Abbiamo
fatto contenti i giapponesi. Che avranno qualche istantanea in più da portare a
casa, un souvenir d’Italie
inaspettato. Dubito che abbiano capito qualcosa della manifestazione. Hanno
solo capito che aveva in qualche modo a che fare con gli animali, perché Katia
Acquaviva, a destra della foto, apriva il corteo della Lega Abolizione Caccia
con la sua maschera da uccello, reggendo il pertinente striscione giallo.
Dubito anche che abbiano riconosciuto il professore in pensione Carlo
Consiglio, con marsupio nero, saldali e calzoni corti, anche lui con la
bandiera gialla della LAC, tuttora presidente della medesima e massimo esperto
mondiale di libellule.
Degli
altri veterani della LAC ho riconosciuto un paio di donne, milanesi, con le
quali negli anni scorsi partecipavo ai campi antibracconaggio a Cipro e in
Sardegna. Gli altri manifestanti appartenevano ad altre sigle, tra cui l’OIPA e
gli Animalisti Italiani rappresentati dal loro presidente storico Walter
Caporale, che ha voluto farsi fotografare vicino a me. Walter era uno dei pochi
che gridava slogan al megafono, oltre al giovane rampollo degli A.I. Enrico
Rizzi, venuto a Firenze dalla lontana Sicilia.
Noi,
da Friuli e Veneto, siamo venuti in corriera, ma dalla provincia di Udine c’ero
solo io, a riprova che quest’anno c’è stata poca partecipazione di pubblico. I
numeri però, secondo me, non vogliono dire nulla. Se due anni fa a Torino
c’erano 1.500 manifestanti, a Brescia l’anno scorso 150 e a Firenze sabato 14
settembre almeno 300, non significa che l’opposizione alla caccia in Italia si
stia affievolendo, ma può significare che gli organizzatori abbiano agito in
fretta e male in questi ultimi due anni. Anche il fatto che i cacciatori in
Italia siano scesi a 700.000, dai due milioni che erano vent’anni fa, non
significa che gli italiani stiano diventando piano piano amanti della natura
selvaggia.
Del
resto, anche il 15 giugno scorso, alla manifestazione contro i macelli,
c’erano non più di 350 persone. Eppure, sia in quell’occasione, sia sabato
scorso, si può parlare di successo dell’iniziativa, perché in entrambi i casi
siamo stati molto rumorosi e visibili. Se può avere qualche funzione educativa
sul pubblico, vedere un serpentone di gente che regge bandiere variopinte e
urla frasi in favore degli animali, può toccare nervi emotivi anche in un
giapponese che non capisce la lingua italiana. Ci sono, credo, dei canali
esoterici ed immateriali che arrivano all’anima e voglio sperare che, tornato a
casa, il turista dagli occhi a mandorla si convinca che la strage dei delfini nella baia di Taiji sia una vera carognata, da parte dei suoi
connazionali e delle autorità che l’autorizzano, proprio perché girando il
mondo e allargando la mente si è accorto che anche nella barbara Italia, patria
della Mafia, c’è chi è contrario all’uccisione di animali liberi in natura. Qui
con i fucili, là con le fiocine.
Quando
si fanno sfilate a Firenze sono più le persone non partecipanti che fotografano
noi, dei nostri che fotografano il corteo. La stessa cosa non avviene a
Venezia, altra città d’arte, perché nelle calli non c’è proprio lo spazio
fisico acciocché i turisti ci possano fotografare. Eppure, qualche anno fa, i
malfamati 100 % Animalisti di Paolo Mocavero sfilarono contro le pellicce fra
le calli veneziane e l’unico modo per farsi notare, affinché il gruppetto non
venisse scambiato per qualche comitiva di studenti in vena di goliardate, fu di
gridare slogan contro le donne impellicciate, che a Venezia d’inverno non
mancano.
La
differenza tra le due tribù – e la finisco qui – è che se un estraneo si
presenta ai cortei degli anarchici viene riconosciuto come tale ed espulso,
mentre se ci si presenta ai presidi dei 100 % nessuno ti caccia via e anzi sei
il benvenuto. Non ti butteranno le braccia al collo, ma almeno non ti
costringeranno ad andartene come è successo a me a Bergamo nel giugno scorso.
