domenica 15 settembre 2013

Le regole della civiltà terrestre

 
Abbiamo fatto contenti i giapponesi. Che avranno qualche istantanea in più da portare a casa, un souvenir d’Italie inaspettato. Dubito che abbiano capito qualcosa della manifestazione. Hanno solo capito che aveva in qualche modo a che fare con gli animali, perché Katia Acquaviva, a destra della foto, apriva il corteo della Lega Abolizione Caccia con la sua maschera da uccello, reggendo il pertinente striscione giallo. Dubito anche che abbiano riconosciuto il professore in pensione Carlo Consiglio, con marsupio nero, saldali e calzoni corti, anche lui con la bandiera gialla della LAC, tuttora presidente della medesima e massimo esperto mondiale di libellule.
Degli altri veterani della LAC ho riconosciuto un paio di donne, milanesi, con le quali negli anni scorsi partecipavo ai campi antibracconaggio a Cipro e in Sardegna. Gli altri manifestanti appartenevano ad altre sigle, tra cui l’OIPA e gli Animalisti Italiani rappresentati dal loro presidente storico Walter Caporale, che ha voluto farsi fotografare vicino a me. Walter era uno dei pochi che gridava slogan al megafono, oltre al giovane rampollo degli A.I. Enrico Rizzi, venuto a Firenze dalla lontana Sicilia.


Noi, da Friuli e Veneto, siamo venuti in corriera, ma dalla provincia di Udine c’ero solo io, a riprova che quest’anno c’è stata poca partecipazione di pubblico. I numeri però, secondo me, non vogliono dire nulla. Se due anni fa a Torino c’erano 1.500 manifestanti, a Brescia l’anno scorso 150 e a Firenze sabato 14 settembre almeno 300, non significa che l’opposizione alla caccia in Italia si stia affievolendo, ma può significare che gli organizzatori abbiano agito in fretta e male in questi ultimi due anni. Anche il fatto che i cacciatori in Italia siano scesi a 700.000, dai due milioni che erano vent’anni fa, non significa che gli italiani stiano diventando piano piano amanti della natura selvaggia.
Del resto, anche il 15 giugno scorso, alla manifestazione contro i macelli, c’erano non più di 350 persone. Eppure, sia in quell’occasione, sia sabato scorso, si può parlare di successo dell’iniziativa, perché in entrambi i casi siamo stati molto rumorosi e visibili. Se può avere qualche funzione educativa sul pubblico, vedere un serpentone di gente che regge bandiere variopinte e urla frasi in favore degli animali, può toccare nervi emotivi anche in un giapponese che non capisce la lingua italiana. Ci sono, credo, dei canali esoterici ed immateriali che arrivano all’anima e voglio sperare che, tornato a casa, il turista dagli occhi a mandorla si convinca che la strage dei delfini nella baia di Taiji sia una vera carognata, da parte dei suoi connazionali e delle autorità che l’autorizzano, proprio perché girando il mondo e allargando la mente si è accorto che anche nella barbara Italia, patria della Mafia, c’è chi è contrario all’uccisione di animali liberi in natura. Qui con i fucili, là con le fiocine.
Quando si fanno sfilate a Firenze sono più le persone non partecipanti che fotografano noi, dei nostri che fotografano il corteo. La stessa cosa non avviene a Venezia, altra città d’arte, perché nelle calli non c’è proprio lo spazio fisico acciocché i turisti ci possano fotografare. Eppure, qualche anno fa, i malfamati 100 % Animalisti di Paolo Mocavero sfilarono contro le pellicce fra le calli veneziane e l’unico modo per farsi notare, affinché il gruppetto non venisse scambiato per qualche comitiva di studenti in vena di goliardate, fu di gridare slogan contro le donne impellicciate, che a Venezia d’inverno non mancano.
                                                                                                                                                 
