Testo di Paolo Sensini
La notizia del giorno
non è tanto che Francesco Sicignano, il pensionato di Vaprio d'Adda
che aveva sparato e ucciso il 20 ottobre 2015 un 22enne ladro di
origini albanesi introdottosi furtivamente nella sua abitazione, sia stato scagionato dal gip di Milano Teresa De Pascale dall'accusa di
omicidio volontario, ma che i giudici lo abbiano tenuto sulla
graticola a rosolare per ben due anni. Un caso semplicissimo, quasi
elementare, balzato agli onori della cronaca pubblica e su cui i
media hanno speculato per mesi e mesi. Nonostante tutto questo, ci
sono voluti la bellezza di due anni per mettere la parola fine a una
vicenda che, in un paese in cui la magistratura fosse degna di questo
nome, sarebbe stata chiusa in appena pochi giorni dall'accaduto.
Credete sia casuale una simile tempistica? Niente affatto, serve per
rendere i cittadini inermi non solo verso eventuali intrusioni di
malintenzionati nella loro proprietà privata, ma soprattutto a
gettarli nella più totale impotenza e rassegnazione nei confronti
dello Stato e dei suoi apparati repressivi. Il messaggio che deve
imprimersi a fuoco nelle menti è il seguente: non provate in nessun
modo a difendervi, anche se avete tutte le ragioni per farlo,
altrimenti andrete incontro a un calvario che vi segnerà per tutta
la vita!
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