mercoledì 4 settembre 2013

I professionisti delle armi chimiche

 

Testo di Gianfredo Ruggiero


Un'ondata di sdegno ha attraversato il mondo alla notizia del probabile uso di armi chimiche contro la popolazione siriana da parte del regime di Assad. Ma quando a massacrare inermi civili sono gli americani allora la notizia passa sotto silenzio.

Nel novembre del 2004, durante l’invasione NATO dell’Iraq alla ricerca delle inesistenti armi di distruzioni di massa di Saddam, gli americani bombardarono per giorni e giorni la città irachena di Falluja con bombe al fosforo bianco provocando la morte di migliaia di civili e, a causa delle radiazioni, la nascita di bambini deformi e un aumento esponenziale dei tumori tra i sopravvissuti.


Le immagini raccapriccianti, visibili su youtube, dei corpi corrosi e scarnificati dalle bombe al fosforo: uomini, donne e bambini bruciati vivi tra atroci sofferenze e senza alcuna possibilità di cura, non hanno suscitato, a differenza della Siria, alcuna reazione da parte del mondo politico occidentale e hanno lasciato del tutto indifferenti le grandi testate giornalistiche e le maggiori reti televisive.

Anche in questo caso, per i massacri perpetrati dagli americani sui civili inermi, nessuna ondata di sdegno, nessun titolo in prima pagina, nessuna presa di posizione dei governi europei a dimostrazione del totale asservimento della cosiddetta libera stampa e dell’Occidente americanizzato agli interessi economici e geopolitici degli USA.

Dalle due bombe atomiche (non ne bastava una?) gettate su un Giappone prossimo alla resa, alle bombe al napalm sui villaggi vietnamiti, fino ai proiettili all’uranio utilizzati nei Balcani, l’America non è nuova a questi metodi e nonostante sia la prima produttrice, esportatrice e utilizzatrice al mondo di armi di distruzione di massa è sempre e comunque considerata un baluardo di democrazia e libertà.

Chissà se un giorno, per questi crimini contro l’umanità, ci sarà una nuova Norimberga...

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