Testo di John Koenig
Che la PESTE li colga. E’ quasi impossibile
sfuggire alla contaminazione del potente erbicida brevettato da
Monsanto. Si ritrova dappertutto, dal latte materno, al pane
quotidiano al miele delle api. Il glifosato,
l’erbicida brevettato dalla Monsanto, e spacciato ormai in ogni
negozio di agraria sotto diversi nomi continua a impensierire. Si trova nella verdura e si trova anche nel pane. Anche
perché viene usato ormai ovunque, anche nelle aiuole per cercare di
estirpare le erbacce. Ma adesso dagli Stati Uniti arriva uno studio
che ci informa su una nuova frontiera valicata dall’agricoltura
chimica e industriale: il miele!
Ricercatori della
Boston University e Abraxis LLC hanno trovato tracce significative di
glifosato nel miele. Addirittura il 62% dei mieli convenzionali
risultano contaminato, ma udite udite anche il 45% dei mieli
biologici sottoposti alla prova, per una presenza che possiamo
considerare accidentale, ma che comunque getta forte discredito sulla
convivenza delle colture ogm con quelle biologiche.
La spiegazione di questa pervasività in realtà è piuttosto semplice: un’ape può volare ogni giorno e per più volte fino a sei miglia di distanza per cercare il nettare e riportarlo indietro. Risulta davvero difficile per le api, come per tanti altri impollinatori, sfuggire a queste sostanze nei terreni urbanizzati e nei paesaggi agricoli. L’uso degli erbicidi, riconducibili soprattutto al principio attivo noto come glifosato, prodotto di cui la Monsanto ha detenuto il brevetto esclusivo fino al 2001, e oggi commercializzato sotto diversi nomi da diverse case produttrici, viene largamente utilizzato come un prodotto innocuo.
Ma c’è anche un paradosso da svelare: il glifosato purtroppo, seppur ritenuto dannoso per il sistema endocrino e riproduttivo umano, non capiamo bene come, in Italia non viene neppure cercato dalle autorità preposte al controllo. Come conferma l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) la sua presenza nelle acque è ampiamente confermata anche da dati internazionali, ma il suo monitoraggio, in Italia, è tuttora effettuato solo in Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8% dei rilevamenti nelle acque superficiali. La verità è che il glifosato si ritrova ormai dappertutto, anche nel latte materno. Bisogna ridurre al più presto l’uso sconsiderato di questo erbicida: una tesi sempre più condivisa anche nel mondo della ricerca scientifica.
La spiegazione di questa pervasività in realtà è piuttosto semplice: un’ape può volare ogni giorno e per più volte fino a sei miglia di distanza per cercare il nettare e riportarlo indietro. Risulta davvero difficile per le api, come per tanti altri impollinatori, sfuggire a queste sostanze nei terreni urbanizzati e nei paesaggi agricoli. L’uso degli erbicidi, riconducibili soprattutto al principio attivo noto come glifosato, prodotto di cui la Monsanto ha detenuto il brevetto esclusivo fino al 2001, e oggi commercializzato sotto diversi nomi da diverse case produttrici, viene largamente utilizzato come un prodotto innocuo.
Ma c’è anche un paradosso da svelare: il glifosato purtroppo, seppur ritenuto dannoso per il sistema endocrino e riproduttivo umano, non capiamo bene come, in Italia non viene neppure cercato dalle autorità preposte al controllo. Come conferma l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) la sua presenza nelle acque è ampiamente confermata anche da dati internazionali, ma il suo monitoraggio, in Italia, è tuttora effettuato solo in Lombardia, dove la sostanza è presente nel 31,8% dei rilevamenti nelle acque superficiali. La verità è che il glifosato si ritrova ormai dappertutto, anche nel latte materno. Bisogna ridurre al più presto l’uso sconsiderato di questo erbicida: una tesi sempre più condivisa anche nel mondo della ricerca scientifica.
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