Fonte:
Almo Nature
Secondo
gli animalisti la sperimentazione animale è inutile. Per la ricerca scientifica
esistono, quindi, delle alternative valide a tale pratica?
Quando
esistono alternative valide alla Sperimentazione Animale, queste vengono
universalmente utilizzate ma, purtroppo, ad oggi sono davvero molto poche. In
realtà le nostre attuali conoscenze sull’origine di tante malattie e sul loro
sviluppo non sono ancora sufficienti a creare modelli in-silico predittivi
mentre le tecniche in-vitro sono ancora molto lontane dal riprodurre la complessità
di un organismo vivente.
Sempre
gli animalisti sostengono che la sperimentazione animale oltre che inutile sia
anche dannosa, poiché non garantisce dei risultati predittivi davvero
attendibili per l’uomo. A sostegno di ciò fanno riferimento a casi in cui
alcuni farmaci si sono rivelati innocui per gli animali di laboratorio ma
dannosi per l’uomo, provocando il cancro e addirittura la morte. Cosa ne pensa?
In
realtà, per definizione, un modello non è identico a ciò che deve rappresentare
quindi è normale che esistano delle differenze; ciò che conta è utilizzare il
modello che più si avvicina alla realtà e, ad oggi, in moltissimi casi il
modello animale è quello che meglio rappresenta l’uomo. In alcuni casi quindi
può avvenire che i risultati forniti dal modello animale siano differenti da
quelli osservati nell’uomo ma in tantissimi altri sono praticamente identici,
basti ricordare il fatto che moltissimi farmaci veterinari sono composti da
principi attivi IDENTICI a quelli utilizzati nell’uomo.
Assolutamente
no, è vero l’esatto contrario! Se un principio attivo ha superato tutte le fasi
di test (in-vitro prima e in-vivo poi) potrà essere testato anche nell’uomo con
molta maggiore sicurezza poiché, anche in assenza di evidenti effetti
terapeutici nel modello animale, potremo almeno escludere gravi effetti
negativi. Bisogna infatti ricordare che molti principi attivi che superano le
fasi di controllo in-vitro, vengono poi scartati nelle fasi in-vivo
(nell’animale) perché mostrano forti effetti tossici e, fortunatamente, non
arrivano ai nostri malati.
Le
procedure per la sperimentazione su animali da laboratorio tendono a
minimizzare la sofferenza dell’animale. In cosa consistono?
Ogni
procedura viene attentamente analizzata e svolta, se possibile, in animali
profondamente anestetizzati; solo quando l’anestesia è incompatibile con gli
scopi sperimentali (generalmente studi sul comportamento) questa viene
utilizzata solo in alcune fasi. Sono comunque sempre utilizzati analgesici
quando è prevedibile la presenza di dolore o quando questo si manifesta in
maniera imprevista. Oltre a questo, per ogni specie sono adottati arricchimenti
ambientali diversi per attenuare lo stress causato dal mantenimento in gabbia
(materiali per il nido, giochi etc.). Infine, ma non meno importante, nessuna
procedura sperimentale può avere come “end-point” (punto finale) la morte
dell’animale; ogni procedura infatti deve prevedere un end-point umanitario che
riduca al minimo indispensabile la sofferenza dell’animale (es. riduzione del
peso corporeo del 15-20%).
L’impressione
è che gli animalisti siano guidati da motivazioni prettamente ideologiche, e
non considerino le eventuali implicazioni in caso di impossibilità da parte
della scienza di poter effettuare la sperimentazione su animali da laboratorio.
Da cosa è mossa questa posizione, secondo Lei?
E’
ormai evidente che le motivazioni che guidano la parte più estremista del
popolo animalista sono di carattere etico/ideologico; l’utilità scientifica
della Sperimentazione Animale infatti non è più (se mai lo è stata) in
discussione, grazie agli interventi chiarificatori di tanti scienziati e
ricercatori. Restano le motivazioni etiche che, evidentemente, sono
assolutamente soggettive e si basano sul principio dell’antispecismo; secondo
questo principio non è consentito “utilizzare” soggetti appartenenti ad una
specie per il bene di un’altra (o di tante altre). E’ lecito quindi ipotizzare
che quella contro la Sperimentazione Animale sarà solo la prima di una lunga
serie di campagne che in futuro coinvolgeranno ampi settori quali ad esempio la
pesca, l’allevamento a fini alimentari, le varie disinfestazioni (contro topi,
ratti, insetti etc.) e così via.
Esiste
un fronte di medici e scienziati che sono contro la sperimentazione animale.
Cosa ne pensa?
In
realtà non è corretto parlare di “fronte” in quanto si tratta di una
piccolissima minoranza; secondo uno studio condotto dalla prestigiosa rivista
Nature nel 2011 infatti solo circa il 5 % dei ricercatori ritiene non più
necessario il ricorso alla Sperimentazione Animale (vedi articolo Nature).
Considerando il fatto che effettivamente esistono limitati settori della
ricerca biomedica in cui il progresso tecnologico ha permesso di sostituire il
modello animale con metodologie alternative, questa piccola percentuale è
facilmente spiegabile.
In
conclusione, ha altre considerazioni da fare?
Da
ultimo credo valga la pena ricordare che il modello animale è riconosciuto ed
utilizzato in tutto il mondo quindi l’eventuale inserimento di pesanti divieti
nella normativa italiana porterebbe solo ad una ulteriore fuga della ricerca
dal nostro paese senza alcun reale beneficio né per gli animali né per i nostri
malati, né per il nostro paese.
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