Fonte:
Green Style
Livelli
record di cibo sprecato ogni anno nel mondo. A sottolineare il pessimo
risultato la FAO all’interno del rapporto “Food Wastage Footprint: Impacts on
Natural Resources”. Circa 750 miliardi di dollari persi ogni anno a fronte di
oltre 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti buttati.
Un
peso, quello del cibo sprecato, che grava non soltanto sul prodotto finale, ma
anche e soprattutto in termini di spreco delle risorse naturali quali acqua ed
energia. Questo, senza contare l’inevitabile impatto ambientale generato dalla
produzione in termini di gas serra, di cui vengono prodotti 3,3 miliardi di tonnellate.
Il
54% del cibo viene sprecato durante le fasi di produzione, di raccolta e tenuta
in magazzino, mentre il restante 46% diviene spreco durante le operazioni di
trasformazione, distribuzione e infine di consumo. Percentuali che subiscono
sostanziali modifiche a seconda della zona del mondo interessata, con le
regioni più povere che sprecano in misura maggiore in fase produttiva, al
contrario di quanto avviene nel paesi più ricchi.
Lo
spreco maggiore di cereali avviene in Asia, a livelli elevati e con un
rilevante impatto sulle emissioni di CO2, mentre a sprecare il maggior volume
di carne sono l’America Latina e i paesi più ricchi della Terra. In questi
ultimi avviene circa il 67% dello spreco mondiale di derivati animali.
Il
direttore generale della FAO Josè Graziano da Silva invita tutti coloro che
sono inseriti nella linea di produzione e vendita a dare una mano per ridurre
il problema, si tratti di agricoltori o pescatori, come dei rivenditori finali
e degli stessi governi locali e nazionali o dei consumatori:
Queste
tendenze mettono un’inutile e insostenibile pressione sulle risorse naturali più
importanti, e devono essere invertite. Tutti devono apportare modifiche a ogni
anello della catena alimentare per evitare che vi sia spreco di cibo, oppure
riutilizzare o riciclare laddove è possibile. Oltre all’imperativo ambientale,
ve n’è anche uno di natura etica: non possiamo permettere che un terzo di tutto
il cibo che viene prodotto nel mondo vada perduto, quando vi sono 870 milioni
di persone che soffrono la fame.
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