I 100 % non c’erano sabato a Firenze, ma non c’erano neanche i loro mortali nemici: gli anarchici dei centri sociali. Il che può significare che entrambi i gruppi sanno che finirebbero per picchiarsi se dovessero incontrarsi a qualche manifestazione, benché si vestano con le stesse divise (maglietta nera e tatuaggi) e abbiano finito per costituire gruppi tribali in lotta tra loro. Forse, se posso avanzare qualche ipotesi di tipo neurologico, il loro cervello rettiliano, detto anche nucleo, li spingerebbe a darsi mazzate l’un l’altro, alla maniera dei trogloditi, con il pretesto della diversa visione filosofica dell’esistenza, ma la loro corteccia evoluta li consiglia di non far fare all’intero movimento animalista una figura così barbina come può essere quella di assistere allo spettacolo di vedere animalisti che si picchiano tra loro. E’ quindi stato un bene che non si siano presentati.
La differenza tra le due tribù – e la finisco qui – è che se un estraneo si presenta ai cortei degli anarchici viene riconosciuto come tale ed espulso, mentre se ci si presenta ai presidi dei 100 % nessuno ti caccia via e anzi sei il benvenuto. Non ti butteranno le braccia al collo, ma almeno non ti costringeranno ad andartene come è successo a me a Bergamo nel giugno scorso.

Tornando a Firenze (qui a sinistra il sottoscritto con Walter Caporale), gli animali salvati grazie al nostro corteo sono stati pari a zero, perché anche se il giapponese se ne torna a casa con una consapevolezza del sentimento animalista di una parte di italiani, non credo che smetterà, per questo, di mangiare carne e pesce, più il secondo che la prima, com’è nella loro cultura. Il problema è di vecchia data e io che spesso e volentieri lo rievoco, finisco per passare per antipatico, cosa che non mi disturba affatto.
Ho sempre preferito, come metodo, le azioni dirette che non quelle indirette e in passato ne ho anche organizzate, sia delle prime che delle seconde. Parlo al passato perché ora lascio che siano gli altri a prendere le redini dell’organizzazione, anche se vedo che di azioni dirette non c’è nessuno che voglia occuparsene.

La metafora è quella del signore che ha perso le chiavi di casa, da me imparata su un libro di Osho. Alla domanda di un passante su cosa stesse cercando e, successivamente, sul perché le stesse cercando sulla strada anziché davanti casa, l’ottuso omino rispose che, pur avendole perse davanti alla porta d’ingresso, le cercava sulla strada perché lì c’era la luce dei lampioni, mentre davanti casa sua c’era buio.
Analogamente, da vecchia data, gli animalisti vanno a protestare nelle città, scortati dalle forze dell’ordine, e non nelle campagne dove vagolano i cacciatori, perché probabilmente non gliene importa niente di trovare le chiavi, cioè di fermare la caccia, e preferiscono la luce sterile all’oscurità potenzialmente proficua.
Quando, illo tempore, li invitavo a venire alle azioni di disturbo, tutti dovevano vincere le resistenze psicologiche di dover affrontare persone armate, che non avrebbero gradito di essere disturbate nella loro insana passione necrofila. Sarebbe come se la polizia venisse mandata disarmata ad affondare bande di fuorilegge armati fino ai denti. Sarebbe un suicidio. E infatti, alle mie azioni di disturbo venivano al massimo una decina di persone: altro che i 150 di Brescia dell’anno scorso.
D’altra parte, c’è da tener conto dell’istinto di sopravvivenza insito in ciascuno di noi ed è più facile liquidare la faccenda dicendo che il sottoscritto è un incosciente che vuole trascinare con sé nella rovina giudiziaria, e potenzialmente anche fisica, altri sventurati animalisti incoscienti come lui, piuttosto che ammettere che i cortei cittadini non servono a un accidente e che solo l’opposizione fisica, possibilmente civile e nonviolenta, a chi sta per sparare agli animali sarebbe l’unica strada vincente e dignitosa da praticare.

Vincente perché pregna di emotività esplosiva, che rappresenterebbe una dirompente accelerazione per arrivare all’abolizione della caccia in Italia. Io non so se Jan Palach ha affrettato l’uscita dei carri armati sovietici dalla Cecoslovacchia, ma so che molti monaci buddisti si danno fuoco come lui, probabilmente per niente, perché la Cina non se ne andrà mai dal Tibet. Sarebbe una vergogna per Pechino e un atto contro la natura umana da predatori trogloditi e conquistatori di terre. Mica solo i 100 % e i giovani anarchici ragionano secondo schemi primordiali!

Come raccolta d’informazioni per me, dilettante giornalista (Homo bono sempre tiro est), è stato più proficuo il viaggio d’andata in corriera che non la sfilata vera e propria, dal momento che all’andata, a Treviso, è salito Andrea Zanoni, qui in foto, altro V.I.P. insieme ai due presidenti di LAC e LAV. Al ritorno ha preso il treno per alcuni suoi impegni bruxellesi. Già, perché Zanoni è un eurodeputato dell’Italia dei Valori, che ha per fondatore il cacciatore Antonio Di Pietro, ma che ha come uno dei suoi eurodeputati un anticaccia D.O.C. come Andrea.