Tornando
a Firenze (qui a sinistra il sottoscritto con Walter Caporale), gli animali salvati grazie al nostro corteo sono stati pari a zero,
perché anche se il giapponese se ne torna a casa con una consapevolezza del
sentimento animalista di una parte di italiani, non credo che smetterà, per
questo, di mangiare carne e pesce, più il secondo che la prima, com’è nella
loro cultura. Il problema è di vecchia data e io che spesso e volentieri lo
rievoco, finisco per passare per antipatico, cosa che non mi disturba affatto.
Ho
sempre preferito, come metodo, le azioni dirette che non quelle indirette e in
passato ne ho anche organizzate, sia delle prime che delle seconde. Parlo al
passato perché ora lascio che siano gli altri a prendere le redini
dell’organizzazione, anche se vedo che di azioni dirette non c’è nessuno che
voglia occuparsene.
La
metafora è quella del signore che ha perso le chiavi di casa, da me imparata su
un libro di Osho. Alla domanda di un passante su cosa stesse cercando e,
successivamente, sul perché le stesse cercando sulla strada anziché davanti
casa, l’ottuso omino rispose che, pur avendole perse davanti alla porta
d’ingresso, le cercava sulla strada perché lì c’era la luce dei lampioni,
mentre davanti casa sua c’era buio.
Analogamente,
da vecchia data, gli animalisti vanno a protestare nelle città, scortati dalle
forze dell’ordine, e non nelle campagne dove vagolano i cacciatori, perché
probabilmente non gliene importa niente di trovare le chiavi, cioè di fermare
la caccia, e preferiscono la luce sterile all’oscurità potenzialmente proficua.
Quando,
illo tempore, li invitavo a
venire alle azioni di disturbo, tutti dovevano vincere le resistenze
psicologiche di dover affrontare persone armate, che non avrebbero gradito di
essere disturbate nella loro insana passione necrofila. Sarebbe come se la
polizia venisse mandata disarmata ad affondare bande di fuorilegge armati fino
ai denti. Sarebbe un suicidio. E infatti, alle mie azioni di disturbo venivano
al massimo una decina di persone: altro che i 150 di Brescia dell’anno scorso.
D’altra
parte, c’è da tener conto dell’istinto di sopravvivenza insito in ciascuno di
noi ed è più facile liquidare la faccenda dicendo che il sottoscritto è un
incosciente che vuole trascinare con sé nella rovina giudiziaria, e
potenzialmente anche fisica, altri sventurati animalisti incoscienti come lui,
piuttosto che ammettere che i cortei cittadini non servono a un accidente e che
solo l’opposizione fisica, possibilmente civile e nonviolenta, a chi sta per
sparare agli animali sarebbe l’unica strada vincente e dignitosa da praticare.
Vincente
perché pregna di emotività esplosiva, che rappresenterebbe una dirompente
accelerazione per arrivare all’abolizione della caccia in Italia. Io non so se Jan Palach ha affrettato l’uscita dei carri armati sovietici dalla
Cecoslovacchia, ma so che molti monaci buddisti si danno fuoco come lui,
probabilmente per niente, perché la Cina non se ne andrà mai dal Tibet. Sarebbe
una vergogna per Pechino e un atto contro la natura umana da predatori
trogloditi e conquistatori di terre. Mica solo i 100 % e i giovani anarchici
ragionano secondo schemi primordiali!
Come
raccolta d’informazioni per me, dilettante giornalista (Homo bono sempre tiro
est), è stato più proficuo il viaggio d’andata in corriera che non la sfilata
vera e propria, dal momento che all’andata, a Treviso, è salito Andrea Zanoni,
qui in foto, altro V.I.P. insieme ai due presidenti di LAC e LAV. Al ritorno ha preso il
treno per alcuni suoi impegni bruxellesi. Già, perché Zanoni è un eurodeputato
dell’Italia dei Valori, che ha per fondatore il cacciatore Antonio Di Pietro,
ma che ha come uno dei suoi eurodeputati un anticaccia D.O.C. come Andrea.
