sabato 4 giugno 2022

Là dove volano le libellule


Era già l’ora che volge al mezzogiorno e al naturalista intenerisce la maglietta di sudore, quando in quel ramo del sistema idrico tutto seni, golfi e rientranze, ove gli anitrocchi trovano rifugio, m’imbattei in un’ansa a gomito sorvolata da libellule e zigotteri, questi ultimi di uno smagliante blu metallico. Con un po’ d’ansia, per il timore di precipitare in acqua, tra il saettare delle rosse libellule depresse, tenevo d’occhio il fondo fangoso del canale, ove girini trovavano riparo, e dove vidi un piccolo rossastro gordiaceo. Con il guadino dal corto manico presi prima un girino e poi ancora altri due, e con le dita afferrai il verme contorsionista, ma siccome lo feci in due tempi mi è venuto il sospetto di averlo spezzato inavvertitamente in due. Ovvero che sia lo stesso individuo ora meccanicamente da me trasformato in due individui. Con i gordiacei, che sono invertebrati piuttosto primitivi, si può, senza che l’animale ne abbia a soffrire.



Le pavoncelle adulte erano al loro posto. Si levavano in volo pigolando, o meglio sarebbe da dire miagolando, con il loro lamentoso verso flautato. Se non ci sono pulli da difendere, ormai cresciuti o nella peggiore delle ipotesi falcidiati dalla macchina da semina del contadino, perché si comportano ancora così? Avranno mica dato inizio a una seconda covata? E’ la seconda volta che mi reco sul posto per verificare se la nidificazione è andata a buon fine, ma quello che stamattina, in mezzo al campo di soia, credevo fosse un pulcino di pavoncella, si è rivelato essere un corriere piccolo, nel momento in cui, subito dopo averlo visto con il binocolo, mi sono inoltrato nella sua direzione, camminando tra un filare e l’altro di soia.


Non mi aspettavo che volasse via speditamente come solo può farlo un uccello adulto. La domanda quindi sorge spontanea: siccome non è la prima volta che in quei prati umidi, ora campi di soia, vedo una coppia di corriere piccolo, non avranno mica nidificato anche loro? Magari ponendo il nido tra gli equiseti?


Prima di scoprire l’ansa del canale con i girini impaludati e le libellule, che per lo libero ciel fan mille giri, sono passato su un fazzoletto di terra incolta, dove la dea Flora è stata lasciata indisturbata, non offesa dalle lame della falciatrice. Lì era il mondo delle farfalle. Cavolaie e vanesse del cardo. Lì tutt’attorno un tripudio di canti d’uccelli, merli, capinere, tortore e usignoli. A ciascuno il suo ambiente: alle farfalle i prati fioriti, agli uccelli il folto della vegetazione. Ai ditischi e ai gordiacei e ai girini l’acqua che si prende una pausa. Pescetti anche, ce n’erano, non più lunghi di tre centimetri, ma non erano sanguinerole. Vai a sapere cosa fossero!


Ora, girini e gordiaceo sono andati a far compagnia alla rana catturata l’altro giorno. Se ne stanno tutti rintanati sotto il tronchetto che affonda nella vaschetta, rifugio assai gradito. Non so come utilizzerò la rana nei prossimi giorni, giacché se se ne sta tutto il tempo nascosta, non potrò farne un video. I girini invece vorrei vederli compiere l’intera metamorfosi, come feci l’anno scorso con quelli che poi scoprii erano girini di raganella. Il gordiaceo, anzi i gordiacei, li posso mettere in un piccolo barattolo di vetro e osservarli quando mangio in cucina, che a me non fanno ribrezzo, perché tanto loro non si accorgono di essere in un posto anziché un altro. Le foto che vedete le ho fatte tutte io, ma le ho spedite all’amico, nonché utente del blog, Francesco Spizzirri, un vero mago del fotoshop. Grazie a lui, per la prima volta alcune mie foto sono firmate con nome e cognome. E la mia autostima esulta. Grazie di cuore, Francesco!

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