Mostri di buon cuore

Quando Jeremy corre con le braccia aperte incontro ai fulmini, inseguito dai poliziotti, dall'assistente sociale e dal professore di fisica, ripensa ai suoi diciotto anni passati da recluso nella cantina dei nonni ad imparare a memoria i libri della biblioteca. Alla fine della corsa ottiene ciò che voleva: farsi rapire dal cielo alla maniera del profeta Elia. La morale della favola è che i diversi, per natura o per scelta, non hanno possibilità di integrarsi in mezzo ai cosiddetti normali. E quando dico diversi non intendo necessariamente mostri cattivi, benché così essi vengano percepiti, ma anche angeli e altre creature d'animo buono. Un altro svantaggiato del cinema è quel gigante nero condannato alla sedia elettrica del film "Il miglio verde", che guarisce il secondino Tom Hanks da un'infezione alle vie urinarie. Jeremy, con le sue capacità telepatiche, fa da tramite tra il "poliziotto buono" e la di lui moglie in stato comatoso. Mentre, al "poliziotto cattivo", che aveva appena sparato a una cerva, elargisce l'insegnamento dell'empatia, ovvero gli fa provare cosa vuol dire trovarsi nei panni della preda anziché del predatore. E', questa, forse l'unica scena degna di nota, perché per il resto si tratta di un film adatto a un pubblico di teen agers. Non sfugge il collegamento con il Jeff Bridges di "Starman", del 1984, che arriva a resuscitare un cervo appena ucciso dai cacciatori, ma quello è  un film di livello molto superiore.