Dalla
sua viva voce, noi comuni mortali, per lo meno quelli che erano seduti vicino a
lui, abbiamo potuto sapere che:
1)
La Comunità Europea non
ha mai dato soldi al governo rumeno per sterilizzare i cani randagi;
2)
Non ha mai dato soldi
agli allevatori spagnoli per le corride;
3)
Non interviene come
misura profilattica vietando la caccia in Europa al germano reale, portatore di
aviaria.
Nel
primo caso, ad intascare i soldi destinati alle sterilizzazioni dei cani sono
sì politici corrotti, ma i soldi vengono dalle tasse dei cittadini rumeni e non
da Bruxelles.
Nel
secondo caso, l’Europa stanzia fondi per l’agricoltura spagnola in generale, ma
se poi una parte di quei fondi finisce nelle tasche degli allevatori di tori da
corrida, l’Europa non può farci niente.
Nel
terzo caso, anche se in Italia sono appena stati uccisi un milione e mezzo fra
galline ovaiole, polli e tacchini, la casta dei cacciatori italiani è così intoccabile
che anche solo l’idea di vietare la caccia alle anatre manda in bestia qualche
alto papavero. Figurarsi se gli si vieta l’intera avifauna migratoria.
La
mia sensazione, da anarchico non appartenente ad alcun centro sociale, è che il
parlamento europeo, anche se a Zanoni permette di guadagnare un milione di euro
l’anno, non serve a una beneamata minchia, per dirla alla francese, ma solo
come punto di passaggio per adempiere il progetto del Nuovo Ordine Mondiale. I
massoni, in genere personaggi ambigui e facoltosi, non hanno nessuno scrupolo
quando si tratta di far pagare la realizzazione dei loro piani ai contribuenti, mazziati e contenti. Non ne
hanno nemmeno quando si tratta non più solo dei soldi delle tasse, ma delle
loro stesse vite. A morire in guerra sono infatti solo gli schiavoratori, com’è
notorio. Ed è sempre stato così.
Sempre
come mia sensazione, dell’Unione europea che non può fermare la strage dei cani
in Romania, non può verificare come finiscano utilizzati i soldi dei
contribuenti europei ed è impotente quando si tratta di limitare il contagio
dell’aviaria, gli animali non sanno che farsene. E quindi nemmeno io so che
farmene.
E
pensare che quando fui arrestato nel 1989, mentre sabotavo il cantiere di un
allevamento di cavie in costruzione, ero candidato con i Verdi (qualcuno si
ricorda di loro?) proprio alle elezioni europee di quell’anno. Chissà come
sarebbe stata la mia vita se fossi stato eletto eurodeputato?
Forse,
in tal caso, sul pullman diretto a Firenze, a parlare con il microfono di bordo
ci sarei stato io e non Zanoni. Ma, ormai è andata così e ognuno ha il suo
destino. Chi a parlare ai de….putati nei parlamenti (si chiamano parlamenti per
quello), chi a parlare ai de….tenuti nelle patrie galere. Che poi, per dirla
tutta, di carcere ne ho provato poco finora e non vorrei gloriarmi troppo
facendo lo sborone.
Chi
sono io per oppormi ai progetti della Massoneria internazionale e ai profitti
dell’industria Beretta? Chi sono io per oppormi alla corruzione dei governanti
rumeni, ai loro emigranti onesti e disonesti venuti in Italia e al passatempo
preferito di turisti giapponesi e italiani, la corrida tradizionale spagnola?
Come
può uno scoglio arginare il mare, cantava Lucio Battisti. Come può la
gente per bene, sensibile e amante della natura e della giustizia, arginare lo
strapotere di massoni e muratori, di poliziotti e vigili urbani, di
amministratori della cosa pubblica e giudici di corte d’appello?
Ci
vorrebbe solo l’intervento di Dio, come stanno aspettando i Testimoni di Geova,
se solo esistesse. Oppure l’intervento di razze aliene vendicatrici, come sto
aspettando io, se solo esistessero.
