Quanto mi piacerebbe alzare la cornetta e
gridarle: “Quando vieni a farti scopare, brutta zoccola?!”. E
invece, chi nasce papera non può trasformarsi in papavero, come
cantava Nilla Pizzi nel '52. Sei nata paperina, che cosa ci vuoi far? Le
donne comandano. Le Femmine Alpha comandano ancora di più. Se
dovessi veramente alzare la cornetta e chiamarla, mi limiterei a
domandarle educatamente quando i suoi impegni di lavoro la rendono
disponibile per il prossimo rendez vous. Con il rischio di sentirmi
dire che fa i doppi turni, che è esausta e che non ce la fa più.
Oltre alle colonne sonore del “Faccio una vita di merda” e “Se
non ti va bene così, quella è la porta. Io non posso permettermi di
avere un fidanzato!”.
Uomo zerbino. Mi sento manipolato e preso in giro, anche se so che è vero quanto mi dice a proposito dei doppi turni e tutto il resto, con stanchezza congenita compresa. Eppure, avrei dovuto imparare a fregarmene. L’insegnamento di Marco Ferradini. I rapporti di amore e amicizia. Il rispetto per gli impegni presi. La venerazione verso i progetti e le promesse d’amore. La caducità delle cose. L’amarezza del veder andare tutto in vacca. L'obiettivo comune di un’azienda produttrice di formaggi vegani. Il velleitarismo dietro l’angolo. La disillusione nello scoprire quanto leggero e insostenibile sia l’Essere di kunderiana memoria. La rabbia. Il suo bel visetto che si concede forse ai baci di un altro. Il divieto di andare a trovarla, del tutto anomalo in un rapporto paritario di coppia. Come è anomala lei stessa, e tutte le altre che ho conosciuto prima, detentrici di un ramo di pazzia e di un milionesimo di femminilità. L’eterno femminino di cui parlava Goethe.
La domenica passata da solo, come gli altri giorni della settimana. Le campane domenicali che mettono angoscia e tristezza. L’obbligo di essere sereni nonostante la morte avanzi. Le distrazioni dei telegiornali che ci distraggono con guerre e guerricciole. Il tradimento con una donna diversa, ma non tanto. Il tradimento non tradimento. La fedeltà al “Carpe diem”. Il “Gnosce te ipsum” trasformato in senso di colpa per averla tradita. L’orgoglio del tradimento come impostazione di vita. Ama il mondo, ama te stesso. Se ti fa aspettare mandala in mona, sull’ostia, affanculo, a quel paese, a farsi un giro, all’inferno. La rabbia.
Il suo bel musetto accarezzato da un altro. Le bugie che sicuramente mi ha detto. La disonestà sua nel fare progetti che sapeva irrealizzabili. La manipolazione: vedere fino a che punto si può dominare un maschio. Le frottole. Le malattie e i malesseri sempre presenti, usati come scudo. I pretesti. Il dubbio e l’incertezza che pungono come zanzare. Mi ama o non mi ama? Margherite bugiarde e introvabili. La speranza che è sempre l’ultima a morire. L’attesa di una sua telefonata, che non arriva mai a causa del tempo psicologico a molte velocità. Il caldo afoso e la voglia di fare sesso.
Le donne giovani e leggiadre in pantaloni corti e braccia nude. I musulmani che soffrono a vederle e si capisce perché. L’odio per essere stati abbandonati. La paura di non rivederla più. Lo smarrimento. La solitudine esistenziale. La vecchia madre in casa di riposo. Gli amici in vacanza con le loro mogli. La tristezza di essere single. Il desiderio subliminale di farla finita. La curiosità di vedere come va a finire. La malinconia di vedere che per tutti questa vita è una prigione. La magra consolazione. Le campane del sabato del villaggio e della domenica che infieriscono con il loro lugubre monito. Memento mori. Lei dov’è? Cosa fa? Io scrivo come un pazzo, leggo svogliatamente e mi ubriaco. La gente mi guarda passare con il cane nel cestino della bici e pensa: “Come si è ridotto!”. L’orgoglio d'essere diverso. Solo. Affamato di amore. Ammutolito. Incerto e amareggiato. Tradito, forse. Incompreso. Ma una domanda si presenta reiteratamente: Lei dov’è?
Uomo zerbino. Mi sento manipolato e preso in giro, anche se so che è vero quanto mi dice a proposito dei doppi turni e tutto il resto, con stanchezza congenita compresa. Eppure, avrei dovuto imparare a fregarmene. L’insegnamento di Marco Ferradini. I rapporti di amore e amicizia. Il rispetto per gli impegni presi. La venerazione verso i progetti e le promesse d’amore. La caducità delle cose. L’amarezza del veder andare tutto in vacca. L'obiettivo comune di un’azienda produttrice di formaggi vegani. Il velleitarismo dietro l’angolo. La disillusione nello scoprire quanto leggero e insostenibile sia l’Essere di kunderiana memoria. La rabbia. Il suo bel visetto che si concede forse ai baci di un altro. Il divieto di andare a trovarla, del tutto anomalo in un rapporto paritario di coppia. Come è anomala lei stessa, e tutte le altre che ho conosciuto prima, detentrici di un ramo di pazzia e di un milionesimo di femminilità. L’eterno femminino di cui parlava Goethe.
