martedì 12 dicembre 2017

Questo arteriosclerotico parte da Adamo ed Eva per giustificare il NWO



La scorsa settimana su questo nostro settimanale Bernardo Valli ha esaminato la situazione dell’Europa e del pianeta da due punti di vista: la crescita o la diminuzione degli abitanti delle varie nazioni ed anche il loro invecchiamento o ringiovanimento. Secondo i dati e le valutazioni che Valli ha preso in considerazione, chi sta peggio di tutti è la Germania che diminuisce e invecchia. Invece chi sta meglio è l’Africa: cresce e ringiovanisce. Naturalmente questi fenomeni, che dureranno almeno cinquant’anni, possono cambiare all’improvviso; queste valutazioni dimostrano una tendenza ma non affermano una certezza. Però servono ad ispirare certe politiche sociali, economiche e perfino religiose.



Ho richiamato questo interessantissimo intervento di Valli perché mi induce a considerare l’Africa e - per quanto possiamo sapere - la sua storia, parte integrante della storia del nostro intero pianeta. Da un insieme di ricerche dei più grandi scienziati, a cominciare dall’epoca di Esiodo che mescolava il mito con la scienza e con la religione, fino ad Einstein, a Max Planck e all’epoca dei “Quanti”, l’Africa è il continente che più degli altri ha modificato non certo il nostro universo, ma il nostro pianeta. In che modo? Staccarsi dal resto delle terre e quindi la configurazione dei mari così come finora li abbiamo conosciuti. La Terra era ammucchiata tutta insieme e un unico mare la circondava (per chi credeva che il pianeta fosse tondo oppure ovoidale). Aveva una crosta esterna dello spessore di almeno una cinquantina di chilometri; poi c’era una fascia d’acqua, probabilmente il mare, ed infine un nucleo di fuoco che ardeva al centro del pianeta a una temperatura simile a quella del Sole, dal quale centinaia di pianeti derivavano, come avviene in tutta la Galassia di stelle, alcune delle quali sono già spente ma la loro luce ancora viaggia e ci raggiunge.



Sembra una favola e infatti ha dato vita ad una sistematica mitologia, una ricerca scientifica ha rielaborato il mito attraverso formule matematiche, che sono nate (forse) prima o insieme alla parola e al graffito artistico e geometrico. Tutto è tutto nell’Universo. A me sembra che il pensiero sia l’essenza della creatura umana, ma è appena un pulviscolo dell’immensità del Creato.




Torniamo all’Africa, grande elemento di mutazione del nostro mondo planetario. Si alternavano, milioni e milioni di anni fa, tempeste e soprattutto maremoti che sconvolgevano ininterrottamente il pianeta. Gradualmente - molto gradualmente - cambiavano la geografia. Fu l’Africa che la natura sconvolse e con una forza espansiva di immensa portata staccò dal blocco di terre che si distingueva naturalmente dal mare che la circondava. Studiando la geografia attuale si vede distintamente questo fenomeno geografico: il Mediterraneo non c’era; certe parti erano terreno paludoso, in altre un lago ma nella maggior parte era terra, con laghi e fiumi disseminati ma che non alteravano la terra mediterranea. Infatti essa fu varcata a piedi da masse di umani che si trasferirono dal Sud al Nord o viceversa ed anche dall’Est all’Ovest. Latitudini e longitudini si incrociavano avendo il Mediterraneo come principale strada di incontri.



Tuttavia lo sconvolgimento geografico più importante a livello del Pianeta non fu il Mediterraneo ma l’Atlantico, l’immenso oceano che separò l’Africa dalle terre di quella che fu poi chiamata America. Se guardate l’enorme territorio marittimo chiamato Atlantico vedete la protuberanza dell’Africa occidentale, quasi in corrispondenza con il golfo caraibico. La leggenda, in gran parte vera, parla d’una terra (se volete un continente) chiamata Atlantide e affondata sotto il mare dopo secoli di maremoti. Il golfo caraibico non esisteva prima ma fu creato dai maremoti millenari che spaccarono Africa e America centrale. Così nacque l’Atlantico. E così nacque anche lo Stretto di Magellano che lo aveva chiamato Stretto delle Tempeste. Vedete Capo di Buona Speranza e Capo Horn, a distanza uno dall’altro più breve di quanto appaia sulla carta perché la longitudine, vicino ai poli, ha di gran lunga la meglio sulla latitudine.



Ebbene, c’è nella fase attuale un numero frequente di terremoti-maremoti, che turbano e sconvolgono il Mediterraneo e i Paesi che vi si affacciano: l’Italia, la Grecia, la Turchia, la Macedonia. La causa è il graduale riavvicinarsi dell’Africa alle costiere meridionali dell’Europa. È un processo che durerà milioni di anni.



Ma se invece di ragionare su un processo millenario ragioniamo di un processo di pochi secoli, allora l’Africa diventa un elemento positivo, che va aiutato in tutti i suoi problemi. E non solo l’Africa, ma tutti i popoli migranti che hanno di mira Paesi di antica ricchezza, con i quali convivere nel tentativo di ridurre le disuguaglianzeLa vera politica dei Paesi europei è quindi d’essere capofila di questo movimento migratorio: ridurre le diseguaglianze, aumentare l’integrazione. Si profila come fenomeno positivo, il meticciato, la tendenza alla nascita di un popolo unico, che ha una ricchezza media, una cultura media, un sangue integrato. Questo è un futuro che dovrà realizzarsi entro due o tre generazioni e che va politicamente effettuato dall’Europa. E questo deve essere il compito della sinistra europea e in particolare di quella italiana.

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