giovedì 8 agosto 2013

Un rapporto incrinato già da tempo

 
Fonte: Sanremo News

La presidenza provinciale dell'Arci di Imperia invita la cittadinanza a non restare indifferente rispetto alla vicenda tragica della morte di di Bohli Kayes, il cittadino tunisino di 36 anni rimasto ucciso a Riva Ligure nello scorso mese di giugno e per la cui morte sono indagati tre carabinieri:

"Siamo preoccupati dalle parole del Procuratore di Sanremo Roberto Cavallone, dalle quali trapela forte inquietudine per la scarsa collaborazione dei militari all’inchiesta. Bohli Kayes è stato dal 2007 utente dello Sportello giustizia “SP.IN.” coordinato dall’Arci a Sanremo, di cui aveva usufruito in conseguenza di alcuni precedenti penali: i nostri operatori e volontari conoscevano la sua triste storia di povertà e sacrifici, i suoi due figli e la moglie. L’Arci è da sempre vicina agli operatori della sicurezza, impegnata insieme alle rappresentanze sindacali a promuovere iniziative di riflessione sul tema della cultura legalità democratica nelle scuole e nel mondo associativo, ma è altrettanto vigile nel monitorare le zone grigie, a denunciare quei fatti che mettono in dura sofferenza il rapporto fiduciario tra la collettività e le forze dell’ordine. Ricordiamoci che pochi giorni fa, il 19 luglio,  un giovane senegalese è annegato nel Roya a Ventimiglia, per sfuggire all’inseguimento delle forze dell’ordine. Nel pieno rispetto del corso dell’inchiesta e della legalità, auspichiamo pertanto la massima assunzione di responsabilità delle istituzioni affinché venga fatta piena luce sulla vicenda ed assicurata la verità e la giustizia su una storia che rischia ulteriormente di incrinare il rapporto di fiducia tra i cittadini ed i tutori della legge. Siamo certi che la collaborazione con le forze inquirenti sia essenziale per dare una risposta ai cittadini, nel consentire la più scrupolosa chiarezza sull'accaduto".

9 commenti:

  1. Al di là dell'esito drammatico della vicenda, intervengo su queste dichiarazioni dell' Arci, cercando di capire... Cito il loro comunicato: "Bohli Kayes è stato dal 2007 utente dello Sportello giustizia “SP.IN.” coordinato dall’Arci a Sanremo, di cui aveva usufruito in conseguenza di alcuni precedenti penali: i nostri operatori e volontari conoscevano la sua triste storia di povertà e sacrifici, i suoi due figli e la moglie." Bene, vorrei chiedere all'Arci quale percorso di recupero era stato seguito per questa persona, perché nel 2007 era già pregiudicato ed oggi,siamo nel 2013, è stato fermato mentre continuava a spacciare droga. Ha un senso tutto questo? C'è un'ombra di pentimento o di preoccupazione nella foto segnaletica? Qualunque sia stato il "percorso", compreso uno dei tanti matrimoni con una donna italiana per via della cittadinanza, non credo sia stato un successo. Quale lavoro svolgeva ufficialmente questa persona per mantenere moglie e figli? In questi sette anni non è mai venuto un dubbio? Un percorso monitorato dallo "sportello" dovrebbe prevedere anche la denuncia alle forze di polizia quando si ha la certezza dell'attività criminosa della persona. Altrimenti meglio evitare di intervenire in un momento difficile come questo, in attesa che vengano accertate eventuali responsabilità: fino ad allora, nessun dubbio su da che parte stare. - Alberto Guasco - giornalista - Sanremo.

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    1. Concedere il permesso di soggiorno solo a chi è in possesso di richiesta specifica di mano d'opera da parte del datore di lavoro.

      Come si faceva in Svizzera una volta.

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  2. A quando l'eugenetica astrale?
    Perché non ha infilato il pene sul buco della serratura?
    Perché si concede la possibilità della procreazione a simili disadattati?
    Per crearne degli altri in presenza di penuria o carenza?

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    1. Massimo rispetto per l'individuo, specie se animato da buone intenzioni; nessun rispetto per chi manovra le masse promettendo facili paradisi e mandando gli interessati allo sbaraglio.

      Dalla Tunisia è venuto a morire nella civilissima Italia con la cassa toracica schiacciata da tre assassini in divisa, autorizzati dallo Stato assassino.

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    2. In pratica lo han tenuto un po' troppo stretto, per non farselo scappare. Tenete ben presente che era un tipo odioso ed odiato da tantissima gente: farselo scappare sarebbe stato uno smacco per i carabinieri.
      Come si dice dalle mie parti... "disgrazia fu!"

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    3. "Dalla Tunisia è venuto a morire nella civilissima Italia con la cassa toracica schiacciata da tre assassini in divisa, autorizzati dallo Stato assassino."
      Penso il peggio degli italiani ma sono altrettanto convinto che il signore del post non sia venuto a portarci perle di civiltà ed il suo vissuto è a dimostrarlo, per favore ci risparmi simile retorica da bassa macelleria.

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    4. Wasp, allora fu una disgrazia anche quella di Federico Aldrovandi?
      E pure quei due italiani morti in carcere nella Francia del sud?
      E tutti quegli afroamericani uccisi dalla polizia negli USA, a cominciare da Rodney King?

      Quante disgrazie succedono quando si è nelle grinfie delle forze dell'ordine!
      Ma che bell'ordine!

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    5. Giorgio Andretta, se la mia è retorica, è una retorica che uccide. Sono le morti "accidentali" (come dice Wasp), che devono esserci risparmiate.

      Per me i forcaioli sono altrettanto odiosi degli spacciatori.

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    6. La terza che ha detto!
      Non sono ne per i forcaioli ne per gli spacciatori, se lo stato fosse a mia immagine e somiglianza non sarebbe dal momento che sono anarchico, ricordi che sono per l'eugenetica astrale.

      Quanto ad Aldrovandi sono certo che ha visto qualcosa che non doveva vedere e come al solito il più debole paga.

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