mercoledì 20 marzo 2024

Con naturalisti così, gli animali non hanno bisogno di nemici!


Ultimamente è nata una nuova filosofia antropocentrica, che è una variazione sul tema dell’uomo padrone del mondo. E’ una filosofia subdola, come lo sono tutti i “gatekeeper”, perché mescola verità con menzogna, nelle giuste dosi, e non ammette dissenso. Mi è capitato recentemente di scambiare infervorate opinioni con i membri di questa nuova setta. Sì, posso definirli una setta perché hanno il loro credo, quasi una liturgia, i loro dogmi, i loro sacerdoti e poi ci sono i semplici fedeli, che in genere s’incaricano di mettere sul rogo, in senso figurato, gli eretici. La caratteristica che li accomuna è la spocchia. Siccome si occupano di animali, come gli animalisti, si sentono in diritto, dall’alto della loro laurea in scienze naturali, di sparare sentenze e di trattare coloro che da una vita fanno qualcosa di concreto per gli animali come se fossero dei “minus habens”, dei decerebrati da educare, da correggere, da redarguire. Stanno ben tranquilli dietro un computer, mentre i loro “cugini” poveri, i reietti, spalano escrementi nei canili, raccolgono firme, vanno alle manifestazioni, oppure, come in questo caso, vanno di sera, quando piove, a togliere dalla strada i rospi in migrazione, che potrebbero essere schiacciati dalle macchine. 


Il ritornello ricorrente della nuova chiesa è che non si deve foraggiare gli animali selvatici, per non renderli dipendenti e per far sì che temano l’uomo e non lo considerino una fonte di cibo. Ammetto che parte di vero c’è in questa affermazione. Ma non posso esimermi dal dire che le loro energie, impiegate a criticare gli animalisti, ripetendo che a volpi, cinghiali e altri selvatici non si debba dar da mangiare, significa dare per certo che la caccia non sarà mai abolita e, se fossimo in guerra, sarebbe come una dichiarazione di resa, nonché una posizione disfattista. Loro, che io chiamo “naturalisti accademici” sono i disfattisti del nostro esercito, ammesso e non concesso che essi facciano parte del medesimo. Anzi, dopo aver a lungo riflettuto, a mio avviso loro NON fanno parte del nostro esercito, poiché, piuttosto, fanno parte del nemico. Tertium non datur. Oltretutto, usano lo stesso linguaggio del nemico. Vengono a dire, a noi, che abbiamo visto troppi film di Walt Disney, esattamente come ce lo dicono i cacciatori. Sono, dunque, dei cacciatori camuffati, dei lupi vestiti da agnelli. 


Uno addirittura, un fototrappolatore ligure, mi ha candidamente confessato che non gliene importa niente se i cacciatori sparano ai cinghiali, purché seguano le regole venatorie. Inutile dire che costui, come quasi tutti gli altri di questa nuova setta naturalistica, mangiano carne e degli animali allevati e macellati non gliene importa granché. Come diceva il sottotitolo di un film con Dan Aykroid, “Con alleati così, chi ha bisogno di nemici?”. Una degli altri cavalli di battaglia di questi sedicenti naturalisti è che la natura deve fare il suo corso e agli animali selvatici non solo non si deve dar da mangiare, ma li si deve lasciar morire se troppo deboli o malati. Chissà se hanno qualcosa da ridire anche nel caso dei rospi aiutati ad attraversare la strada? Visto che le strade le hanno costruite gli uomini e che in natura non esisterebbero, è lecito o no raccoglierli nei secchi e portarli al lago? Secondo questi nuovi sacerdoti della “natura che deve fare il suo corso”, è sbagliato intervenire e li si deve lasciar morire sotto le macchine?


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