sabato 27 luglio 2013

La difficile vita dei controllori

 

Perugia. Sono le 7.40 di giovedì mattina, l’autobus della linea L di Umbria Mobilità, partito da Montelaguardia, arriva al capolinea di piazza Partigiani, a Perugia. A bordo un autista che, come i suoi colleghi, vive la difficilissima situazione dell’azienda e di essere un controllore. Proprio a Montelaguardia è salito un ragazzo di circa 20 anni, sudamericano: indossa jeans e una maglietta bianca, sulle spalle ha uno zainetto e insieme a lui ci sono altri ragazzi. Uno di questi, con il biglietto in mano, viene controllato, scende e aspetta. Il controllore, 59 anni, chiede ad un altro di mostrare il biglietto che non ha e intanto si accorge che l’altro giovane a terra lo passa a quello a bordo. La multa scatta inevitabile.


Fra le mani il 59enne ha la tessera sanitaria del ragazzo, questo gliela chiede indietro ma serve per il verbale. Vista l’insistenza il controllore urla al collega autista di chiamare i carabinieri. E’ la molla che fa scattare i secondi di follia dentro l’autobus: il sudamericano spinge il controllore, che non cade, si avventa sui pantaloni per recuperare il documento tanto che questi si rompono fino al ginocchio. Il controllore, stavolta a terra, acciuffa il giovane per lo zaino e arriva il primo pugno in faccia ma al ventenne non basta per liberarsi, così arriva pure il secondo. Poi la fuga. A terra rimane il 59enne con ferite al volto e due denti rotti mentre ora, dopo la denuncia fatta ai carabinieri, è caccia all’aggressore.

Un giovedì che, secondo il racconto che il 59enne decide di fare a Umbria24, è di ordinaria follia per i pochi, pochissimi controllori chiamati a combattere, è il caso di dirlo, l’evasione sugli autobus di Umbria Mobilità: «Faccio questo lavoro da dieci anni – dice – e questa non è di certo la prima aggressione che subisco. Facciamo 15-16 verbali al giorno ma ogni settimana che passa diventa sempre più difficile». A dividersi la giornata sono solo quattro controllori: due la mattina e altrettanti il pomeriggio in un comune con la superficie tra le più grandi d’Italia. Dalle sette di sera non c’è più nessuno a controllare: «Da quell’ora in poi – continua – sanno che non ci siamo e sugli autobus si viaggia praticamente gratis. Così come la  domenica».

Un esempio: «L’altra sera – racconta – ho fatto un controllo per caso alle otto di sera e sulla linea D ho trovato dodici persone senza biglietto. Dodici». E poi gli insulti e le minacce che fanno somigliare la giornata di lavoro ad un piccolo inferno: «Ci insultano – dice – ci prendono in giro, ci sputano. Qualche anno fa mi hanno buttato giù con l’autobus in corsa e mi hanno detto “conosciamo tuo figlio”, così non ho fatto nulla. Per fortuna che quella volta non ho battuto la testa». In altre occasioni dalle tasche dei controllati spuntano fuori le lame. «Una volta – ricorda – un ragazzo a cui ho chiesto il biglietto ha tirato fuori un coltello e mi ha detto: “Vuoi questo?”». Alle forze dell’ordine il 59enne fa un appello, chiedendo «maggiore supporto perché – conclude amaro –  il nostro è un lavoro rischiosissimo».

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