà lo scontro. Lo scontro finale.
Sangue
contro oro.
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