La domenica passata da solo, come gli altri giorni della settimana. Le campane domenicali che mettono angoscia e tristezza. L’obbligo di essere sereni nonostante la morte avanzi. Le distrazioni dei telegiornali che ci distraggono con guerre e guerricciole. Il tradimento con una donna diversa, ma non tanto. Il tradimento non tradimento. La fedeltà al “Carpe diem”. Il “Gnosce te ipsum” trasformato in senso di colpa per averla tradita. L’orgoglio del tradimento come impostazione di vita. Ama il mondo, ama te stesso. Se ti fa aspettare mandala in mona, sull’ostia, affanculo, a quel paese, a farsi un giro, all’inferno. La rabbia.
Il suo bel musetto accarezzato da un altro. Le bugie che sicuramente mi ha detto. La disonestà sua nel fare progetti che sapeva irrealizzabili. La manipolazione: vedere fino a che punto si può dominare un maschio. Le frottole. Le malattie e i malesseri sempre presenti, usati come scudo. I pretesti. Il dubbio e l’incertezza che pungono come zanzare. Mi ama o non mi ama? Margherite bugiarde e introvabili. La speranza che è sempre l’ultima a morire. L’attesa di una sua telefonata, che non arriva mai a causa del tempo psicologico a molte velocità. Il caldo afoso e la voglia di fare sesso.
Le donne giovani e leggiadre in pantaloni corti e braccia nude. I musulmani che soffrono a vederle e si capisce perché. L’odio per essere stati abbandonati. La paura di non rivederla più. Lo smarrimento. La solitudine esistenziale. La vecchia madre in casa di riposo. Gli amici in vacanza con le loro mogli. La tristezza di essere single. Il desiderio subliminale di farla finita. La curiosità di vedere come va a finire. La malinconia di vedere che per tutti questa vita è una prigione. La magra consolazione. Le campane del sabato del villaggio e della domenica che infieriscono con il loro lugubre monito. Memento mori. Lei dov’è? Cosa fa? Io scrivo come un pazzo, leggo svogliatamente e mi ubriaco. La gente mi guarda passare con il cane nel cestino della bici e pensa: “Come si è ridotto!”. L’orgoglio d'essere diverso. Solo. Affamato di amore. Ammutolito. Incerto e amareggiato. Tradito, forse. Incompreso. Ma una domanda si presenta reiteratamente: Lei dov’è?
Mi spiace per il dolore e la sofferenza interiore, ma a questo punto meglio chiedertii dove sei tu e non lei... è molto più costruttivo...
RispondiEliminaPoni una questione di tipo metafisico.
EliminaUna donna che tenne una conferenza sulle "Stanze sacre" mi stupì dicendo: "Io non sono qua".
Se lei non era lì con il suo pubblico, che l'ascoltava, noi dov'eravamo?
E io, come dici giustamente, dove sono in questo momento?
Tu, scusa, di dove sei?
Parafrasando un certo Yahushua:
Elimina"Io non sono di questo mondo..."
Ma per ora mi tocca starci... Ahimè!
Sì, ma io intendevo la città dove vivi....
EliminaSiamo sempre stati soli da quando siamo nati. Schiavi di ogni cosa. Della salute, dei soldi, del lavoro, del sesso, delle donne. Le donne dominano gli uomini al di là di ogni apparenza. Li usano per realizzare i loro obiettivi. Che sono i soldi, il massimo potere raggiungibile, l'esibizione di sé. L'amore di coppia comunemente inteso non esiste. Quando esiste è solo grazie una complementare convenienza. I rintocchi della campana mettono una profonda tristezza. Chi ha i soldi l'amore se lo compra. In tutti i sensi. Ti abbraccio forte. Resisti. Ce la farai. Ciao Roberto.
RispondiEliminaTra la malgascia che vuole farsi mantenere e l'italiana che vuole la stessa cosa, non ci vedo, alla fine, molta differenza.
EliminaEppure, licenziandomi nel 2003 da un lavoro statale, io ho scelto una vita di libertà. Il che vuol dire di solitudine. Ma nessuna donna sembra apprezzarlo.
Tutto questo io lo sapevo fin dall'inizio, in prospettiva, ma quando ci sei dentro è dura.
Grazie delle bellissime parole e della vicinanza.
Roberto mi tocca molto quello che scrivi, perché in parte rispecchia anche me stesso. Credo al contrario di tutti qua dentro che...dobbiamo farla finita di "resistere". Resistere per difendere delle idee significa resistere all'amore e alla vita, che stanno nel corpo e non nella testa, nella condivisione con gli altri, non nell'orgoglio dell'isolamento. Insomma...la frase finale di "Into The Wild". E te lo dice uno che combatte quotidianamente contro la tentazione del sentirsi sempre migliore e contemporaneamente peggiore degli altri, ma che ora si è rotto i coglioni! Non resistere! ...semplicemente...esistere! Billy pagano The Kid
EliminaAnche quello che dici è condivisibile.
EliminaPer me c'è un'identificazione tra esistere e resistere. La vita è una lotta. Struggle for the life.
Molti qui si chiedono se vieni in Friuli, perché ti vogliono conoscere, ma forse hai già risposto che te ne vuoi andare tra i druidi, in Irlanda. Il dono dell'ubiquità, mi pare, non ce l'hai ancora.