Fonte:
Il Gazzettino
Testo
di Antonia Discotto
Ho
recentemente visitato il nuovo canile sanitario di Marano Vicentino. Tra circa
una decina di cani, la mia attenzione si è soffermata su una piccola cagnolina
rossiccia che in una mammella aveva un tumore grosso come un melone che si
stava lacerando. Era rannicchiata in un angolo del suo box, tremava tutta e i
sui occhi terrorizzati imploravano aiuto. Erano circa 40 giorni che versava in
quelle condizioni, ma nessuno poteva intervenire perché era ancora un cane di
proprietà.
La
sua padrona, una signora di Santorso, che era stata morsa, anziché portare il
suo povero cane dal veterinario, viste le sue condizioni, aveva preferito
abbandonarla in canile. Possibile che il responsabile del canile sanitario e il
sindaco di Santorso non siano intervenuti (bastava una semplice firma) per
farla curare o permettere a qualche famiglia buona e sensibile di adottarla in
modo da alleviare le sue sofferenze?
A mie spese, l'ho fatta vedere da un veterinario, venuto appositamente da Vicenza, che le ha ordinato dei farmaci per attenuare il dolore, non potendo fare altro, visto l'assurdo blocco burocratico. Dopo circa 10 giorni di incessanti pressioni, finalmente è stato dato il via libera all'adozione e così il veterinario ha avuto il permesso di intervenire: ormai però era troppo tardi, non ha potuto far altro che praticarle l'eutanasia.
Sono
sconvolta, ma almeno questa cagnolina, di cui non so nemmeno il nome, ora
riposa in pace e ha finito di soffrire. È possiblie, a causa del disinteresse e
del menefreghismo delle istituzioni, far soffrire inutilmente e gratuitamente
per circa due mesi un essere vivente? Questo episodio dimostra come la
cattiveria dell'uomo non abbia più limiti.
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