martedì 6 marzo 2018

Riflessi pavloviani


Testo di Paolo Sensini

Muore senegalese a Firenze e scoppia la rivolta etnica. Se decede un cittadino italiano e si trova il colpevole, a nessuno passerà per l'anticamera del cervello di evocare aggravanti di tipo razziale per spiegarne le cause. Nel caso del coinvolgimento di un africano, invece, scatta subito il riflesso pavloviano del razzismo, la parolina magica che oggi serve per spiegare tutto. Nessuno, per esempio, ha fatto il minimo cenno all'aggravante razziale nel caso dell'omicidio e smembramento della giovane Pamela. E neppure al tanto blasonato femminicidio, evocato anch'esso quasi sempre a sproposito. Eppure sono accusati dell'assassinio ben quattro nigeriani. 


Nel caso fiorentino, invece, e non se ne capisce il motivo, o forse è fin troppo chiaro, il sindaco PD Nardella si costituisce subito parte civile a fianco degli immigrati africani. Intanto però nelle città diventate ormai multietniche, grazie a un mix letale fatto di buonismo, politicamente corretto e ipocrisia, sta covando sotto cenere la rivolta di centinaia di migliaia di soggetti non integrabili nel tessuto civile, che prima o poi esploderà in maniera violenta. Ed essendosi resi perfettamente conto dell'arrendevolezza delle forze di polizia e degli ordini dall'alto che gli impongono di non intervenire mai con fermezza, si sentono nelle condizioni di fare ciò che vogliono. Anche devastare tutto ciò che gli capita a tiro. Tanto sanno che ogni reazione alle loro intemperanze verrà bollata come fascista, quindi si sentono le spalle coperte. Com'è che questi reclamatori di "diritti umani" si credono autorizzati a manifestare in maniera violenta per ogni cosa che non gli garba, mentre nei loro paesi d'origine non reclamavano nulla e anzi se la sono squagliata con la coda tra le gambe? Quando i cittadini si desteranno da questo torpore, forse sarà troppo tardi.

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