Perugia. Sono le 7.40 di giovedì mattina, l’autobus della linea L di
Umbria Mobilità, partito da Montelaguardia, arriva al capolinea di piazza
Partigiani, a Perugia. A bordo un autista che, come i suoi colleghi, vive la
difficilissima situazione dell’azienda e di essere un controllore. Proprio a
Montelaguardia è salito un ragazzo di circa 20 anni, sudamericano: indossa
jeans e una maglietta bianca, sulle spalle ha uno zainetto e insieme a lui ci
sono altri ragazzi. Uno di questi, con il biglietto in mano, viene controllato,
scende e aspetta. Il controllore, 59 anni, chiede ad un altro di mostrare il
biglietto che non ha e intanto si accorge che l’altro giovane a terra lo passa
a quello a bordo. La multa scatta inevitabile.
Fra
le mani il 59enne ha la tessera sanitaria del ragazzo, questo gliela chiede
indietro ma serve per il verbale. Vista l’insistenza il controllore urla al
collega autista di chiamare i carabinieri. E’ la molla che fa scattare i
secondi di follia dentro l’autobus: il sudamericano spinge il controllore, che
non cade, si avventa sui pantaloni per recuperare il documento tanto che questi
si rompono fino al ginocchio. Il controllore, stavolta a terra, acciuffa il
giovane per lo zaino e arriva il primo pugno in faccia ma al ventenne non basta
per liberarsi, così arriva pure il secondo. Poi la fuga. A terra rimane il
59enne con ferite al volto e due denti rotti mentre ora, dopo la denuncia fatta
ai carabinieri, è caccia all’aggressore.
Un
giovedì che, secondo il racconto che il 59enne decide di fare a Umbria24, è di
ordinaria follia per i pochi, pochissimi controllori chiamati a combattere, è
il caso di dirlo, l’evasione sugli autobus di Umbria Mobilità: «Faccio questo
lavoro da dieci anni – dice – e questa non è di certo la prima aggressione che
subisco. Facciamo 15-16 verbali al giorno ma ogni settimana che passa diventa
sempre più difficile». A dividersi la giornata sono solo quattro controllori:
due la mattina e altrettanti il pomeriggio in un comune con la superficie tra
le più grandi d’Italia. Dalle sette di sera non c’è più nessuno a controllare: «Da
quell’ora in poi – continua – sanno che non ci siamo e sugli autobus si viaggia
praticamente gratis. Così come la
domenica».
Un
esempio: «L’altra sera – racconta – ho fatto un controllo per caso alle otto di
sera e sulla linea D ho trovato dodici persone senza biglietto. Dodici». E poi
gli insulti e le minacce che fanno somigliare la giornata di lavoro ad un
piccolo inferno: «Ci insultano – dice – ci prendono in giro, ci sputano.
Qualche anno fa mi hanno buttato giù con l’autobus in corsa e mi hanno detto “conosciamo
tuo figlio”, così non ho fatto nulla. Per fortuna che quella volta non ho
battuto la testa». In altre occasioni dalle tasche dei controllati spuntano
fuori le lame. «Una volta – ricorda – un ragazzo a cui ho chiesto il biglietto
ha tirato fuori un coltello e mi ha detto: “Vuoi questo?”». Alle forze dell’ordine
il 59enne fa un appello, chiedendo «maggiore supporto perché – conclude amaro – il nostro è un lavoro rischiosissimo».
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