Dalla sua viva voce, noi comuni mortali, per lo meno quelli che erano seduti vicino a lui, abbiamo potuto sapere che:

1)   La Comunità Europea non ha mai dato soldi al governo rumeno per sterilizzare i cani randagi;
2)   Non ha mai dato soldi agli allevatori spagnoli per le corride;
3)   Non interviene come misura profilattica vietando la caccia in Europa al germano reale, portatore di aviaria.

Nel primo caso, ad intascare i soldi destinati alle sterilizzazioni dei cani sono sì politici corrotti, ma i soldi vengono dalle tasse dei cittadini rumeni e non da Bruxelles.

Nel secondo caso, l’Europa stanzia fondi per l’agricoltura spagnola in generale, ma se poi una parte di quei fondi finisce nelle tasche degli allevatori di tori da corrida, l’Europa non può farci niente.

Nel terzo caso, anche se in Italia sono appena stati uccisi un milione e mezzo fra galline ovaiole, polli e tacchini, la casta dei cacciatori italiani è così intoccabile che anche solo l’idea di vietare la caccia alle anatre manda in bestia qualche alto papavero. Figurarsi se gli si vieta l’intera avifauna migratoria.

La mia sensazione, da anarchico non appartenente ad alcun centro sociale, è che il parlamento europeo, anche se a Zanoni permette di guadagnare un milione di euro l’anno, non serve a una beneamata minchia, per dirla alla francese, ma solo come punto di passaggio per adempiere il progetto del Nuovo Ordine Mondiale. I massoni, in genere personaggi ambigui e facoltosi, non hanno nessuno scrupolo quando si tratta di far pagare la realizzazione  dei loro piani ai contribuenti, mazziati e contenti. Non ne hanno nemmeno quando si tratta non più solo dei soldi delle tasse, ma delle loro stesse vite. A morire in guerra sono infatti solo gli schiavoratori, com’è notorio. Ed è sempre stato così.

Sempre come mia sensazione, dell’Unione europea che non può fermare la strage dei cani in Romania, non può verificare come finiscano utilizzati i soldi dei contribuenti europei ed è impotente quando si tratta di limitare il contagio dell’aviaria, gli animali non sanno che farsene. E quindi nemmeno io so che farmene.
E pensare che quando fui arrestato nel 1989, mentre sabotavo il cantiere di un allevamento di cavie in costruzione, ero candidato con i Verdi (qualcuno si ricorda di loro?) proprio alle elezioni europee di quell’anno. Chissà come sarebbe stata la mia vita se fossi stato eletto eurodeputato?
Forse, in tal caso, sul pullman diretto a Firenze, a parlare con il microfono di bordo ci sarei stato io e non Zanoni. Ma, ormai è andata così e ognuno ha il suo destino. Chi a parlare ai de….putati nei parlamenti (si chiamano parlamenti per quello), chi a parlare ai de….tenuti nelle patrie galere. Che poi, per dirla tutta, di carcere ne ho provato poco finora e non vorrei gloriarmi troppo facendo lo sborone.
                                                                                                                                                 
Insomma, mentre i cacciatori, a partire da domenica 15 settembre fanno parlare le doppiette, gli animalisti, quasi in contemporanea, fanno parlare fischietti e trombette. E mentre la mafia taurina, il governo rumeno e i proprietari di allevamenti intensivi mirano al sodo, sia esso più o meno lecito o illecito, il Parlamento Europeo e i benpensanti animalisti mirano alle geremiadi sterili e folcloristiche: così va il mondo; così è sempre stato. Chi sono io per giudicare, disse Papa Bergoglio riferendosi ai gay?

Chi sono io per oppormi ai progetti della Massoneria internazionale e ai profitti dell’industria Beretta? Chi sono io per oppormi alla corruzione dei governanti rumeni, ai loro emigranti onesti e disonesti venuti in Italia e al passatempo preferito di turisti giapponesi e italiani, la corrida tradizionale spagnola?
Come può uno scoglio arginare il mare, cantava Lucio Battisti. Come può la gente per bene, sensibile e amante della natura e della giustizia, arginare lo strapotere di massoni e muratori, di poliziotti e vigili urbani, di amministratori della cosa pubblica e giudici di corte d’appello?
Ci vorrebbe solo l’intervento di Dio, come stanno aspettando i Testimoni di Geova, se solo esistesse. Oppure l’intervento di razze aliene vendicatrici, come sto aspettando io, se solo esistessero.

