Fonte: Corriere della sera
CITTA' DEL VATICANO -
«Mentre nelle altre creature, che non sono chiamate all'eternità,
la morte significa soltanto la fine dell'esistenza sulla terra, in
noi il peccato crea una voragine che rischia di inghiottirci per
sempre, se il Padre che è nei cieli non ci tende la sua mano».
Queste parole severe, che contraddicono le «aperture» di Paolo VI
sulla possibilità che anche gli animali vadano in Paradiso,
Benedetto XVI le ha pronunciate nella Cappella Sistina, proprio
accanto allo straordinario affresco michelangiolesco del Giudizio
Universale. E lo ha fatto nell'omelia di una messa destinata ad
essere ricordata a lungo: dopo 40 anni, per la prima volta, infatti,
un Papa ha celebrato con le spalle ai fedeli.
GLI ANIMALI E LA MORTE
- Prima di impartire il battesimo a 13 bambini, come avviene ogni
anno seguendo una tradizione inaugurata da Giovanni Paolo II, il Papa
teologo ha letto la sua omelia da un trono collocato sulla parete di
destra e non al centro della Cappella Sistina, evocando più volte il
tema della morte. Che per gli animali, appunto, non sarebbe da
considerare come il possibile inizio della vita eterna.
I PRECEDENTI - Sulla
possibilità che anche gli animali potessero accedere alla vita
eterna Paolo VI disse in una parrocchia romana che «un giorno
rivedremo i nostri animali nell'eternità di Cristo». E in un
discorso rivolto ai medici Veterinari espresse gratitudine «per le
cura prestate agli animali, anch'essi creature di Dio, che nella loro
muta sofferenza sono un segno dell'universale stigma del peccato e
dell'universale attesa della redenzione finale, secondo le misteriose
parole dell'apostolo Paolo». Giovanni Paolo II nel 1990 ricordò
invece che «la Genesi ci mostra Dio che soffia sull'uomo il suo
alito di vita. C'è dunque - disse - un soffio, uno spirito che
assomiglia al soffio e allo spirito di Dio. Gli animali non ne sono
privi».
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