Fonte:
Promiseland
Testo
di Fabio Imperadore
Alle
persone che ti circondano, con le quali parli di tutto quello che c’è dietro e
attorno ad esempio alla macellazione di carne, fa uno strano effetto sentir
parlare di argomenti scomodi.
Accenni,
dopo una domanda di approfondimento fatta dal tuo interlocutore, a come vengono
uccisi i manzi oppure a come vengono fatti soffrire, senza addentrarti troppo
nello specifico e subito, di risposta, vedi la persona rifiutare quello che
dici, facendo una faccia un po’ schifata, bloccandoti con la mano e pregandoti
di fermarti, magari aggiungendo un “per carità non mi dire più niente. Queste
cose non le voglio sentire… figurati vederle!”. Allora rimango allibito. Cosa
c’è dietro questo comportamento? Non voglio additare e nemmeno biasimare
nessuno. Quello che mi chiedo è se le persone hanno un comportamento coerente
nella propria vita.
Ho
riflettuto su questi argomenti, scervellandomi, e alla fine sono arrivato alla
conclusione che esiste un tipo di uomo o un’area di uomini “particolari” che
fanno parte della nostra quotidianità.
Sono
quelle persone che affermano di amare gli animali, ma nello stesso momento li
mangiano. Parlano magari del proprio gattino, di quanto è cresciuto, di quanto
è carino, durante il pranzo, mangiando una bella fetta di controfiletto: come
se ci fossero animali di serie A e di serie B.
Sono
quelle persone che magari hanno in adozione un asinello, sfuggito alla
macellazione, non mangiano né salame né salsiccia derivante da questo
bellissimo animale, ma in compenso mangiano pesce e hamburger.
Sono
quelle persone che non vogliono guardare la tristezza, la ferocia degli
allevamenti e la macellazione di carne, ma che entrano tranquillamente in un
locale in cui sono appesi alle pareti foto di maiali appena scuoiati, perché il
locale fa tendenza.
Sono
quelle persone che gridano allo scandalo parlando della corrida, ma poi sono i
primi a farsi la grigliata la domenica comprando 10 kg di carne di maiale.
Sono
quelle persone che si indignano, giustamente, con il vicino di casa che tiene
alla catena il proprio cane, senza acqua e sotto il sole cocente, ma che poi
vanno al lago la domenica a pescare.
Sono
quelle persone superficiali che pensano che gli animali non siano uguali a noi
e che si scandalizzano se noi affermiamo il contrario e, anzi, sostengono che
sia giusto sfruttarli, anche se non utilizzano il termine “sfruttare” perché
troppo negativo e troppo poco politically correct, preferiscono il più naturale “mangiare”), perché
alla fine è sempre stato fatto così, fin dalla notte dei tempi, e comunque
l’animale è stato abbattuto da qualcun altro!
Sono
quelle persone che si girano dall’altra parte perché non hanno il coraggio di
affrontare gli effetti delle proprie azioni, a cui da’ fastidio vedere, sapere
e toccare con mano il fatto che siano parte attiva di un ciclo di produzione di
sfruttamento degli animali.
Sono
quelle persone che ragionano in maniera specista. Allora anche noi potremmo
ragionare come loro, catalogarli in un sottosistema.
Sono
proprio quelle le persone che appartengono al girone degli ignavi, coloro che
non prendono mai posizione in nulla oppure solo in qualcosa. Sono proprio loro
le persone ipocrite che non danno coerenza alle proprie azioni.
Sono quelle persone che non vogliono “guardarsi dentro” e che non vogliono migliorare la loro situazione o coltivare un comportamento più amorevole, che deve passare necessariamente da un profondo senso di umiltà e apertura mentale.
Mi
permetto una riflessione.
Gli
animali hanno la bocca ma non possiedono il dono della parola per farsi capire.
Voi sì. Usatela non per mangiare animali ma per far fuoriuscire parole di pace,
di amore, di armonia ma soprattutto di difesa in favore degli esseri che,
purtroppo almeno per questa vita, non possono difendersi da soli.
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