In ogni caso, le cattive abitudini, come l’erba cattiva, non muoiono mai. Anche quest’anno, e fino al marzo 2014, un miliardo di animali finiranno impallinati, morti o feriti. Una quarantina di cacciatori (senza contare i cercatori di funghi e gli escursionisti) moriranno di loro stesso pugno. Anche quest’anno migliaia di persone che abitano nelle periferie dei paesi vedranno invasi vigneti e orti da gente armata e autorizzata, unitamente ai pallini in ricaduta che ricadranno su vetri, bambini che giocano in cortile, auto parcheggiate nel medesimo e panni stesi al sole.
Anche quest’anno il rituale cruento della mattanza si ripeterà identico a quello degli anni precedenti, per rimarcare che l’uomo è il padrone del mondo, che l’uso delle armi è vincente e che i cacciatori hanno diritto di cacciare proprio come i mafiosi hanno diritto di spacciare droga, sfruttare le prostitute, farsi guerre di faida e mandare al Creatore qualche giudice troppo invadente.

Anche per quest’anno la Civiltà Terrestre sarà rispettata.


Tutte le foto, tranne l'ultima, sono di Franco Galliano.

5 commenti:

  1. Guai a parlare, con certi gruppi, di "coraggio" di "affrontare" cacciatori, allevatori-macellai, circensi, contradaioli che vivono per i palii delle loro anguste cittadine ecc. Ti guardano subito con quel loro sguardo da "omini" protetti dal pensiero comune del loro branco. E sei messo subito in disparte...o sei cacciato come "reazionario".

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    1. Non ho capito bene a quali gruppi ti riferisci, ma so che nel movimento animalista ci sono anche persone coraggiose che sarebbero disposte a gettare il cuore oltre l'ostacolo. E in più la rabbia fra gli animalisti aumenta di giorno in giorno.

      Abbiamo visto Enrico Rizzi affrontare da solo quel cacciatore sull'incrocio, verso la fine del corteo. Tu li hai anche fotografati.
      Penso che ci siano molti come quel ragazzo siciliano che sarebbero disposti a fare azioni dirette.

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  2. Ieri domenica 15 settembre, nel Veneto si è aperta la stagione venatoria io sottoscritto alla buonora verso le 06.00 mi sono recato sul mio fondo e li vi ho trovato oltre che ai cacciatori i guardiacaccia che al mio quesito: perché devo tollerare il transito dei primi indicati, ho ricevuto come risposta (in modo arrogante, supponente e cafone) che sono autorizzati dallo stato in forza della licenza ottenuta ed il relativo versamento d'imposta.
    Mi sono sentito in obbligo di chiedere a detti tutori che cosa mi autorizza a compiere il saldo dell'IMU di un importo multiplo a quello del costo della licenza di caccia, al che loro hanno asserito: nulla!.
    Dal canto mio, invece, in forza della somma versata (perché l'unico parametro accettato da questa società è il denaro) mi sento autorizzato a recarmi nei domicili di detti stragisti approfittare delle mogli e delle figlie, di ogni vivanda, di ogni suppellettile e di qualsiasi altra cosa o persona che in quel momento mi tornasse gradito.
    Non solo dei cacciatori e dei guardacaccia ma di ogni politico, funzionario dello stato, massone ed ogni altro.
    Tanto le dovevo.

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    1. Bel commento!

      Evidentemente, ci sono categorie di schiavoratori privilegiati che, in cambio del balzello versato, possono sfogare i propri istinti primordiali e altre categorie di sudditi che non hanno alcun privilegio. Devono pagare la tangente e basta.

      I privilegiati sanguinari vanno a caccia nei terreni altrui; gli altri, che sono, a giudicare dal bello stile, culturalmente più elevati, devono subire le angherie da tutti: Stato esoso e cafoni volgari.

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  3. non dimenticate il potere della lobby delle armi (si veda quello che riescono a fare su territorio internazionale) ... chi paga la licenza di caccia, automaticamente ne alimenta il sistema, quindi viene privilegiato...

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