venerdì 27 settembre 2013

Non solo Romania

 

Testo di Antonia Discotto

Ho recentemente visitato il nuovo canile sanitario di Marano Vicentino. Tra circa una decina di cani, la mia attenzione si è soffermata su una piccola cagnolina rossiccia che in una mammella aveva un tumore grosso come un melone che si stava lacerando. Era rannicchiata in un angolo del suo box, tremava tutta e i sui occhi terrorizzati imploravano aiuto. Erano circa 40 giorni che versava in quelle condizioni, ma nessuno poteva intervenire perché era ancora un cane di proprietà.
La sua padrona, una signora di Santorso, che era stata morsa, anziché portare il suo povero cane dal veterinario, viste le sue condizioni, aveva preferito abbandonarla in canile. Possibile che il responsabile del canile sanitario e il sindaco di Santorso non siano intervenuti (bastava una semplice firma) per farla curare o permettere a qualche famiglia buona e sensibile di adottarla in modo da alleviare le sue sofferenze?


A mie spese, l'ho fatta vedere da un veterinario, venuto appositamente da Vicenza, che le ha ordinato dei farmaci per attenuare il dolore, non potendo fare altro, visto l'assurdo blocco burocratico. Dopo circa 10 giorni di incessanti pressioni, finalmente è stato dato il via libera all'adozione e così il veterinario ha avuto il permesso di intervenire: ormai però era troppo tardi, non ha potuto far altro che praticarle l'eutanasia.

Sono sconvolta, ma almeno questa cagnolina, di cui non so nemmeno il nome, ora riposa in pace e ha finito di soffrire. È possiblie, a causa del disinteresse e del menefreghismo delle istituzioni, far soffrire inutilmente e gratuitamente per circa due mesi un essere vivente? Questo episodio dimostra come la cattiveria dell'uomo non abbia più limiti.

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