In
ogni caso, le cattive abitudini, come l’erba cattiva, non muoiono mai. Anche
quest’anno, e fino al marzo 2014, un miliardo di animali finiranno impallinati,
morti o feriti. Una quarantina di cacciatori (senza contare i cercatori di
funghi e gli escursionisti) moriranno di loro stesso pugno. Anche quest’anno
migliaia di persone che abitano nelle periferie dei paesi vedranno invasi vigneti
e orti da gente armata e autorizzata, unitamente ai pallini in ricaduta che
ricadranno su vetri, bambini che giocano in cortile, auto parcheggiate nel
medesimo e panni stesi al sole.
Anche
quest’anno il rituale cruento della mattanza si ripeterà identico a quello
degli anni precedenti, per rimarcare che l’uomo è il padrone del mondo, che
l’uso delle armi è vincente e che i cacciatori hanno diritto di cacciare
proprio come i mafiosi hanno diritto di spacciare droga, sfruttare le
prostitute, farsi guerre di faida e mandare al Creatore qualche giudice troppo
invadente.
Anche
per quest’anno la Civiltà Terrestre sarà rispettata.
Tutte le foto, tranne l'ultima, sono di Franco Galliano.
Guai a parlare, con certi gruppi, di "coraggio" di "affrontare" cacciatori, allevatori-macellai, circensi, contradaioli che vivono per i palii delle loro anguste cittadine ecc. Ti guardano subito con quel loro sguardo da "omini" protetti dal pensiero comune del loro branco. E sei messo subito in disparte...o sei cacciato come "reazionario".
RispondiEliminaNon ho capito bene a quali gruppi ti riferisci, ma so che nel movimento animalista ci sono anche persone coraggiose che sarebbero disposte a gettare il cuore oltre l'ostacolo. E in più la rabbia fra gli animalisti aumenta di giorno in giorno.
EliminaAbbiamo visto Enrico Rizzi affrontare da solo quel cacciatore sull'incrocio, verso la fine del corteo. Tu li hai anche fotografati.
Penso che ci siano molti come quel ragazzo siciliano che sarebbero disposti a fare azioni dirette.
Ieri domenica 15 settembre, nel Veneto si è aperta la stagione venatoria io sottoscritto alla buonora verso le 06.00 mi sono recato sul mio fondo e li vi ho trovato oltre che ai cacciatori i guardiacaccia che al mio quesito: perché devo tollerare il transito dei primi indicati, ho ricevuto come risposta (in modo arrogante, supponente e cafone) che sono autorizzati dallo stato in forza della licenza ottenuta ed il relativo versamento d'imposta.
RispondiEliminaMi sono sentito in obbligo di chiedere a detti tutori che cosa mi autorizza a compiere il saldo dell'IMU di un importo multiplo a quello del costo della licenza di caccia, al che loro hanno asserito: nulla!.
Dal canto mio, invece, in forza della somma versata (perché l'unico parametro accettato da questa società è il denaro) mi sento autorizzato a recarmi nei domicili di detti stragisti approfittare delle mogli e delle figlie, di ogni vivanda, di ogni suppellettile e di qualsiasi altra cosa o persona che in quel momento mi tornasse gradito.
Non solo dei cacciatori e dei guardacaccia ma di ogni politico, funzionario dello stato, massone ed ogni altro.
Tanto le dovevo.
Bel commento!
EliminaEvidentemente, ci sono categorie di schiavoratori privilegiati che, in cambio del balzello versato, possono sfogare i propri istinti primordiali e altre categorie di sudditi che non hanno alcun privilegio. Devono pagare la tangente e basta.
I privilegiati sanguinari vanno a caccia nei terreni altrui; gli altri, che sono, a giudicare dal bello stile, culturalmente più elevati, devono subire le angherie da tutti: Stato esoso e cafoni volgari.
non dimenticate il potere della lobby delle armi (si veda quello che riescono a fare su territorio internazionale) ... chi paga la licenza di caccia, automaticamente ne alimenta il sistema, quindi viene privilegiato...
RispondiElimina